Sciopero biblioprecari in piazza della Signoria a Firenze

I biblioprecari tornano in piazza della Signoria

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Vestito da fantasma alla protesta dei biblioprecari
Ghost librarian

La mobilitazione per la raccolta firme dei Biblioprecari volge verso il suo atto conclusivo: lunedì 22 alle 14,30, le lavoratrici e i lavoratori in appalto delle biblioteche e dell’Archivio storico del Comune di Firenze si ritroveranno nuovamente in piazza della Signoria per consegnare simbolicamente al consiglio comunale le oltre 5000 firme raccolte – tra quelle presenti su Change.org e quelle cartacee raccolte durante i numerosi sit-in davanti alle biblioteche e all’Archivio Storico.

Sono tantissime le persone raggiunte, molte quelle indignate per la ripartenza limitata dei luoghi di cultura in città, ancor di più i cittadini preoccupati dalle scelte dell’amministrazione che – nonostante abbia tappezzato le strade con i manifesti arancioni di #RinasceFirenze – sembra aver paura di investire sulle tante risorse culturali del territorio.

Ma i biblioprecari non demordono e, come avevano promesso durante la loro prima, coloratissima, manifestazione del 26 maggio scorso, continuano a farsi sentire con varie attività, interviste e proteste, sempre con l’obiettivo primario di rientrare quanto prima nei legittimi posti di lavoro e di far ripartire un servizio essenziale per la cittadinanza. Rinvigoriti anche dall’appoggio ricevuto durante il colloquio con l’Assessora all’Istruzione, Formazione e Lavoro della Regione Toscana, Cristina Grieco, le cento lavoratrici e lavoratori in appalto proseguono nella loro difesa del diritto al lavoro e all’accesso all’informazione, diritti negati o ridotti al lumicino per colpa di precise scelte politiche ed economiche. 

Chiedono garanzie sull’appalto in corso e sul nuovo bando di gara, risposte precise sul rientro e tutele per il loro futuro. Come hanno più volte ribadito, l’Amministrazione – sollecitata da una notevole fetta di cittadini – deve avere il coraggio di invertire la rotta, ripartendo proprio dalla cultura e dal lavoro, pilastri inalienabili di una società che vuole considerarsi civile.

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