Cartoline da Chinatown

Cartoline da Chinatown, quando il piccolo rivoluziona

Può un libretto in formato cartolina, minimo nella sua essenza grafica e con una piccola foto in bianco e nero di giovani pescatori sul Bisenzio in copertina, creare una piccola rivoluzione?

Si, lo può fare nel modo più potente possibile, attraverso le parole, il linguaggio e l’armonia che riesce a creare tra la forma e il contenuto.

Appena letto il libretto di Federica Zabini “Cartoline da Chinatown” (Iskretiae Edizioni) ho pensato in termini rivoluzionari e non solo per assonanza nei confronti della Cina e della “rivoluzione” che i cinesi hanno portato nella nostra città, a Prato. La rivoluzione l’ho percepita soprattutto per il linguaggio usato, raro e non catalogabile, che esprime visuali nuove per chiunque si intrufoli tra le righe che parlano di Alberi di pop corn, cazzi di cervi, quadrati magici e tante altre visioni che raccontano non soltanto un quartiere, ma un immaginario diverso in cui la poesia è parte fondamentale della narrazione e necessita di mescolarsi alla prosa per descrivere un insieme altrimenti soltanto ingarbugliato. Ne viene fuori una frammentazione dal metodo originale, potremo definirlo scientifico per l’approccio se non parlassimo di pensieri, puri pensieri e immagini che ognuno di noi può ricercare nel proprio vissuto. Mette ordine ai nostri ricordi e alle nostre percezioni, ogni frammento di scrittura, anche quando rappresenta il mistero della diversità, riporta a un Noi pieno di dolcezza, a un Noi umano in cui le differenze servono solo per capire quando siamo curiosi degli altri fino a poterli scoprire, identici; dall’imparare dei bambini in un piccolo giardino o da un matrimonio pacchiano.

Già altre volte l’ho definito piccolo capolavoro, per le ragioni accennate e per ogni altra ragione che vi troverete leggendolo. Non fatevi sfuggire questa piccola rivoluzione e nemmeno le prossime presentazioni.

 

Incipit di Turno di notte

“Di notte le fabbriche hanno dorsi luminosi. Sembrano scrigni con intarsi di madreperla.
Dalla strada però non li vedi e paiono grandi bestie addormentate, da aggirare con circospezione”.

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