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La sinistra? Ha un bisogno cane di politici e di tecnici che facciano i tecnici

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La sinistra? Ha un bisogno cane di politici e di tecnici che facciano i tecnici

La politica è comunicazione. Il politico non è un tecnico, nemmeno gli è richiesto di esserlo, e questo concetto dovrebbe entrare nella zucca degli scontenti di sinistra che, esasperati da una banda di personaggi confusi e dalle idee approssimative, sognano un governo di illuminati quali dottori, immunologi, cronisti e sapienti a vari livelli. Un governo simile, per quanto perfetto sulla carta, non solo non funzionerebbe ma non è nemmeno auspicabile: innanzitutto professionisti di tale risma sarebbe meglio che continuassero a fare il loro utile lavoro, in secondo luogo raramente i tecnici hanno le capacità comunicative adattate alla politica.

Il politico si avvale di esperti, si spera di quelli buoni, ma prima di decidere e di votare, egli parla e ascolta. Attraverso la comunicazione il politico spiana il terreno, cerca alleati e trova i soldi che concretizzare quei progetti che poi saranno definiti dagli esperti; questo è il suo lavoro, e il modo più facile per raggiungere l’obiettivo è tramite il consenso elettorale e mentire per ottenerlo può far parte del gioco, purtroppo.

La goliardia, l’arroganza, l’estrema semplicità di campagne elettorali basate su frasi divisive da bulletti, bufale, immagini quotidiane che poco hanno a che fare con il governare una Nazione rappresentano il massimo della comunicazione politica possibile: sbagliata nei concetti e nella violenza ma corretta in un modo di porsi che accorcia le distanze con gli elettori, che li fa sentire partecipi e allo stesso tempo meno ignoranti di quanto credano di essere.

La sinistra ha sempre avuto il suo bacino elettorale nelle fasce più deboli della popolazione come operai, contadini e lavoratori spesso dalla poca nozionistica specializzata ma dalla saggezza popolare che non gli avrebbe fatto cogliere appieno il discorso tecnico di immunologo, ieri come oggi, quanto di catturare le parole di un politico senza spocchia e in grado di accorciare le distanze e di entrare nel concreto della vita di tutti i giorni. Questa era la grandezza della sinistra storica: il politico come persona comune nel mondo reale, non come qualcosa che parla agli intellettuali o agli agiati.

Oggi quel bacino elettorale si è spostato laddove i discorsi, per quanto inesatti e carichi di odio, hanno rubato quel metodo alla sinistra; riescono a far sentire l’elettore partecipe e non inferiore. Se l’ignoranza è una condizione soggettiva dalla matrice ambientale, la politica di sinistra non solo non trova soluzioni ma ha perso la capacità di suscitare quella fiducia che potrebbe essere quella che un genitore ottiene da un figlio, che magari non conosce tutto ma si abbandona perché non si sente trattare con sufficienza.

Quello di cui oggi ha bisogno la sinistra non sono i tecnici, quelli vengono dopo: c’è bisogno di politici in grado idee vere e sane che arrivino a tutti, che uniscano, che consentano a tutti di capire, perché solo così chiunque, quale che sia la sua istruzione o il suo ceto, potrà partecipare allo Stato e, per estensione, all’umanità.

Alice Porta