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I rioni di Firenze tenteranno una loro rivoluzione

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I rioni di Firenze tenteranno una loro rivoluzione

Il Comitato Libertà Toscana  conta su un gruppo a Firenze, deciso a far valere le ragioni dell’autonomia rionale. In tempi di discussione, non sempre a proposito, sui ruoli di Unione europea, Stato e Regioni, parlare di rioni può suonare strano. Senza contare che da poco le Province son state ridotte a obbrobri mentre per i piccoli Comuni si ipotizzano, e talora si fanno se non bocciate dai loro abitanti, le fusioni. E dire che nella altre città toscane hanno abolito, anziché aprirle ai cittadini, le vecchie ciscroscrizioni.
In tempi che richiedono una presenza attiva e seria nell’Unione europea potrebbe pur nascere, o rinascere, una vera autonomia rionale. A partire da Firenze dove le circoscrizioni esistono ancora. Quello che potremmo definire rionalismo pare però essere altro.

Ai rioni crede il Comitato Libertà Toscana che con il suo gruppo di Firenze lavora da ormai oltre 9 mesi per diffondere la sua proposta di rivoluzione rionale. Resa pubblica alla Sms di Peretola, nel febbraio scorso, la proposta punta a concedere una vera autonomia, sostanziale oltre che formale, ai rioni fiorentini, alcuni dei quali furono un tempo, prima che lo Stato sabaudo o fascista gli sopprimesse, Comuni autonomi.

Alle elezioni comunali del 2019, in ogni caso, Clt intende presentarsi in tutti i quartieri e in Comune. Porterà avanti un’idea semplice e radicale, che ribalta l’attuale centralismo di Palazzo Vecchio. «Noi proponiamo che ciascun rione di Firenze abbia i propri eletti, il proprio centro civico, un punto anagrafico, una gestione autonoma dei giardini e dei beni pubblici, un punto di assistenza sociale e sanitaria, burocratica e legale – spiega Mauro Vaiani – Firenze diventerà una città in cui la maggior parte dei cittadini potrà andare a piedi nel proprio centro rionale».

L’idea sembra piacere. «Abbiamo già raccolto interesse in molte altre forze politiche e sociali per questa idea di radicale autogoverno dal basso, per questo ribaltamento di mentalità, dopo decenni di centralizzazione di tutto a Palazzo Vecchio  – prosegue Vaiani – Ne siamo felici e saremo felici anche di essere copiati, ma ovviamente dovremo vigilare contro certe conversioni un po’ troppo repentine e un po’ troppo elettoralistiche, dal centralismo renziano ai temi del decentramento. Cinque soli grandi quartieri, svuotati di competenze, insomma, non bastano. Questo deve essere ben chiaro».

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