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Fariah Sabahi e un viaggio in Medio Oriente da percorrere a Torino [foto]

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Fariah Sabahi e un viaggio in Medio Oriente da percorrere a Torino [foto]

Un Medio Oriente inedito da queste parti, da percorrere e conoscere nelle fotografie della giornalista e studiosa iraniana Farian Sabahi. La mostra, Safar: viaggio in Medio Oriente. Vite appese a un filo, permetterà di farlo da per tutta la primavera al Museo di Arte Orientale di Torino.

L’inaugurazione è prevista 20 marzo alle 18, con un intervento della musicista iraniana Yalda, proprio per il capodanno persiano, il Nowruz.

Una sessantina d’immagini scattate da Farian Sabahi in Libano, Siria, Iraq, Iran, Emirati Arabi, Azerbaigian, Uzbekistan e Yemen tra il 1998 e il 2005, per raccontare in sintesi le terre e le persone ritratte dalla fotografa ed esortare il visitatore a compiere un viaggio geografico ed emotivo. Farian Sabahi ci restituisce un mondo visto e immortalato poco prima e subito dopo che in alcuni di questi Paesi iniziassero i più recenti conflitti, un mondo stravolto anche dove la guerra non si è combattuta ma dove però permangono cicatrici del passato o dove il progresso si contrappone forte e arrogante agli aspetti più tradizionali del vivere quotidiano.

Alberto Negri nella prefazione del catalogo scrive che «nulla di tutto quello che vediamo in questi scatti ci è estraneo. È un mondo diverso ma non così esotico. Abbiamo contribuito pesantemente alla sua distruzione. È difficile raccontare cosa volesse dire vivere in Iraq o Siria in questi anni, sotto i bombardamenti, asserragliati senza mai potere uscire. La morte arrivava dall’alto con i raid aerei o i missili, oppure in maniera silenziosa sulla lama di un coltello. E molti dei monumenti, dei muri, delle case, dei volti delle persone che qui sono ritratti non ci sono più. Perduti per sempre. Ecco perché l’immagine, anche la più innocente, come il sorriso di un bambino, non è semplicemente un ricordo ma un atto d’accusa».

Ad accogliere il visitatore e ad accompagnarlo in questo viaggio, saranno le voci del Nobel Orhan Pamuk, di padre Paolo dell’Oglio, del poeta siriano Adonis, di un pescatore sul Tigri, di Saddam Hussein, di un omosessuale di Dubai, dell’ex presidente iraniano Muhammad Khatami, di Pierpaolo Pasolini, dell’attivista yemenita Tawakkol Karman, della scrittrice iraniana Azar Nafisi.