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Il più forte non morirà

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Il più forte non morirà

Cinque secondi per un’invisibile sentenza di morte. Primo canale Rai, Tg, ora pranzo, immagini dei dodici calciatori junior nella grotta thailandese.
Una voce ci informa che saranno tirati fuori per primi i bambini in migliori condizioni di salute.
Si contraggono i neuroni e si accappona la pelle.
C’era una volta la legge di natura che decretava il leone come il re della foresta e diceva che le specie si evolvono in base alla criterio del più forte e del più capace di adattarsi ai cambiamenti dell’ambiente.
C’era una volta anche la legge di cultura, che insegnava a trattare la specie umana non proprio nello stesso modo dei leoni e delle giraffe, con tutto il rispetto per i nostri amici animali.
C’era una volta un’umanità che sapeva far avanzare la specie utilizzando la cultura per mitigare scientemente gli eccessi della natura, il diritto per combattere gli istinti.
Posto l’amarcord, ci possiamo indignare.
Punto uno. Tirare fuori per primi i più forti significa aumentare la probabilità di morte dei più deboli, con il risultato di morti sicure. Il contrario significa, almeno in teoria, più probabilità di vita per tutti.
Punto due. Sarebbe bello sapere come spiegheranno al gruppo il criterio di scelta e come sapranno gestire le dinamiche di conflitto e le reazioni che si scateneranno in un ambiente psicologicamente già insostenibile e catalizzatore di istinti di sopravvivenza. Sarebbe bello sapere come spiegheranno tutto questo anche ai genitori messi in fila davanti alle immagini della grotta come fosse un film da super incassi al botteghino.
Punto tre. “Prima i più forti” significa tornare alla trita legge di natura, spazzare via la cultura che ci ha reso umani accogliendo i più deboli e ammettendo le nostre fragilità. Significa dare corpo alle forze che puntano all’imbarbarimento per poter legittimamente sostenere che “sfigati” si nasce.
Punto quattro: sorpresa!
La resilienza, la capacità di resistere alle circostanze estreme, per la scienza è ancora in parte un mistero. Non sono chiari tutti i fattori in gioco e quelli che si conoscono non sono facilmente misurabili. In più, udite udite, spesso e volentieri la resilienza salta fuori proprio dal cilindro di chi si pensava più debole e non si realizza in chi sembrava fortissimo.
Tirate le somme.

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