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La morte di Rasputin

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La morte di Rasputin

Il 30 dicembre 1916 (17 dicembre secondo il calendario giuliano) muore assassinato il celebre mistico russo Grigorij Efimovič Rasputin, consigliere privato dei Romanov e figura molto influente sulla zarina Aleksandra e tramite lei sullo stesso zar Nicola II di Russia.

Rasputin e la coppia imperiale; caricatura anonima (1916).

In seguito alla rivoluzione del 1905 in cui i militari tentarono senza significativo successo di costringere lo zar a riformare il sistema politico in senso liberale, e poi durante la prima guerra mondiale, l’influenza di Rasputin sulla zarina, ottenuta grazie a una apparente capacità di questi di guarire il figlio di lei ed erede al trono Alexei affetto da emofilia, fu sempre più malvista da un numero crescente di persone sia nella neonata Duma (parlamento russo) che tra l’aristocrazia. Rasputin infatti ostacolava costantemente i tentativi di convincere lo zar ad aperture liberali, ed era considerato inoltre da molti un filogermanico il quale avrebbe spinto la Russia a una pace separata con gli Imperi centrali. Gli elementi conservatori dell’aristocrazia erano anch’essi perlopiù ostili a Rasputin in quanto ritenevano inammissibile che un paesano analfabeta avesse tanta influenza sul governo della Russia e sulla monarchia.

In questo contesto maturò il piano per assassinare Rasputin, messo in atto da membri dell’aristocrazia e da alcuni membri della famiglia reale. Negli ultimi mesi del 1916, l’aristocratico Feliks Jusupov fece in modo di acquisire la fiducia di Rasputin invitandolo di frequente nel proprio palazzo a San Pietroburgo sotto il pretesto di aver bisogno della sua consulenza per poter domare i propri impulsi omosessuali; inoltre, al fine di assicurarsi la presenza del monaco a Palazzo, gli fece credere che la propria moglie, principessa Irina Aleksandrovna (che Rasputin aveva espresso il desiderio di conoscere) sarebbe rientrata prima dalla sua visita in Crimea. Nella notte tra il venerdì 16 e sabato 17 dicembre (Calendario giuliano), Jusupov, accompagnato dal dottor de Lazovert, si recò all’appartamento di Rasputin; verso l’1:00 di notte, i tre giunsero a Palazzo Jusupov dove Rasputin fu accompagnato in una stanza, recentemente restaurata e insonorizzata del seminterrato; inoltre, erano state preparate quattro bottiglie di vino dolce. I cospiratori, invece, attendevano nella sala da disegno del palazzo: erano il granduca Dmitrij Pavlovič, il deputato Vladimir Mitrofanovič Puriškevič, l’assistente medico Stansilatus de Lazovert; Suchotin, un amico della madre di Feliks Jusupov giunse insieme a due dei cognati del principe Jusupov, il principe Fëdor Aleksandrovič Romanov e il principe Nikita.

Seminterrato del Palazzo Jusupov, teatro dell’omicidio di Rasputin.

Nelle sue memorie, Jusupov offrì il tè a Rasputin insieme a un buon numero di Petit four al cui interno era stata aggiunta una gran quantità di cianuro; poi, su richiesta dello stesso Rasputin, suonò la chitarra e cantò due ballate gitane, infine, Jusupov impegnò Rasputin in una conversazione in merito al ruolo politico dell’imperatrice Alessandra. Frattanto, secondo la testimonianza di Puriškevič, Jusupov offrì diverse bottiglie di vino provenienti dalla propria riserva privata; dopo un’ora Rasputin parve abbastanza ubriaco ma ancora non dava segnali di avvelenamento: timoroso che potesse sopravvivere fino al giorno dopo, Jusupov salì (almeno tre volte secondo Puriškevič) al piano di sopra per consultare gli altri congiurati finché si decise di sparare a Rasputin; sceso nuovamente insieme a Dmitrij, Feliks sparò colpendo Rasputin nell’addome tra lo stomaco e il fegato per poi risalire al piano di sopra.

Feliks Jusupov, il cospiratore che uccise Rasputin

Ridisceso a ricontrollare il corpo, sembra che Rasputin abbia riaperto gli occhi e si sia lanciato contro Jusupov per poi avventarsi verso le scale e tentare di uscire dal Palazzo; allarmato dal rumore, Puriškevič scese al piano inferiore e sparò ripetutamente a Rasputin: uno dei proiettili penetrò il rene destro e si conficcò vicino alla spina dorsale; Rasputin cadde a terra sulla neve, appena fuori dalla porta.

In uno stato di parossismo totale, Jusupov sparò alla vittima nell’occhio destro con la pistola: questo fu il proiettile fatale e Rasputin morì nel giro di venti minuti. Dopo aver scartato l’idea di bruciare il corpo (come precedentemente avevano pianificato), i cospiratori, usando l’auto di Puriškevič, si diressero verso l’Isola Krestovskij e gettarono il cadavere dalla macchina oltre il parapetto in un buco nel ghiaccio che ricopriva il fiume Malaja Nevka.

In seguito al ritrovamento del corpo, su richiesta del granduca Aleksandr Michajlovič Romanov, suocero del principe Jusupov, lo zar escluse la possibilità di un processo e decise di inviare il granduca Dimitri e il principe Jusupov in esilio (Puriškevič era già sulla strada per il fronte).

Immagine d’apertura: foto di Rasputin

Il cadavere di Rasputin adagiato su una slitta.

Bibliografia e fonti varie