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Herman Koch e il suo caro signor M.

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Herman Koch e il suo caro signor M.

Di Herman Koch, autore olandese di grande spessore letterario e psicologico, prima di ogni altra cosa, amo la sua capacità di dipanare la matassa degli eventi. Con la sua scrittura fluida e mai complessa costruisce trame che inchiodano alle pagine del libro. Lo fa anche con “Caro signor M.” (Neri Pozza), un romanzo che propone più piani di lettura: la vicenda che vede per protagonisti due ragazzi e il loro professore di storia al liceo e una riflessione (accurata e ferocemente sarcastica) sugli scrittori e il mestiere di scrivere.
Tutto inizia con una lettera anonima inviata al signor M., anziano scrittore che ha prodotto “libri non privi di meriti” toccando l’acuto con il romanzo Resa dei conti, l’unica delle sue opere basata su fatti realmente accaduti. E i fatti, risalenti ormai a quarant’anni prima, sono complicati da riferire in poche righe. La scheda editoriale, però, aiuta a inquadrare bene l’argomento centrale del libro.
Al termine “di una strana moria di insegnanti, Jan Landzaat, il professore piú amato di tutti al liceo Spinoza, scomparve. Viso sempre abbronzato e giovanile, Landzaat faceva ridere e arrossire le ragazze. Innanzi tutto, Laura Domènech che gli si concesse per una breve, intensa, burrascosa storia, prima di gettarsi tra le braccia del giovane Herman, suo coetaneo. Quando la ragazza l’abbandonò, Landzaat cercò di comportarsi come se nulla fosse, ma sul suo viso apparvero i chiari segni del tracollo. Il colore della pelle passò dal marrone al giallo, gli occhi si cerchiarono di rosso e certe mattine, durante la sua ora, l’odore di alcol arrivava fino alle ultime file di banchi. Il professore sparí il giorno in cui si recò, col suo Maggiolino color crema, a Terhofstede, dove c’era una casetta dei genitori di Laura, e dove la ragazza e Herman si erano rifugiati prima di partire per le vacanze di Natale. Svaní letteralmente nel nulla. Di lui non restò alcunché, nemmeno il corpo, soltanto una foto ingiallita appesa nell’aula di storia e lí dimenticata. In Resa dei conti, il libro cui deve tutte le sue fortune, il signor M. non ha esitato a indicare i presunti colpevoli della scomparsa di Landzaat”.
La lettera anonima che il signor M. riceve – e le altre che seguiranno – “gli rinfrescherà la memoria sugli eventi da lui narrati” e lo costringerà alla sua resa dei conti, con un finale che, come spesso accade con i libri di Koch, è assolutamente sorprendente.
Mentre si dipana la storia (che possiamo tranquillamente definire a tinte gialle) M. si trova a riflettere e a fare i conti anche con il mestiere dello scrittore. È un mondo che pare dorato, quello dell’editoria. Nella realtà, invece, è tutto un rimando di specchi illusori, dove regnano l’invidia, la falsità, il cinismo e il mito assoluto del successo. Un mondo dove il signor M. sguazza con esperienza. Un mondo che, però, giudica un peso da sopportare per rimanere nella parte alta delle classifiche di vendita, così com’è costretto a sopportare i riti delle presentazioni, i lettori che pongono domande inutili e sempre uguali a sé stesse, le attenzioni e i pettegolezzi dei librai che lo ospitano…
Insomma, per il signor M., tutto diventa, come nel titolo del suo romanzo più famoso, una resa dei conti, inevitabile e definitiva.
Un bel libro davvero, anche se il suo capolavoro resta “La cena”, riflessione amarissima sulla politica e sul mondo contemporaneo.

Luca Martinelli

Su Luca Martinelli, giornalista, scrittore, critico, conoscitore profondo del mondo dell’editoria, rinviamo al blog personale dedicato a Shelorck Holmes – libriconsherlockholmes.altervista.org – del quale ha per altro scritto nuove storie apocrife.

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