Nell’ambito della Festa della Toscana, sabato 14 marzo alle 21,15 nella Basilica di San Lorenzo (Piazza San Lorenzo, Firenze; ingresso libero con accessi limitati; info: 055 695000 www.hommearme.it), l’Ensemble L’Homme Armé diretto da Fabio Lombardo esegue La Passione secondo Matteo di Francesco Corteccia (Cantus: Andrés Montilla Acurero, Luca Mantovani, Niccolò Landi; Altus: Paolo Fanciullacci, Lars Hvass Pujol, Neri Landi; Tenor: Riccardo Pisani, Tommaso Barni; Bassus: Gabriele Lombardi, Andrea Berni; l’asterisco contrassegna i solisti; voce recitante, l’attore Pietro Bartolini. L’ingresso è libero, ma l’affluenza verrà limitata in modo da consentire il rispetto delle indicazioni del decreto del 4/3/20 e della distanza da esso prevista per il pubblico e per gli artisti.
Dove gli spazi consentano di applicare le nuove regole temporanee dettate dalla necessità di contenere la diffusione del Covid-19, L’Homme Armé ha scelto di non annullare la propria programmazione, per dare un messaggio positivo al suo pubblico, con la certezza che gli spettatori, guidati dallo staff, saranno perfettamente in grado di conformarsi a quanto stabilito dal decreto, evitando il prodursi di situazioni a rischio.
Erano
d’altronde tempi difficili, per Firenze, anche quelli a cavallo tra la seconda
e la terza decade del Cinquecento, quando fra il dilagare dei lanzichenecchi, i
rigurgiti antimedicei, le epidemie di pestee un assedio da parte delle truppe
imperiali (iniziato nel 1529), il giovane sacerdote fiorentino Francesco Corteccia compone delle
musiche polifoniche per la liturgia della Settimana Santa: una prima Passione
polifonica per il Battistero di San Giovanni, sul testo di Giovanni (1527) e
una seconda Passione proprio per la Basilica di San Lorenzo, sul
testo di Matteo. Queste composizioni
sono le prime testimonianze nella produzione cinquecentesca di Passiones
polifoniche, un autentico primato per la cronologia e la fortuna del repertorio
italiano fiorito nel trentennio successivo (dalla Passio di Innocenzo De
Albertis del 1540 a quelle di Giovanni Nasco del 1561 e di Paolo Aretino del
1565). Conservate entrambe in un manoscritto dell’Archivio dell’Opera del Duomo
di Firenze, la Passione eseguita stasera mette in musica una consistente
selezione del testo di Matteo, in uno stile molto particolare che, sebbene
erede lontano delle formule imitative di derivazione franco-fiamminga,
privilegia soprattutto l’omofonia, uno stile semplice che restituisce la
comprensibilità del testo in una forma che, soprattutto in certi punti,
acquista un potenziale drammatico del tutto nuovo per l’epoca. Uno stile
semplice che, nonostante la raffinatezza delle relazioni armoniche, sembra
parlare anche al popolo, che, visti i tempi, probabilmente si immedesimava in
questa storia universale, riconoscendovi i temi della sofferenza, del
tradimento, del sacrificio, temi estremamente attuali. La parte
dell’Evangelista viene recitata in lingua volgare secondo la traduzione curata
dal domenicano Santi Marmochino e pubblicata a Venezia nel 1538.