rubinetto acqua

Acqua Pubblica, riflessioni per un dibattito

Fabrizio Micheloni – Prato 08/05/2025

È difficile per un cittadino comune capire cosa sta succedendo sull’affidamento al nuovo gestore del ciclo integrato delle acque.

Così come è difficile capire fino in fondo le motivazioni che hanno portato alla costituzione della Multiutilty quotata in borsa, se non il tentativo, al momento sventato, di cedere beni comuni alle leggi del “mercato”.

Peccato che i cittadini normali ricevano le informazioni solo attraverso dichiarazioni e senza ricevere invece le informazioni utili per avere le idee chiare su cosa sta succedendo.

Se anche avessero la buona volontà di informarsi, pur in un epoca in cui si trova di tutto in rete, i cittadini comuni avrebbero sicuramente grossissimi problemi a scovare sui siti istituzionali la documentazione necessaria.
È necessario pertanto fare una valutazione politica generale.

Nel giugno del 2011 si tennero 4 referendum, di cui due riguardavano proprio il problema della “gestione acqua”.

Dovremmo tutti ricordare che la maggioranza degli aventi diritto al voto si espresse per mantenere pubblica la gestione dei servizi idrici.
Ma la volontà della maggioranza dei cittadini è stata ignorata dalle forze politiche.
In questi ultimi anni (e questa è una vera emergenza democratica), pochi sindaci di città medio-grandi hanno avuto il consenso di più del 50% di tutti gli elettori e nessun Governo, compreso quello di Giorgia Meloni, può vantarsi di un tale consenso.

Certo Governi e Amministrazioni che in ragione dell’astensione e dei meccanismi elettorali hanno il consenso di una percentuale di voti inferiore al 50% degli aventi diritto al voto e addirittura del 50% dei voti validi, sono legittimi, ma purtroppo si concedono il lusso di fare scelte che contraddicono la volontà chiaramente espressa dalla maggioranza assoluta dei cittadini in un referendum.
Assistiamo, dopo l’ubriacatura della sudditanza al “mercato”, a concentrazioni finanziare che potrebbero vanno a configurarsi come monopoli di fatto, capitali non più investiti nel settore industriale ma nella gestione di servizi che tipicamente dovrebbero essere forniti dal settore pubblico.

In questo campo dell’economia assistiamo a massicci investimenti nel settore della salute, nella gestione delle autostrade e delle comunicazioni, scuole e università private e, come nel caso di cui si discute, anche della gestione della distribuzione dell’acqua.

E tutto questo beninteso per “estrarne” degli utili.

Il vantaggio per gli imprenditori nell’operare nel settore dei servizi di competenza delle istituzioni pubbliche è evidente: mercato garantito e concorrenza inesistente grazie a cartelli sfuggendo in tal modo alla concorrenza cui sarebbero soggetti se si impegnassero nel settore della produzione di altri beni di consumo.

I sostenitori dell’affidamento dei servizi ai privati si trincerano dietro la presunta e discutibile maggior efficienza dei gestori privati invece di creare le condizioni per aumentare l’efficienza del pubblico.
Ritornando al problema della scelta per il gestore unico del servizio idrico integrato nell’ATO 3 è lecito domandarsi cosa ha prodotto fino ad oggi la presenza del socio privato in Publiacqua s.p.a. se non l’estrazione degli utili a fronte di tariffe tra le più alte d’Italia.

La conferenza stampa di ieri dei Sindaci sostenitori della scelta di affidamento in house della gestione del servizio idrico integrato, ha posto ai Sindaci favorevoli alla gara per la scelta del socio privato, la necessità di una riflessione orientata all’affermazione del riconoscimento del referendum del 2011.

Nella Provincia di Prato, appare inspiegabile il silenzio del Comune di Prato, nonostante che nel programma elettorale dell’allora candidata Sindaca si fa esplicitamente riferimento al rispetto del referendum sull’ acqua pubblica.

Così come risulta difficilmente comprensibile il silenzio dei Comuni di Montemurlo e Vernio.

Occorrerebbe un sussulto da parte delle forze politiche democratiche per orientare le proprie scelte a quelle espresse dalla maggioranza assoluta degli elettori, al fine di scongiurare la mercantilizzazione del bene primario per eccellenza, insieme all’aria, che è l’acqua.

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