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Accadde oggi 13 aprile

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Accadde oggi 13 aprile

Molti eventi famosi sono successi il 13 aprile

Daniel O’Connel, avvocato irlandese che minacciò l’insurrezione in caso di mancato passaggio del Roman Catholic Relief Act
  • Nel 1829 il parlamento inglese approva il Roman Catholic Relief Act, il quale permettendo ai cattolici di votare e essere eletti in parlamento, rappresentò il culmine del lungo processo di emancipazione dei cattolici nel paese. Il passaggio della legge fu molto controverso, in quanto assicurava che i sudditi britannici irlandesi, in gran parte cattolici, avrebbero potuto sedere in parlamento. Il passaggio dell’Act seguì una vigorosa campagna che minacciava l’insurrezione guidata dall’avvocato irlandese Daniel O’Connell. I leaders britannici, con a capo il Primo Ministro, il Duca di Wellington e il suo principale aiutante Robert Peel, benché personalmente ostili, si piegarono per evitare il conflitto civile. La situazione in Irlanda, che era apparsa sull’orlo dell rivolta, dopo il passaggio della legge si calmò. L’opposizione al passaggio della legge nelle camere parlamentari piene di anti-cattolici fu notevole quasi quanto il sostegno alla legge da parte della popolazione irlandese. La situazione irlandese tuttavia convinse infine molti dei contrari ad approvare pur di malavoglia la riforma. Robert Peel, il segretario di Stato per gli affari interni, fino ad allora fu chiamato “Orange Peel” poiché aveva sempre supportato la posizione Orange, ovvero anticattolica. Peel affermò: «benché l’emancipazione sia un grave pericolo, la guerra civile lo è ancora di più». Temendo una rivoluzione in Irlanda infatti, Peel stilò il Catholic Relief Bill e lo presentò alla Camera dei Comuni. Per superare la veemente opposizione sia della Camera dei Lords sia di Giorgio IV, il Duca di Wellington lavorò senza sosta per assicurare il passaggio nella Camera dei Lords, e minacciò di rassegnare la sua posizione come primo ministro se il re non avesse dato il suo reale assenso.
Una delle fosse comuni ritrovate a Katyn nel 1943
  • Nel 1943 Radio Berlino annuncia la scoperta da parte della Wermacht di migliaia di fosse comuni nella foresta di Katyn, il risultato di un massacro di ufficiali e civili polacchi, attribuendone la responsabilità all’Unione Sovietica, che nega ogni accusa e ammetterà la responsabilità della strage solo nel 1990. Il massacro, consistito nell’esecuzione di massa, con quasi 22.000 vittime, da parte dell’NKVD(la polizia segreta sovietica), di soldati, ufficiali e civili polacchi. L’intenzione di procedere a un massacro era dovuto alla precisa logica di indebolimento della Polonia appena asservita. Infatti, poiché il sistema di coscrizione polacco prevedeva che ogni laureato divenisse un ufficiale della riserva, col massacro si voleva eliminare una parte cospicua della classe dirigente nazionale, nel quadro di una spartizione della Polonia tra Germania nazista ed URSS, due potenze dai sistemi culturali ed ideologici antitetici che, per circa 2 anni e fino al giugno 1941, furono legate dal Patto Molotov-Ribbentrop, che stabiliva la non aggressione reciproca e la spartizione della Polonia e dei Paesi Baltici. In seguito all’annuncio, i tedeschi furono accusati di aver compiuto la strage dal pubblico ministero Roman Rudenko durante lo svolgimento del processo di Norimberga. Stalin, per ritorsione, decise la rottura delle relazioni diplomatiche con il governo polacco in esilio a Londra. Anche dopo la sua morte, l’URSS negò le accuse in tutte le maniere possibili, forte delle confessioni tedesche rese a Norimberga, fino al 1990, quando riconobbe l’NKVD come responsabile del massacro e della sua copertura. Per decenni vi furono da parte dell’URSS tentativi continui di insabbiamento della vicenda, solo nel 1990 sotto il governo di Gorbaciov l’URSS chiese formalmente scusa alla Polonia ammettendo le proprie responsabilità nel massacro.

Leonardo Panerati