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Arriva Guerre Stellari

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Arriva Guerre Stellari

Il 25 maggio 1977 debutta nelle sale cinematografiche il primo film della celebre saga di Guerre Stellari (Star Wars) di George Lucas con quello che diverrà noto come Episodio IV: Una Nuova Speranza (Star Wars Episode IV A New Hope). Il film compone quindi la prima parte della trilogia originale (episodi IV, V e VI), alla quale è seguita prima la trilogia prequel (episodi I, II e III) e in seguito la trilogia sequel (episodi VII, VIII e IX); il film vede come protagonisti attori quali Mark Hamill, Harrison Ford, Carrie Fisher, Peter Cushing, Alec Guinness, David Prowse, James Earl Jones, Anthony Daniels, Kenny Baker e Peter Mayhew.

George Lucas, ideatore della saga di Guerre stellari, il 6 settembre 2009 sul red carpet durante la 66ª Mostra del cinema di Venezia

L’idea di creare Star Wars nacque già dal 1971 quando ultimò i lavori del suo film L’uomo che fuggì dal futuro, anche questo un film di fantascienza ma dai toni più cupi, per questo ebbe in mente una storia più ottimistica. Diversi elementi riguardanti gli eventi antecedenti alla produzione di Guerre stellari sono sempre rimasti nell’ombra, per volere del creatore George Lucas, convinto che tale scelta avrebbe potuto arricchire l’aura di mistero che ha sempre aleggiato sul film. Una delle teorie più accreditate al riguardo era quella secondo cui Lucas avrebbe voluto rilanciare il genere space opera, creando un miscuglio tra cinema, televisione e fumetti, prendendo ispirazione da Flash Gordon, un popolare fumetto degli Anni cinquanta, di cui Lucas era un appassionato lettore da giovane. Il suo primo film per la Warner Bros., L’uomo che fuggì dal futuro, realizzato insieme all’amico Francis Ford Coppola agli American Zoetrope nel 1971, fu seguito da American Graffiti nel 1973, in cui Lucas volle ripercorrere la sua adolescenza in una cittadina della California attraverso gli occhi di un giovane ragazzo americano.

Lo Skywalker Ranch a Nicasio, in California, luogo in cui Lucas lavorò per diversi anni prima di dar vita a Guerre stellari

Il processo di scrittura della sceneggiatura originale di The Star Wars ebbe origine nel gennaio del 1973. Nel corso di tre anni, Lucas e il suo amico e partner produttivo Gary Kurtz rimasero rinchiusi all’interno dello Skywalker Ranch, il ranch cinematografico personale di Lucas, situato sulle colline di Nicasio, nella Contea di Marin, California, per otto ore al giorno, cinque giorni a settimana. Durante questo travagliato periodo, Lucas avrebbe scartato diverse parti del trattamento, inclusi nomi di personaggi, droidi e pianeti, per poi inserirli alcuni decenni dopo nelle stesure finali della Trilogia Prequel (Star Wars: Episodio I – La minaccia fantasma, Star Wars: Episodio II – L’attacco dei cloni e Star Wars: Episodio III – La vendetta dei Sith). Il 17 aprile 1973 il regista, non soddisfatto del lavoro svolto, a detta sua dalla trama troppo complessa, ricreò a modo suo lo svolgimento del film, attingendo in particolar modo al jidaigeki La fortezza nascosta di Akira Kurosawa. Durante un’intervista svoltasi nel suo ranch nel 1977, Lucas spiegò:

C3-pO e C1-p8, i robot personaggi secondari importanti nel film

«Quando iniziai a scrivere, m’intrigava l’idea di trasformare due robot in esseri umani e di farne i personaggi più interessanti in termini di comicità. Volevo usarli come ossatura attorno alla quale costruire il film. Sapevo di mettermi in un mare di guai.»

Nel 1977 Lucas, spiegò che lo scopo principale di Guerre stellari non era quello di proiettare il mondo in una realtà distopica, ma di creare un connubio perfetto tra il fantasy e azione, molto più vicino ai lavori dei fratelli Grimm che alla concezione comune della fantascienza. Nello stesso anno, il produttore Gary Kurtz aggiunse:

«Il suo obiettivo era quello di mettere in risalto gli aspetti mistici e psicologici dei personaggi, che alla fine sono sempre quelli che assicurano il trionfo del Bene sul Male, come in ogni fiaba.»

Nel maggio del 1974, Lucas completò la prima bozza di sceneggiatura approssimativa, terminata solo dopo continui cambiamenti e rimaneggiamenti, soprattutto in direzione dello sviluppo dei personaggi. Durante la scrittura, Lucas, si rese conto che la storia tracciata era troppo lunga per poter essere coperta in un unico film, e decise così di rendere il lungometraggio l’episodio introduttivo di una saga più ampia, che sarebbe potuta essere raccontata in due sequel, se il primo avesse avuto successo.

Da sinistra a destra i protagonisti del film: Luke Skywalker (Hamill), principessa Leia (Fisher) e Han Solo (Ford)

All’epoca della terza stesura della sceneggiatura, Lucas aveva negoziato un contratto che gli accordava i diritti per la realizzazione di due sequel. Decise allora di dedicare del tempo per sviluppare una trama di fondo più elaborata, che avrebbe facilitato il processo di scrittura dei film seguenti. Mentre scriveva L’Impero colpisce ancora, Lucas trasformò il cattivo Dart Fener nel padre dell’eroe Luke Skywalker, e sviluppò un retroscena in cui Fener un tempo era un Cavaliere Jedi con il nome di Anakin Skywalker, un potente guerriero che era stato sedotto dal Lato Oscuro della Forza. Con questa struttura in mente, Lucas inquadrò allora le prime due parti della seconda trilogia della saga, rinumerando L’Impero colpisce ancora da secondo a quinto episodio.

Quando George Lucas decise di rendere una Galassia fittizia l’ambientazione completa per l’intera saga, questi si occupò di rappresentare il tutto nella maniera più scientificamente corretta, facendosi procurare da Gary Kurtz alcuni libri incentrati sulle leggi della fisica e sulle teorie formulate da Albert Einstein. Come raccontato poi dallo stesso Kurtz, «per rimanere concentrati», tra una pausa e l’altra i due passavano i loro pomeriggi guardando documentari sull’astronomia registrati su VHS allo Skywalker Ranch. Il nucleo delle vicende narrate nell’Episodio IV avrebbe avuto origine dalla storia di un maestro Jedi e di suo figlio, percorrendo tutta la sua formazione fino al raggiungimento del titolo di Cavaliere sotto la guida da parte di un amico del padre. Il regista completò la seconda versione di Guerre Stellari, nel gennaio 1975 in maniera autonoma, e questa fu la prima delle cinque a introdurre il personaggio di Luke Skywalker, un ragazzo che durante la sua ascesa verso il controllo del proprio destino trova un potente alleato nella Forza, un’energia mistica che guida il cuore degli Jedi. Il sunto, nonostante presentasse molti più dettagli e scene d’azione rispetto al precedente, differenziava dalla versione definitiva sotto vari aspetti. Ad esempio, Luke ha numerosi fratelli, e la figura di suo padre viene solo lievemente accennata verso il finale.

Nella parte centrale del film, sarebbe stato introdotto anche il potere del Lato Oscuro della Forza e degli effetti che può portare sulle menti più deboli e fragili, questo sotto forma di playback: un episodio in cui un giovane apprendista Jedi sarebbe passato al Lato Oscuro, e addestrato dai Sith avrebbe assunto le sembianze dell’antagonista di tutta la saga. Su consiglio dell’amico Martin Scorsese, Lucas assunse il conceptual designer Ralph McQuarrie per creare alcuni schizzi tratti dalle scene più salienti del film. Molti di questi, scaturiti semplicemente da alcune idee di McQuarrie, colpirono Lucas al punto di spingerlo ad aggiungere tali sequenze alla trama già scritta.

Il 27 agosto 1976, la 20th Century Fox rese ufficiale la sua scelta di produrre il film, con un budget fissato a $8,250,000. Il successo riscosso in quell’anno da American Graffiti, inoltre, risanò le disponibilità economiche della LucasFilm. Il 2 settembre, il regista decise di stringere un accordo con i boss degli Studios: Lucas avrebbe recepito meno soldi per la direzione della pellicola, a patto che gli fossero lasciati i diritti sugli eventuali sequel e il 60% del merchandise (una percentuale arrivata a 100 nei mesi successivi). I produttori accettarono l’offerta, ancora incuranti del potenziale che aveva il film.

Il film fu inizialmente rilasciato con il semplice titolo Star Wars, reso in italiano come Guerre stellari. Nemmeno nella celebre sequenza iniziale era presente il sottotitolo Episode IV – A New Hope. Quando però George Lucas iniziò a scrivere The Empire Strikes Back e inserì il celeberrimo colpo di scena secondo cui Luke Skywalker è figlio di Dart Fener, si rese conto di avere tra le mani una storia troppo complessa perché potesse risolversi così semplicemente, perciò decise di trasformare retroattivamente Star Wars nel quarto episodio della saga, e di conseguenza si trovò a lavorare non più sul secondo, ma sul quinto episodio. Nel maggio 1980, infatti, il film debuttò nei cinema, e la sequenza di apertura mostrò per la prima volta il sottotitolo con il numero romano (Episode V) e l’effettivo titolo del film (The Empire Strikes Back), generando sgomento nel pubblico. George Lucas commentò così:

Grafica introduttiva per il film che presenta il logo di Star Wars di Suzy Rice; la riedizione cinematografica del film nel 1981 ha aggiunto Episodio IV e A New Hope in testa al crawl di apertura.


«Guerre stellari era il quarto racconto della saga, e avrebbe dovuto chiamarsi Guerre stellari, Episodio Quattro: Una nuova speranza. Ma giunsi alla conclusione che il pubblico non avrebbe compreso la numerazione, così ci abbiamo rinunciato. Tuttavia, con [L’]impero [colpisce ancora] reinseriremo i numeri, e si chiamerà Episodio Cinque: L’impero colpisce ancora.»


Guerre stellari fu distribuito a partire dal 25 maggio 1977, diventando uno dei film dal maggior incasso nella storia del cinema. Negli Stati Uniti debuttò al botteghino in prima posizione nel weekend d’apertura, guadagnando 1 554 475 di dollari, con un ritmo tale da scavalcare in sei mesi Lo squalo in cima alla classifica dei film di maggior incasso di sempre negli Stati Uniti.

A oggi Guerre stellari ha incassato $460 998 007 nei soli Stati Uniti d’America, e $336 901 993 nei mercati internazionali, per un incasso complessivo di $797 900 000, a fronte di un budget stimato intorno agli $11 000 000. Nel Nord America, tenendo conto del tasso d’inflazione, Guerre stellari rimane tutt’oggi il secondo film dal maggior incasso di sempre dopo Via col vento e il terzo a livello internazionale dietro Via col vento e Avatar. Guerre stellari risulta inoltre essere il media franchise cinematografico di maggior successo di tutti i tempi, con $70 miliardi complessivi.

In Italia fu il film a ottenere il maggior incasso cinematografico del biennio 1977-1978 con 24 340 000 €.

Guerre stellari è da sempre considerato una delle migliori pellicole mai realizzate, la prima a denudare un volto nascosto della New Hollywood degli anni settanta. Considerato una pietra miliare per la creazione di effetti speciali innovativi, all’uscita venne accolto con pareri contrastanti dalla critica specializzata. In un’intervista del 1977, lo storico critico del Chicago Sun-Times Roger Ebert descrisse Guerre stellari come un'”esperienza extra-corporea“, comparando gli effetti speciali della pellicola a quelli di 2001: Odissea nello spazio. Vincent Canby del The New York Times lo definì «un film ricco di folk contemporaneo, con un debole per i costumi fumettistici», arrivando addirittura a considerarlo come il film «più elaborato, completo e bello mai realizzato». A.D. Murphy, scrivendo per Variety, lo trovò «magnifico» e rimase sorpreso dal modo in cui George Lucas riuscì a convergere in un solo film «un così grande tripudio di effetti speciali, fumetti e serie televisive». Scrivendo per il The Washington Post, Gary Arnold assegnò a Guerre stellari un voto di quattro stelle su cinque, seguito da un’ottima recensione, nella quale annunciò l’uscita del film come «L’inizio di una nuova pagina di storia, e il segno dell’alba dei blockbuster estivi».

Il film fu presentato in anteprima per l’Europa a Parigi il 19 ottobre e a Roma, Milano e Torino il 20. il pubblico italiano del 1977 fu entusiasta di Guerre Stellari, tanto che il film rimase primo al box office per quasi un anno. La critica sui quotidiani accolse tuttavia all’epoca il film in modo più freddo. Su La Stampa apparve una critica piuttosto equilibrata, nella quale si faceva notare la vicinanza di Guerre Stellari al mondo delle fiabe. Per Simone Coppolaro, infatti:

«Cambiavano soltanto le armi dei duelli, i costumi dei personaggi, gli sfondi spaziali, la cornice tecnologica: l’eroe maneggia una micidiale spada-laser, cavalca astronavi più veloci di un raggio di sole. L’orco ha lasciato il castello gotico e le mele avvelenate per una stazione spaziale grande come una luna e mortifera come una milione di bombe ai neutroni. Ma lo scontro tra il Bene e il Male, la lotta tra buoni e cattivi, con l’ottimistica vittoria dei perseguitati sui feroci tiranni, rimane intatta nel suo antagonismo naturale e nella sua dialettica ideologica, unica grande molla del progresso nella storia dell’uomo.»

Sprezzante fu il commento su L’Unità:

«Guerre Stellari non è un film, bensì un prodotto, un giocattolone per super minorenni che non lascia scampo alla fantasia. Il cinema fantastico, quello che ha diritto di chiamarsi così, vive in funzione della metafora, quindi è inviso alla grande fabbrica dell’evasione e, di conseguenza, anche ai suoi milioni di spettatori beati e sottomessi.»

Ancora più severo il commento de La Repubblica e citato su Stampa Sera che, notando nel film un improbabile «autoritarismo galattico», arrivava a inserire (come da tipica abitudine dell’epoca, peraltro) Guerre Stellari nel dibattito politico italiano destra-sinistra, dandogli una lettura ideologica:

«In Guerre stellari, paradossalmente, il trionfo della supertecnica è contrappuntato da quella “rivolta contro il mondo moderno” cara al filosofo che Almirante definisce “il nostro Marcuse”. La pacificazione dell’universo viene affidata ai portatori dell’auctoritas, a un’alta gerarchia di valori eterni che si incarnano antidemocraticamente nel chiuso circolo dei cavalieri Jedi: un nuovo “Herrenklub” di proporzioni galattiche? Non vorremmo, insomma, che Guerre stellari diventasse una specie di “Campo Hobbit” multinazionale, per richiamarci al nome tratto da Tolkien con cui i fascisti nostrani battezzarono il loro festival l’estate scorsa. “Che la Forza sia con voi” augura la pubblicità. Per carità, tocchiamo ferro un’altra volta. Si comincia esaltando Ben Kenobi, si finisce in Vietnam con il tenente Calley.»

Guerre stellari presenta elementi caratteristici sia del genere fantascientifico, in particolare della space opera, come robot e viaggi nello spazio, sia del genere fantastico-fantasy, come cavalieri, duelli di cappa e spada e principesse, infine anche archetipi del genere western.Dai fumetti di Flash Gordon dell’autore Alex Raymond, con cui era cresciuto e che furono la sua prima ispirazione per Guerre stellari, Lucas riprese l’idea dell’eterna lotta tra buoni e cattivi, di avventure seriali scanzonate e allegre, e un’ambientazione fantastica composta da un miscuglio di fantasy e tecnologia.

In quanto opera fantascientifica, Lucas dovette per forza di cose confrontarsi con due dei capisaldi del genere: il Ciclo di Dune di Frank Herbert e il Ciclo della Fondazione di Isaac Asimov. Essi ispirarono sommariamente l’ambientazione, e in particolare il pianeta desertico Tatooine, che presenta forti richiami ad Arrakis, la presenza di una setta in grado di esercitare il controllo mentale, Jedi e Bene Gesserit, la rappresentazione dei droidi e l’ecumenopoli Coruscant, ripresa da Trantor.

Un grande influsso sul processo creativo di Lucas ebbero gli studi sulla mitologia comparata di Joseph Campbell, e in particolare la lettura de L’eroe dai mille volti, in cui lo studioso identifica nel viaggio dell’eroe l’archetipo di miti di popoli ed epoche diverse. Sono rintracciabili passaggi che ricalcano fedelmente le tappe del viaggio dell’eroe indicate da Campbell, a partire dal richiamo all’avventura di Luke, il suo incontro con il mentore Obi-Wan Kenobi e le prove da superare fino al confronto con il padre e l’espiazione finale. Per l’ideazione della Forza, Lucas si orientò a elementi della cultura, filosofia e spiritualità orientale, come taoismo, buddismo e confucianesimo, al concetto della forza vitale ki e alla subcultura New Age in voga in quegli anni.

I parallelismi che spesso vengono tracciati tra la politica statunitense e Guerre stellari affondano le proprie radici nel fatto che Lucas trasportò parte delle idee che aveva per Apocalypse Now, film che avrebbe dovuto dirigere, nella sua saga fantascientifica. Lo stesso Lucas ha dichiarato che la pellicola è una sorta di reazione alla presidenza di Richard Nixon e alla guerra del Vietnam. Secondo J.W. Rinzler nel suo “The Making of Star Wars: Return of the Jedi,” quando gli fu chiesto durante una intervista nel 1981 se Palpatine fosse stato un jedi, Lucas rispose Emperor: “No, era un politico, Richard M. Nixon era il suo nome. Sovvertì il Senato e divenne un tizio imperiale ed era davvero malvagio. Anche se fingeva di essere un tizio davvero a posto.” In una intervista del 2005 pubblicata sul Chicago Tribune, Lucas affermò di aver originariamente concepito “Star Wars” come reazione alla presidenza Nixon. Disse infatti: “Riguardava davvero la guerra del Vietnam e quello era il periodo in cui Nixon cercava di correre per un secondo mandato, il che mi fece riflettere su come storicamente le democrazie diventano dittature?”.

Immagine d’apertura: Poster del film che mostra Luke Skywalker che tiene eroicamente una spada laser in aria, la Principessa Leia accanto a lui e R2-D2 e C-3PO dietro di loro. Sullo sfondo è mostrata una figura della testa di Dart Fener e della Morte Nera con diversi caccia stellari diretti verso di essa. In cima all’immagine c’è lo slogan del film “Tanto tempo fa in una galassia lontana lontana …” In basso a destra c’è il logo del film, e sotto i titoli di coda e i dettagli della produzione.

Bibliografia e fonti varie