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Nidi e scuole dell’infanzia, la riforma mancata

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Nidi e scuole dell’infanzia, la riforma mancata
La protesta di Firenze

La protesta di Firenze
La protesta di Firenze
Piccoli si nasce, grandi si diventa. Per crescere occorrono tante cose: insieme all’amore dei genitori e dopo il latte materno fin da piccolissimi una buona scuola è quello che ci vuole, è come un cielo sicuro dove imparare a volare. Tutti i bambini hanno diritto ad un cielo sicuro e le Istituzioni dovrebbero provvedere. Facile a dirsi, difficile a farsi. A Firenze, il Comune, fra le proteste, apre alla gestione privata pomeridiana delle scuole dell’infanzia. Invece di assumere insegnanti, infatti, sceglie di affidare ore pomeridiane ai privati alla faccia della didattica e della continuità educativa. Scelte come questa rischiano di legittimare una scuola dell’infanzia che, come ha recentemente dichiarato la consigliera regionale Daniela Lastri sulla propria pagina fb, rischia di finire nel limbo dell’assistenza. A Prato, città all’avanguardia nella gestione di un sistema integrato pubblico privato dei nidi, le strutture paritarie accreditate e convenzionate che accolgono oltre 1000 bambini contro i circa 360 dei nidi comunali, tutte insieme scrivono al Comune perchè si sentono abbandonate nell’incertezza e per rivendicare più risorse e una maggiore attenzione. Il Governo Renzi ha promesso una riforma, definendola “la buona scuola”, con cui finalmente si dovevano far diventare i nidi servizi collettivi e non più a domanda individuale, inseriti nel sistema istruzione per la fascia 0-6 anni. Una bella dichiarazione di riforma che doveva prevedere anche la “sacrosanta” generalizzazione della scuola dell’infanzia, ancora una chimera per alcune zone del paese; poi, puff, dal Disegno di Legge tutto quello che atteneva all’infanzia è caduto nel vuoto di una delega al Governo. Perchè non si è messo subito il Parlamento in condizione di decidere e di legiferare in merito? Il governo promette immediatezza ma sulla scuola dell’infanzia fa chiacchere e gioca al rinvio. Servirebbe il contrario. C’è fretta, i bambini e le loro famiglie non possono più aspettare.
Sabrina Nieri

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