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Ice Memory, spedizione sui ghiacciai per conservare la memoria del pianeta

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Ice Memory, spedizione sui ghiacciai per conservare la memoria del pianeta
I ricercatori sul Grand Combin al confine tra Svizzera e Italia (credit Riccardo Selvatico per Cnr e Università Ca’ Foscari Venezia)

È iniziata dai 4200 metri del ghiacciaio del Grand Combin, al confine tra Svizzera e Italia, la corsa contro il tempo per mettere al sicuro la memoria dei ghiacciai italiani alpini e appenninici. Si tratta de i ghiacci europei più minacciati dai cambiamenti climatici.

Organizzata dai glaciologi dell’Università Ca’ Foscari Venezia e del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), la missione di ricognizione dirà in quale punto del ghiacciaio sarà possibile estrarre, in una prossima spedizione, la carota di ghiaccio più profonda, capace quindi di raccontare secoli di storia del clima.

«I ghiacci hanno intrappolato elementi chimici, particelle organiche e altre tracce dell’ambiente e del clima passato», spiega Carlo Barbante, tra gli ideatori di Ice memory, professore a Ca’ Foscari e associato all’Istituto per la dinamica dei processi ambientali del Cnr.
«Le carote di ghiaccio sono quindi un archivio di informazioni unico sul passato del pianeta e fondamentale per mettere nella giusta prospettiva i cambiamenti attuali e futuri», aggiunge
I rilievi effettuati con il georadar permetteranno una ricostruzione a tre dimensioni del substrato roccioso nascosto dal ghiaccio, mentre un campionamento di 12 metri sarà presto analizzato nei laboratori di Venezia per preparare al meglio la campagna vera e propria.

Inizia così il capitolo italiano di Ice Memory, progetto internazionale patrocinato dalle commissioni nazionali Unesco di Francia e Italia che vede impegnati glaciologi di vari Paesi, tra cui i co-ideatori francesi del progetto. L’obiettivo principale è creare in Antartide, terra di scienza e di pace, il primo ‘santuario’ mondiale dei ghiacci provenienti dai ghiacciai minacciati dal riscaldamento globale.

Questi campioni saranno patrimonio dell’umanità, con una governance internazionale che ne assicuri la conservazione così come l’utilizzo eccezionale e appropriato, per permettere alle future generazioni di scienziati di poter svolgere analisi senza precedenti. (continua dopo la galleria di immagini)

I primi campioni sono stati estratti dal team internazionale sul Monte Bianco, sul ghiacciaio Illimani, in Bolivia, e sui ghiacciai di Belukha e Elbrus, in Russia.

Il team italiano sta ora organizzando spedizioni su ghiacciai destinati a scomparire nei prossimi decenni.
Nella lista ci sono il Colle Gnifetti (Monte Rosa), l’ultimo ghiacciaio importante delle Dolomiti (Marmolada), il ghiacciaio più a bassa quota delle Alpi (Montasio, in Friuli, circa 1900 metri di quota) e il ghiacciaio più a sud d’Europa (Calderone, in Abruzzo).

Il programma di missioni italiane ha ottenuto un finanziamento di 920mila euro da parte del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca. Coordinato dalla Université Grenoble Alpes Foundation, il progetto riunisce Cnrs, French National Research Institute for Sustainable Development (IRD-France), Université Grenoble Alpes, Consiglio nazionale delle ricerche, Università Ca’ Foscari Venezia, Istituto Polare Francese (Ipev) e il Programma nazionale per le ricerche in Antartide (Pnra) per quanto riguarda l’attività alla stazione Concordia, in Antartide.

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