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I piccoli, i grandi e la legge di Newton

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I piccoli, i grandi e la legge di Newton

Incerto, dubbioso ma non spaventato: aveva iniziato otto anni prima un cammino assieme ai “carrisiti” pratesi. C’erano con lui Renzo Bettocchi e il veterano Ferdinando Targetti, carichi di tensione e di entusiasmo, mentre Carlo Montaini esprimeva «stupore e amarezza» per un «peccato d’orgoglio» della «esigua minoranza» del partito socialista. Nel 1970 era assessore ai nastri di partenza della giunta Vestri, in ossequio al frontismo, con quattro assessori del PSI e lui, Romano Logli, del PSIUP. Ora, dopo due anni di giunta, deve decidere. Il partito è scemato a Prato dai 3585 voti del 1968 ai quasi 1560 del 1972. Il progetto non è decollato, anzi il contrario. C’è un bivio di fronte, che fa tornare alla mente la legge di Newton: “ogni punto materiale attrae ogni altro punto materiale con una forza che è direttamente proporzionale al prodotto delle loro masse e inversamente proporzionale al quadrato della loro distanza”. La massa grande attrae quella piccola, la distanza nella formula di Newton è al denominatore: più si è vicini, più si viene attratti. Lo zoccolo duro della federazione fiorentina dei socialproletari, guidata da Silvano Miniati e Guido Biondi, resiste alla forza centripeta del partito di Alessio Pasquini. Non ci sono “terre di mezzo”, o si va verso il PCI o ci si allontana abbastanza da non sentire attrazione. I fiorentini scelgono la seconda strada, e vanno verso nuove sperimentazioni a sinistra, mentre Logli sceglie la prima via, che lo porta quasi immediatamente nella segreteria di via Frascati. Si incamminano verso i comunisti anche i montemurlesi Egidio Poltronieri e Giuseppe Papi, e a Vernio Renato Pieraccini.
Potrebbe avere ragione Newton, oppure Kelsen, secondo cui il fatto che il pesce sia grosso non implica necessariamente che debba mangiare quello piccolo. Ma a conferma della legge, un anno dopo la decisione di Logli, si osserva la nascita di un gruppo misto nell’assemblea cittadina, formato da Pietro Vestri e Gabriele Badiani, usciti rispettivamente dal PLI e dal PSDI. L’avvocato Badiani si avvicina sempre di più verso il PSI, fino all’ingresso in giunta nel marzo 1974. E’ addirittura il PCI che gli cede il posto, con Mario Dini che va a ricoprire la presidenza del neonato Consiag, tra le polemiche dell’opposizione (Mario Caponi dà a Badiani del «voltagabbana») e lo sconcerto dell’ ex collega di consiglio e di partito, Roberto Baldi. Nel 1975 Badiani completa il traghettamento confluendo ufficialmente nel PSI.
Quasi in contemporanea al “caso Badiani”, a Firenze si scrive un altro capitolo della storia dell’estrema sinistra, con l’incontro tra Manifesto e PdUP, al quale aderisce successivamente anche il movimento studentesco di Mario Capanna. Il nuovo partito si presenta alle elezioni amministrative del 1975, a Prato prende 2819 voti, il 2,69%, quanto basta per ottenere un consigliere. Ci dovrebbe andare Pietro Spagna, ma rinuncia e tocca a Francesco Toccafondi, primo dei non eletti, occupare il seggio. La legge di Newton, combinata con dinamiche scissionistiche nazionali (Magri-Rossanda versus Foa-Miniati) e locali, e complice il progetto che stenta a decollare, ritorna alla verifica anche nella città tessile. Nella primavera del 1979 è tempo di bilanci. Un gruppo di esponenti del PdUP, tra cui Marco Romagnoli e Francesco Toccafondi, scrive una lettera a l’Unità: dopo anni trascorsi a «combattere insieme ai compagni comunisti, in nome della unità delle sinistre», oggi una serie di nodi politici inducono ad una «scelta conseguente dopo 10 anni di lotta» e spingono «ad abbandonare l’organizzazione in cui abbiamo militato e chiedervi di entrare nel PCI». Toccafondi è stato eletto consigliere nelle file del PdUP, e Romagnoli fa parte del Direttivo del Consiag, ma nessuno dei due si dimette automaticamente. La vicenda PCI-PdUP, dopo vari botta e risposta, si conclude a fine anno con le dimissioni di Toccafondi e la sua sostituzione in consiglio comunale con Andrea Abati. Alle comunali del 1980 il PdUP dimezza i consensi di 5 anni prima: 1480 voti.
Newton e ancora Newton, tra la Bardena e l’Ombrone. Proprio quelle comunali aprono la strada al patto tripartito PCI- PSI-PSDI. Sulla scia della ripresa di contatto tra Pietro Longo e Bettino Craxi, a ricaduta sui territori, la cosa è fattibile anche per Luigi Nidito: “yes, we can”. Luigi Biancalani, segretario comunale DC, se la prende con le «ambiguità» dei partiti che a livello nazionale sono con la DC, attratti dalle logiche locali di potere. Nidito risponde che il PSDI sceglie la «coraggiosa posizione» del confronto e della «verifica quotidiana» dei rapporti coi partiti di maggioranza. Quattro anni dopo la “tempesta P2” travolge anche il PSDI. Longo, Nicolazzi e Romita presentano le dimissioni da ministri nell’estate del 1984, e nel 1985 Franco Nicolazzi (ex minoranza) diventa segretario del PSDI. Troppo per Luigi Nidito, che è anche segretario regionale, e allora dà le dimissioni dall’incarico in occasione del congresso toscano di gennaio 1985. Con lui, Cesare Carotenuto e Roberto Baldi vanno a costituire l’Unione Socialista Democratica. Il segretario del PSI pratese, Marco Mazzoni, vuole sancire l’ulteriore avvicinamento: «fra PSI e USD deve nascere un’intesa che può avere la possibilità di consolidarsi sul piano politico». Risultato: alle elezioni del 1985 il PSI e USD si presentano insieme, con Nidito che accede alle liste socialiste comunali, e Carotenuto a quelle regionali. In un documento, i socialisti salutano i nuovi arrivati e auspicano il formarsi di «maggioranze articolate». Alle comunali di quell’anno il PSDI dimezza i voti rispetto al 1980, passando da 2868 (2,67%) a 1282 (1,12%). Nidito da solo, in quota socialista, prende quasi 1400 preferenze.
Dopo Newton è stata la volta di Einstein. Nella sua relatività generale la gravitazione è un attributo dello spazio-tempo curvo, invece di essere dovuta a una forza di propagazione tra i corpi.
Secondo la sua teoria, lo spazio-tempo viene curvato dalla presenza di una massa grande, in modo tale che una massa più piccola si muove come effetto di tale curvatura. Solo dettagli: dopo la cosiddetta “prima Repubblica” è giunta la “seconda”. Curva più, curva meno.

Riccardo Cammelli