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Il naso di Dante. Quello vero

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Il naso di Dante. Quello vero

Deiziosa e avvincente passeggiata letteraria, Il naso di Dante (Neri Pozza, pp.176, 13,50 euro) di Pier Luigi Vercesi è un excursus tra le più ardite interpretazioni della Divina Commedia tra il Medioevo e l’Ottocento.
Il libro nasce dal fortunato ritrovamento su una bancarella di Milano di un pacco di 200 lettere. Le inviò Seymour Kirkup, un pittore inglese che viveva a Firenze, a Pietro Giuseppe Maggi, il filologo lombardo che aveva ricostruito una frase araba del poema dantesco storpiata dai copisti: Raph el mai amech zabi almi» (Contra chi [vieni] all’acqua del Gigante, al profondo del Zabio?).

«Le interpretazioni di Dante, in particolare quelle di Gabriele Rossetti e del figlio, il pittore preraffaellita Dante Gabriel, erano da tempo un mio tema di interesse. Possiedo molti libri che ne parlano ma non avevo mai pensato di scriverne uno», premette Pier Luigi Vercesi.

Perché ha cambiato idea?

«Ho deciso di scrivere Il naso di Dante una volta in possesso delle lettere provenienti dall’archivio di Giovanni Maggi, il più importante filologo di fine Ottocento, segretario di Vincenzo Monti. Le lettere erano indirizzate al figlio, colui che aveva ricostruito la frase della Commedia in lingua araba. Seymour Kirkup era un pittore agiato, venuto in Italia per curarsi un’asma. Fu l’unico a partecipare ai funerali di Keats e Shelley, i due massimi poeti romantici inglesi. Era anche amico di Byron e di Trelawney. A Firenze si stabilì in una casa al numero 2 di Ponte Vecchio, che era stata dimora di Ariosto e prima ancora residenza templare».

Lei illumina il personaggio di Seymour Kirkup, svelando il ruolo importante che ha avuto per la cultura italiana nell’Ottocento. Nelle lettere, scritte tra il 1855 e il 1862, Kirkup racconta a Maggi cosa accadde all’epoca.

«I due principali dantisti dell’epoca furono Ugo Foscolo, il primo a parlare del Ghibellin fuggiasco, e Gabriel Rossetti, che era stato anche ministro della cultura nella Roma di Murat. Furono esiliati a Londra e da lì partì la riscoperta di Dante. Seymour Kirkup si appassionò allo spiritismo e nelle sue lettere scrisse di aver parlato con Dante e di aver tenuto otto diari dei suoi dialoghi. Era un punto di riferimento per gli anglosassoni di allora, tanto da fare la guida a Firenze a Nathaniel Hawthorne. Fu soprattutto uno dei massimi artefici della riscoperta di Dante, che nel Seicento era stato dimenticato perché considerato eretico».

E il naso di Dante?

«Kirkup riuscì a vedere e copiare un ritratto giovanile di Giotto al Bargello, prima liberato dalla calce, poi restaurato malamente e sfigurato. Dante aveva sì un naso aquilino ma non grifagno come appariva nella sua maschera mortuaria, sempre di proprietà di Kirkup. Lo sfregio del ritratto fu dovuto al Granduca di Toscana, irritato dai colori bianco, rosso e verde, che riecheggiavano le rivendicazioni carbonare. Seymour Kirkup inviò una delle copie del ritratto a Gabriele Rossetti, che interpretò Dante in chiave esoterica e massonica».

E da Kirkup passiamo ai Rossetti. Gabriele regalerà la copia del ritratto di Dante al figlio Dante Gabriel, che la userà per alcuni dei suoi quadri, ritraendo un volto dolce e apollineo.

«Considero il passaggio dal naso grifagno a quello dolce come un mutamento nelle interpretazioni. Da un Dante vecchio e inacidito e una Commedia intesa come vendetta verso coloro che lo avevano osteggiato, a un Dante che ha un progetto di vita e partecipa al suo tempo. Da lì procedo nelle varie interpretazioni. Quelle del rapporto del poeta con i Templari, che furono condannati al rogo mentre scriveva la Commedia. Dante mette molti papi all’inferno ma Bernardo da Chiaravalle, estensore della regola dei Templari, appena sotto Dio. All’epoca, metterlo in quella posizione significava sfidare il Papato e la corte di Francia. Poi procedo con il Pascoli e il Valli. Nel 1921, il Papato si riprende Dante , in occasione dei 600 anni dalla morte. Due anni dopo, con la riforma della scuola, Giovanni Gentile lo inserisce come obbligatorio nelle scuole italiane».

Che cosa pensa delle interpretazioni dantesche che si sono succedute nell’Ottocento?

«Noi siamo cresciuti con le interpretazioni di Natalino Sapegno che sulla scia di Croce interpretava la poesia solo per il suo significato testuale. Ma è impossibile non ambientare Dante nel suo tempo. Qual è alla fine il mistero di Dante? Il motivo per cui è stato ritenuto fortemente eretico? Che il sacrificio di Cristo non bastò a salvare l’uomo. Per poter accedere al paradiso spirituale si doveva creare il paradiso sulla Terra. Vi si intravide un anticipo delle teorie protestanti».

Barbara Caputo