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Covid-19, negativo più del 95% dei sanitari di Careggi

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Covid-19, negativo più del  95% dei sanitari di Careggi
This scanning electron microscope image shows SARS-CoV-2 (orange)—also known as 2019-nCoV, the virus that causes COVID-19—isolated from a patient in the U.S., emerging from the surface of cells (green) cultured in the lab. Credit: NIAID-RML

Dallo screening condotto dal laboratorio di microbiologia di Careggi – a Firenze – diretto dal professor Gian Maria Rossolini, su un primo campione di 1.167 operatori sanitari dell’Aou di Careggi, oltre il 95% è risultato negativo.

«Questo risultato è molto incoraggiante e dimostra che la decisione che per primi abbiamo preso di effettuare il tampone a tutti coloro che si sono presentati al pronto soccorso ospedaliero con o senza sintomi è stata giusta. Alzare il livello di protezione e separare i servizi ha funzionato – è il commento del presidentre Enrico Rossi – Particolarmente positivo il dato in area Covid, dove l’attenzione e la protezione sono state ancora più forti. In Toscana gli ospedali non sono diventati centri di diffusione dell’infezione. È un dato straordinario del quale ringrazio la professionalità e la correttezza dei nostri professionisti e operatori sanitari. La maggioranza di essi è indenne. È un dato sorprendente, visto che in Toscana è da circa un mese e mezzo che circola il virus, e che rivela che gli operatori in area Covid sono quelli che si proteggono meglio. Pur in un quadro dif ficile di approvvigionamento riusciamo a tutelare bene la stragrande maggioranza degli operatori. Per questo motivo dobbiamo puntare sui dispositivi di protezione a tutti».

Sono stati sottoposti a prelievo per lo screening sierologico 1.505 operatori e sono stati processati dal laboratorio di microbiologia di Careggi i campioni di 1.167 operatori. Di questi, e siamo all’esito, 1.113 operatori (oltre il 95%) sono risultati negativi. I restanti 54 operatori (4,6% su 1.167) sono positivi o dubbi.

Fra coloro che sono risultati positivi o dubbi, 15 sono medici: 1 neonatologo, 2 ortopedici, 1 maxillo facciale, 1 geriatra, 2 ematologi, 2 anestesisti, 1 chirurgo plastico, 1 neurochirurgo, 4 specializzandi. A costoro, si aggiungono 24 infermieri, 6 ostetriche e 10 Oss.
Rasserenante il dato delle aree Covid-19: su 325 persone, 13 sono risultate positive o dubbie (4%).
Leggermente più alta la percentuale delle aree no Covid: 42 positivi, pari al 4,9% del personale.

Lo stato attuale della sorveglianza degli operatori

Sono stati effettuati 424 tamponi agli operatori contatti di caso giudicati a medio/alto rischio e pertanto sotto sorveglianza del medico competente. 15 di questi sono risultati positivi (3,5%). Da pochi giorni, al tampone si associa anche il test sierologico. È stato possibile condurre le prime valutazioni di concordanza tra il tampone e lo screening sierologico: 125 operatori sotto sorveglianza sono stati indagati con il test combinato (tampone + sierologico). Sono risultati positivi a tampone 3 operatori.

Il commento della direzione di Careggi

“La popolazione dei lavoratori ospedalieri sottoposti a screening risulta sierologicamente positiva o dubbia nel 4,6% dei casi – è il commento di Rocco Damone, dg dell’Aou di Careggi – Le differenze tra il gruppo degli operatori delle aree Covid e delle aree No Covid è al limite della significatività statistica e potrà essere meglio indagata con la prosecuzione dello screening. La popolazione dei lavoratori ospedalieri sottoposti a tampone nell’ambito della sorveglianza sanitaria ai contatti esposti a rischio medio alto risulta positiva nel 3,5,% dei casi”.

«Adesso concentreremo la nostra attenzione nelle Rsa e nelle Rsd toscane – riprende Enrico Rossi –  dove sono ospitati circa 13mila anziani. Fare lo screening, verificare eventuali casi di positività e distinguere aree Covid e non Covid è la strada che abbiamo preso e su cui proseguiremo con determinazione. La grande lezione è che occorre separare, separare e ancora separare. Distinguere negativi da positivi, identificare aree diverse tra loro e graduare le cure a seconda della gravità, condurre la battaglia nel territorio, presidiando e difendendo gli ospedali. A questo punto siamo pronti per passare alla fase due: estendere lo screening sierologico a tutto il resto della popolazione sanitaria in ogni ambito e poi passare all’indagine di massa a partire dalle aree più colpite».