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Lino Banfi nella commissione Unesco, il punto di vista di Natalino Balasso

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Lino Banfi nella commissione Unesco, il punto di vista di Natalino Balasso

Per una giornata abbondante, ha spopolato sui social. È la notizia di Lino Banfi rappresentante dell’Italia nell’Unesco, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura. A dire il vero, non è proprio così. Pasquale Zagaria, in arte Banfi appunto, secondo quanto annunciato dal vicepremier Luigi Di Maio, farà parte della Commissione italiana per l’Unesco che ha il compito di raccordare, promuovere ed eseguire, in Italia, i programmi dell’organizzazione internazionale. Un ruolo che, a giudicare anche da titoli e percorsi degli attuali membri della Commissione, pare a molti spropositato per il comico pugliese. Per valutare la questione, e le origini lontane dell’intera faccenda, abbiamo però scelto l’opinione sociale, diffusa ieri sul suo profilo Facebook, di un altro comico: Natalino Balasso. Il suo intervento, piaccia o no, abbraccia uno spettro un po’ più ampio per commentare la questione.

Che tutti s’indignino per Banfi ambasciatore Unesco e che nessuno abbia da ridire per lo smantellamento progressivo della scuola pubblica, a partire dal ridicolo di ministri all’istruzione che rappresentano il fallimento dell’istruzione, questo è il trash.
Se proprio non avete voglia di leggere troppi caratteri, compratevi i libri dei poeti e non la letteratura che va per la maggiore: i libri di cucina.
Io vi chiedo, che cazzo avete da proporre al dibattito, più di Banfi? Quale vocabolario potete vantare, voi che v’indignate con le trenta parole che tutti hanno usato?
Ma chi si è mai inculato l’Unesco, fino ad ora?
A me Banfi mi ha sempre fatto cagare, ma ve lo meritate, credo.
Lo scandalo è un popolo alla ricerca di leader, va bene anche se scrausi, perché non ha un pensiero proprio, ma solo il cibo precotto dei masterchef del pensiero: gli opinionisti televisivi.
Che Di Maio all’annuncio del prestigioso (ma de che?) titolo, unisca l’annuncio del redditino di cittadinanzina, è la foto più lampante del racconto trash di una politica che è diventata questa roba qua. Mi ricorda rifondazione comunista orgogliosa che Luxuria avesse vinto un reality del cazzo.
Non ce l’ho quindi con gli analfabeti del paese, che sono tanti ma innocenti, ce l’ho con gli intellettuali che per anni si sono fatti fotografare su un divano a fiori, e adesso mettono il vestito buono per rendersi più credibili.
Quando recito a teatro e la gente non capisce, non posso davvero prendermela con la gente, ma con chi ha messo a cottura il cervello del paese per alimentare la propria stucchevole vanità, avevate voci potenti e avete scoreggiato per decenni, di che vi stupite, stronzi? Son rimasti gli artisti a ricucire le ferite, e non sto parlando di me, sto parlando delle migliaia di artisti inascoltati, vilipesi, inchiodati alla croce di una diaria da fame, che urlano da 20.000 anni, nel deserto della vanità degli uscieri che se la tirano da intenditori e magari, a furia di pompini ai maestri, si sono conquistati un pulpito giudicante.
Io sono morto e parlo dall’oltretomba e la mia generazione è un popolo di zombie che blocca la strada ai giovani. Io i giovani non li voglio capire, vorrei solo che avessero un luogo in cui farsi ascoltare, ma niente posso fare perché troppo devo lottare contro i vermi del mio ego che si nutrono del mio talento.

Un clic qui per la pagina Facebook di Natalino Balasso