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Manifesti contro i sindacati a Prato. La Cgil si rivolge alla magistratura

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Manifesti contro i sindacati a Prato. La Cgil si rivolge alla magistratura

Manifesti contro i sindacati confederali a Prato. Sono apparsi in centro, presso la sede della Cgil, e in due frazioni cittadine. Firmati Movimento nazionale/La rete dei patrioti mostrano le bandiere di Cgil, Cisl e Uil a una manifestazione di piazza, sotto la scritta che accusa i tre sindacati di essere «traditori del lavoro». Il riferimento è alle bandiere e cade in prossimità del 1° maggio. «Loro festeggiano, i lavoratori piangono» è del resto la chiosa.

Secondo la Cgil, più che di critica politica si tratta di un atto antisindacale. E per questo, il sindacato si è rivolto alla magistratura.

«La Cgil di Prato – dichiara in una nota emessa dalla Camera del Lavoro – ha già investito le autorità giudiziarie per quello che denuncia come un grave atto antisindacale e contro i lavoratori. Basta per un attimo andare sul sito di questa oscura sigla, per capire come ancora una volta siamo in presenza di un’ideologia fascistoide, che non a caso prende di mira la Cgil e il sindacato nel suo insieme, le organizzazioni che tutelano i lavoratori e il lavoro, che costituisce il pilastro e il fondamento della democrazia e della Costituzione italiana. Ancora non a caso la circostanza che questo grave atto sia avvenuto nei giorni in cui l’Italia festeggia la sua Liberazione e tra pochi giorni il 1° maggio, la festa dei lavoratori».

Secondo la Cgil pratese, l’affissione dei manifesti «è la dimostrazione che, facendo leva sulla grave situazione che si è determinata per la pandemia, e sulle sofferenze umane e sociali che ha apportato e che, purtroppo, sono destinate ancora a durare, aleggiano sentimenti e umori pericolosi che avanzano pretese di arretramento della democrazia e delle sue istituzioni, in nome di false promesse di riscatto. La Cgil – conclude la nota del sindacato – denuncia con forza il tentativo di creare un clima di confusione e di indifferenza, scagliandosi prima di tutto contro le ragioni del mondo del lavoro e dei lavoratori».