Presentato in sala Gonfalone alla presenza delle ragazze e dei ragazzi della scuola media ‘Arrigo da Settimello’ di Calenzano. “È il racconto di una storia rivoluzionaria che scuote le coscienze”. Il saluto del presidente Antonio Mazzeoe l’intervento della presidente della commissione Cultura, Cristina Giachi
di Sandro Bartoli, 1° dicembre 2023
Firenze – Quella di don Milani “è una storia rivoluzionaria, di quelle che scuotono le coscienze e insegnano ai ragazzi a volare”. Si è tenuta questa mattina, venerdì 1° dicembre, nella sala Gonfalone di palazzo del Pegaso la presentazione del libro “La scuola più bella che c’è. Don Milani, Barbiana e i suoi ragazzi”, di Francesco Niccolini scritto con Sandra Gesualdi, giornalista e vicepresidente della Fondazione Don Lorenzo Milani di Barbiana, figlia di Michele Gesualdi, allievo di don Milani a Barbiana, poi sindacalista e presidente della Provincia di Firenze, e Luigi D’Elia. Il presidente del Consiglio regionale, Antonio Mazzeo, ha portato il proprio saluto in videocollegamento. Al tavolo con gli autori Niccolini e Gesualdi, la presidente della commissione Cultura, Cristina Giachi, e il direttore di ‘Toscana Oggi’, Domenico Mugnaini, che ha moderato l’incontro. In sala, gli studenti della scuola media ‘Arrigo da Settimello’ di Calenzano. “Vi do il benvenuto in una delle sale più belle dell’Assemblea legislativa per questa che è tra le iniziative più significative della Festa della Toscana di quest’anno”, ha detto il presidente Mazzeo, rivolto in particolare ai ragazzi e alle ragazze in sala.
“Forse don Milani rifiuterebbe queste celebrazioni – ha detto Cristina Giachi in apertura dell’incontro –, dobbiamo resistere alla tentazione di farne un santino. L’aspetto più interessante del suo magistero penso sia la grande lucidità, con la quale sapeva leggere la società del suo tempo e certi tratti di classismo e di separatezza che ancora sono presenti oggi, anche se forse non in quel grado. L’altro grande tema – ha aggiunto la presidente della commissione Cultura – è quello dell’obbedienza, dell’ordine costituito e della coscienza e della consapevolezza. Lui non disobbedì mai radicalmente, rimase sempre fedele alla Chiesa e al suo ordine, pur criticandolo molto. Questa è una bellissima lezione, una sfida parlarne ai ragazzi oggi. Quella di Don Milani è una disobbedienza dell’intelligenza, nel di più, non nel di meno, per superare le sfide poste dai maestri”, ha detto Cristina Giachi, rivolgendosi direttamente ai ragazzi in sala.
A cent’anni dalla nascita di don Milani, il lavoro di Niccolini, Gesualdi e d’Elia, pubblicato da Mondadori, ci racconta la vita e l’opera del prete di Barbiana, al quale è dedicata la Festa della Toscana 2023. Lorenzo Milani Comparetti nasce in una delle famiglie più ricche di Firenze. Da ragazzo vuole fare il pittore, studia con i migliori maestri, apre persino un atelier. Ma poi la vita lo porta su una strada inaspettata: Lorenzo decide di farsi prete, diventa sacerdote e viene mandato prima a Calenzano, alle porte di Firenze, poi a Barbiana, tra gente semplice, montanari. E lì Lorenzo si mette a fare scuola, perché capisce che quello che manca ai poveri non sono i soldi, ma le parole: non sanno usarle e per questo non possono difendersi. La scuola, pensa don Lorenzo, può colmare l’abisso che divide i poveri dai ricchi, insegnare loro a ragionare, a difendersi, a non arrendersi.
Il libro nasce come frutto di un racconto teatrale, ‘Cammelli a Barbiana’, riproduce il testo del monologo teatrale realizzato da Francesco Niccolini e Luigi D’Elia e interpretato dallo stesso D’Elia per la regia di Fabrizio Saccomanno, che da anni riscuote successo nei teatri d’Italia. Lo spettacolo è inserito nel calendario della Festa della Toscana: andrà in scena martedì 12 dicembre, alle 21.15, al Teatro Aurora di Scandicci (via San Bartolo in Tuto, 1) e sarà replicato la mattina del 13 dicembre per le scuole, sempre con ingresso gratuito.
“Il nostro libro racconta la vita di un uomo, di un prete, e un pezzo di storia d’Italia dalla fine della seconda guerra mondiale a quando don Lorenzo muore, negli anni sessanta. Racconta di una rivoluzione, prima culturale che spirituale, che porta novità e insegnamenti fondamentali”, dice Francesco Niccolini. Il messaggio di don Milani “è ancora importantissimo per tutti coloro che non hanno le parole, gli strumenti per difendersi, per chi subisce la violenza dei privilegiati, dei notai, degli ingegneri, delle farmaceutiche, delle banche. Don Milani prova a dare parole a chi le parole non le ha. Questo penso che fosse e resti rivoluzionario”.
“La storia di don Milani è una storia profonda, rivoluzionaria. Una rivoluzione non metaforica, da magliette, ma quella interiore che fa scuotere le coscienze e insegna a volare, a capire e affrontare il mondo con la propria testa, senza aver paura di farlo. La rivoluzione che la scuola dovrebbe insegnare a ogni ragazzo e a ogni ragazza anche oggi”, ha spiegato Sandra Gesualdi. “Don Milani usava tanto le parole, ma non faceva molti discorsi. Usava le parole che servivano, belle e taglienti – ha proseguito Sandra Gesualdi –. Ha trasmesso ai suoi allievi la voglia di cambiare il mondo. Se vedi un’ingiustizia non puoi voltarti dall’altra parte, devi sempre tenere gli occhi sul mondo”.
“Con questo libro presentiamo oggi una parte della figura di don Milani, quella dedicata alla scuola, che sicuramente ha bisogno di recuperare le proprie radici e raccogliere l’eredità di don Milani, perché nessuno va lasciato indietro. Un uomo, un prete, che ha saputo fare qualcosa che probabilmente solo lui poteva fare, per come era radicato nella fede, una fede molto forte che ha guidato tutta la sua vita. Ribelle, ma fedele: ai suoi ragazzi, alla chiesa che non ha mai lasciato, alla Costituzione”, ha detto Domenico Mugnaini.
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