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LA PARTE MANCINA
Associazione culturale e politica per una sinistra del lavoro

In questi anni sono nate innumerevoli associazioni, il loro numero è cresciuto in relazione alla crisi dei partiti e di tutte le forme di rappresentanza. Ciò nonostante abbiamo deciso ugualmente di dare vita a questa nuova associazione. Molti di noi sono dirigenti della Cgil che hanno avvertito il bisogno di un impegno ulteriore, che andasse oltre l’esperienza sindacale. Abbiamo deciso di rispondere con una sana passione civile e politica alle brutture e ai pericoli del presente. Il sottotitolo dichiara in modo inequivocabile il nostro ambizioso progetto. Ci vogliamo provare, con passione e generosità, comunque soddisfatti dal piacere che ci procura il sentire di compiere il nostro dovere di uomini e donne di sinistra.

L’avvento di Matteo Renzi alla segreteria del PD e alla Presidenza del Consiglio ha segnato uno spartiacque decisivo nella scena politica e sociale del nostro Paese. Le misure del Governo, sia in materia di politiche economiche e sociali con l’adozione del Jobs Act e del cosiddetto intervento sulla “Buona scuola”, sia in materia di riforme istituzionali, con il combinato disposto della legge elettorale (Italicum) e delle riforme costituzionali, rendono il quadro complessivo molto preoccupante. Da una parte si svuota lo Statuto dei Lavoratori con l’abolizione dell’art.18 e si introduce la figura del Preside manager, dall’altra si alterano gli equilibri tra i poteri dello Stato a vantaggio del potere esecutivo e a discapito degli organi di controllo. Per queste ragioni non è più differibile la costruzione di una forza politica di sinistra unitaria che faccia della battaglia al Jobs Act, del rilancio della Scuola Pubblica e della difesa della Carta Costituzionale i cardini delle proprie azioni. Una sinistra che si senta erede e continuatrice delle grandi famiglie politico-culturali del movimento operaio italiano e delle sue lotte.

Le scelte che Renzi ha compiuto (come capo del Governo e segretario del PD) hanno reciso ogni residuo legame anche con la tradizione della sinistra riformista italiana, lasciando a sinistra ampi spazi di manovra nel panorama politico sul fronte progressista che sarebbe da irresponsabili non provare ad occupare. Non per una semplice opportunità politica, ma perché in ballo ci sono la difesa dei valori del lavoro e dei diritti ad esso connessi e la qualità stessa della nostra democrazia. Sarebbe davvero auspicabile che le diverse anime della sinistra provassero a fare il percorso inverso a quello che in molti casi hanno compiuto nella loro storia.

Oggi, noi, sinistra dispersa, ci troviamo orfani di un referente politico che ci rappresenti in maniera adeguata: per questo dobbiamo osare e offrire un terreno di confronto che faciliti la costruzione di un luogo comune in cui possiamo sentirci a casa. Invitiamo tutti coloro che si definiscono di sinistra a lavorare per riunire le diverse aree, valorizzare le tante cose che le uniscono e ricostruire una forza politica che abbia nel lavoro il proprio profilo politico e valoriale.
Perché dobbiamo organizzare un processo di costruzione di un punto di vista di sinistra in politica?
Perché l’azione sociale è premessa necessaria ma non sufficiente per contrastare lo scenario che abbiamo di fronte. Certo è utile per ricostruire un fronte partendo dalla rete delle organizzazioni della solidarietà, ma questo non basta. E’ importante come punto d’osservazione critico, per non essere tutti omologati al pensiero unico, per rilanciare una visione che superi il neoliberismo, per difendere il perimetro pubblico, per riaffermare l’idea del bene comune, ma non basta.
E’ altresì necessario partire dal mondo del lavoro dipendente per costruire un blocco sociale più ampio estendendolo ad altre figure sociali e lavorative, alle forme precarie e flessibili ed ai disoccupati.

I soggetti sociali sono portatori di istanze specifiche e devono necessariamente porsi il problema di come queste vengono tradotte in azione politica fuori e dentro le assemblee elettive: nei Consigli Comunali, nei Consigli Regionali, nel Parlamento. Sarebbe sbagliato se i soggetti sociali cambiassero la loro natura e diventassero essi stessi direttamente partito, ma dovrebbero e potrebbero utilmente lavorare per favorire la nascita di una nuova formazione che sia lo strumento politico di queste istanze. Un soggetto che recuperi le diverse anime che hanno attraversato la storia e le diaspore della sinistra italiana e rivitalizzi il loro percorso in un nuovo inizio, stando sul territorio e dando voce e rappresentanza ai bisogni del blocco sociale di riferimento che dovrebbe avere nel lavoro il proprio cardine. Non partire dal leader, ma dalle cose da fare.

E’ necessario interrogarci su come sia cambiato il modo di produzione e riproduzione sociale, dal capitalismo fordista a quello postfordista fino alla finanziarizzazione dell’economia, quali siano oggi i suoi tratti costitutivi, chiedendoci anche cosa abbiano prodotto tali modificazioni nelle forme di rappresentazione che i lavoratori postmoderni hanno del proprio sé.

Anche le organizzazioni sindacali, pur nella loro capacità e nel loro impegno di rappresentanza, devono prendere atto che il “renzismo” ha fortemente ridotto la loro ruolo di interlocuzione diretta con le Istituzioni, nazionali e territoriali. Per questo motivo, in particolare per la Cgil, si presenta oggi il tema di quale rapporto ci sia tra l’organizzazione e la sfera della politica: lo sfilacciamento o, peggio, l’assenza della politica (in quanto confronto, mediazione, riconoscimento reciproco) rendono le posizioni delle organizzazioni sindacali più deboli. Siamo di fronte ad una mancanza di riconoscimento (Renzi appartiene infatti all’area populista che privilegia il rapporto diretto fra eletto e popolo, che salta i corpi intermedi e mina la qualità della democrazia), atteggiamento che va oltre le azioni e i comportamenti del Governo centrale e che ha una dimensione più generale. La “vulgata di nuovismo” attraversa tutte le Istituzioni, appartiene anche alle periferie dei Comuni, dove alle organizzazioni sindacali sempre meno viene riconosciuto un ruolo di soggetto portatore di interessi generali.

Questi sono i motivi di fondo che determinano la necessità di un soggetto che rilanci sul piano politico una fase di proposizione programmatica che tenga conto delle istanze del sindacato. Oggi in gioco non c’è l’autonomia della Cgil ma il suo isolamento. Per essere autonomo un sindacato generale ha prima di tutto una necessità, avere una cultura solida e un progetto credibile, dopodiché è fondamentale che politicamente ci siano forze convergenti sul piano dei fini e dei valori, che sappiano confrontarsi e accogliere gli stessi temi che un sindacato pone in riferimento alla sua rappresentanza sociale. Altrimenti c’è il rischio per quella organizzazione sindacale di scivolare, per puro spirito di sopravvivenza, verso il corporativismo. Nei fatti, sarebbe nell’interesse della stessa Cgil la nascita di un soggetto politico con cui riscontrare una sufficiente condivisione degli obiettivi e una affinità valoriale, proprio per continuare ad essere autonoma. Per continuare a praticare proprio quell’autonomia che rivendica, che difende e che custodisce, giustamente, così gelosamente.

Vogliamo lavorare per contribuire a rivitalizzare una cultura politica che abbia nel lavoro il suo orizzonte ideologico, utile per una sinistra unita e di governo. Una forza di sinistra che si presentasse unita potrebbe rassicurare tanti elettori delusi (lavoratori, disoccupati, giovani, pensionati) che altrimenti non troverebbero un referente a cui affidare la propria rappresentanza politica. Il Cartello elettorale di Sinistra che si è realizzato per le elezioni regionali della Toscana è una premessa verso la direzione giusta, ma non basta, perché si muove in un perimetro troppo ristretto.

Noi vorremmo portare la nostra storia umana, politica e culturale dentro un percorso che veda il lavoro come asse centrale nella definizione della nuova formazione che necessariamente dovrà nascere a sinistra del PD. Per noi il tema del lavoro non può essere considerato alla stregua di altri, se pur nobilissimi, dei quali si fanno portavoce associazioni, movimenti e liste civiche. Il lavoro, non solo è il patto di cittadinanza sancito dalla Carta Fondamentale, ma è il “tema di classe”, dalla sua qualità si misura il grado di libertà, uguaglianza e solidarietà di una società.
Vorremmo lavorare per una sinistra alternativa e di governo che sappia ricondurre sotto la stessa bandiera le posizioni riformiste e quelle più radicali. Non per sommare gli uni e gli altri ma perché siamo convinti che il tutto, la capacità dello stare insieme, sia più della somma delle parti che lo compongono.

Abbiamo in mente un luogo di approfondimento e di discussione che si ponga in maniera aperta e dialogante con tutte le sfaccettature, le anime, le articolazioni di cui si compone la parte mancina.
L’ambizione è grande, ma non ci manca né il coraggio, né la volontà.
Sappiamo che per mettersi in viaggio bisogna muovere il primo passo, e abbiamo imparato una cosa: per colpire l’albero bisogna mirare alla luna.

Maurizio Brotini
Manuele Marigolli

ADESIONI AL 16 LUGLIO 2015
Maurizio Brotini, Manuele Marigolli, Mirko Lami, Daniela Cappelli, Rossano Rossi, Alessandra Salvato, Claudio Bicchielli, Alessandro Rapezzi, John Gilbert, Michelangelo Zorzit, Leonardo Croatto, Patrizia Villa, Lara Spesso, Fabio Giovagnoli, Roberto Bardi, Monica Stelloni, Claudio Guggiari, Simone Pizzichi, Federico Di Marcello, Lorenzo Micheli, Fabio Seggiani, Martina Granai, Paolo Gozzani, Florio Mariani, Paola Freschi, Silvano Leoni, Angelo Fruzzetti, Gianfranco Francese, Tania Benvenuti, Alessandro Mugnai, Luca Gabrielli, Manuela Marigolli, Adriano Gucci, Emiliano Silvestri, Valter Bartolini, Gianluca Lacoppola, Giovanna Lo Zopone, Fabrizio Simonetti, Marcello Massei, Mauro Fuso, Mario Batistini, Barbara Orlandi, Paolo Grasso, Carla Bonora, Nino Frosini, Alfredo Strambi, Stefano Cristiano, Mattia Nesti, Mauro Lenzi, Patrizia Bernieri, Massimiliano Bindocci, Giovanni Rossi, Giuanluca Giussani, Massimiliano Bianchi, Giuseppe Gentile, Paolo Marini, Sergio Pestelli, Alessio Branciamore, Marco Benati, Laura Sostegni, Leandro Innocenti, Lorenzo Pancini, Giuseppe Gregori, Riccardo Brachi, Marco Rossi, Lauro Milaneschi, Daniele Mercati, Francesco Baccanelli, Simona Lelli, Mirko Borselli, Lucia Mango, Mario Navari, Paola Galgani, Daniele Bettarini, Giuseppe Dentato, Stefano Scibetta, Silvia Mozzorecchi, Andrea Rufini, Donatella Galgani, Sergio Luschi, Luciano Binarelli, Debora Giomi, Roberto Venturini, Isa Zanzanaini, Fabrizio Rocca, Mauro Bondielli, Paolo Guerra, Orlando Triacca, Daniele Del Freo, Paolo Gaccione, Nicola Del Vecchio.

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