Lemmo Vannini: la Resistenza in pianura

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Lemmo Vannini: la Resistenza in pianura
liberazione

A 70 anni dalla Liberazione, Giuseppe Gregori continua a riportare la voce dei protagonisti. Stavolta è quella di Lemmo Vannini che si sofferma su un aspetto forse poco noto: la Resistenza in pianura.

Anche nella piana la Resistenza aveva cercato di organizzarsi, nominando una serie di responsabili, probabilmente nel periodo successivo allo sciopero del marzo 1944 e alla rappresaglia. Lemmo Vannini, uno dei responsabili militari della Resistenza pratese, ricorda che erano state costituite “sulla carta” dieci zone, con dieci responsabili: Ubaldo Pierallini in zona Castagno, Assuero Vanni in zona Chiesanuova, Umberto Biagini nel comune di Carmignano, Florindo Simoni, Il Ministro, a Galciana, Alfredo Cecconi alla Catena e ad Agliana, Guido Giunti, Giunchiglia, nel comune di Montemurlo, Alessandro Becherini a Tavola, Guido Guarducci a Paperino, Angiolo Menicacci per la Val di Bisenzio, Lemmo Vannini per il centro di Prato e le frazioni di Borgonovo, Narnali e viaccia, oltre al comune di Calenzano. Lo stesso Vannini precisa che “in molte zone l’attività svolta fu pressoché nulla, per diversi motivi, per mancanza di iniziativa, di armi, di coraggio”.

Ciononostante alcune azioni di sabotaggio furono messe a segno, come l’attacco a un camion tedesco pieno di soldati, in località Barba di Quarrata, che causò loro alcune perdite, o come l’attacco alla caserma della GNR di Iolo. Il citato Vannini ricorda, senza indicare una data precisa, ma fu probabilmente a primavera inoltrata, l’attacco a una colonna motorizzata tedesca che portava armi e rifornimenti verso Lucca e che transitava di notte sulla via Montalese: l’obiettivo, indicato dal massimo dirigente militare della Resistenza pratese del partito comunista, Mazzoni, era di far perdere tempo ai tedeschi, perché all’alba gli aerei alleati potessero individuarli e attaccarli. Furono sparsi chiodi a tre punte sulla strada e come una gomma fu bucata e la colonna si fu fermata, i partigiani, appostati presso Bagnolo (oltre alla squadra di Vannini c’era anche quella di Simoni), aprirono il fuoco, provocando una grande confusione, con spari, raffiche di mitra e scoppi di bombe a mano, poi si sganciarono fuggendo verso la villa del Barone. I tedeschi persero quasi tre ore per rimettersi in moto e la mattina dopo furono attaccati con successo (erroneamente il Martini colloca questa azione sulla statale Firenze-Pistoia, nei pressi di Comeana, alla data del 10 giugno).

Ci fu un tentativo di rappresaglia, per l’azione appena descritta, nei confronti della popolazione di Maliseti, ma apparve subito chiaro che nessuno degli abitanti della frazione aveva partecipato al sabotaggio.

Nello stesso periodo fu costituito a Prato, su impulso del partito comunista fiorentino, il Fronte della gioventù, operazione nella quale fu impegnato Antonio Torricini, fratello di Alberto. Furono organizzate alcune riunioni clandestine nelle frazioni di Chiesanuova, Galciana, Iolo e Paperino, riuscendo a contattare qualche centinaio di giovani, alcuni dei quali, sensibilizzati sulla necessità di sconfiggere il nazifascismo per ottenere la fine della guerra e la libertà, si arruolarono effettivamente nelle bande armate.

Giuseppe Gregori

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