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Pierrot le Fou, storia del bandito che leggeva Vian e della sua donna

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Pierrot le Fou, storia del bandito che leggeva Vian e della sua donna
Jeam Paul Belmdo in Pierrot le Fou - una scena dal film di Godard del 1965

Massino Novelli, giornalista e scrittore, ci racconta la storia del bandito Pierre Carrot, Pierrot le Fou (Pierrot il pazzo in italiano), che per 40 anni ha animato le cronache francesi ed italiane, perfino quando probabilmente era già morto, vero mito e mistero, un raggio d’ombra sul secolo breve, fin nelle macerie della guerra e dell’occupazione tedesca, attraverso gli intrecci perversi tra criminalità e politica, dalla Francia di Vichy in avanti.

Un bandito sanguinario che leggeva Sputerò sulle vostre tombe di Boris Vian nella Parigi degli esistenzialisti; a lui si ispirò Jean Luc Godard per il film Il bandito delle 11, con Jean Paul Belmondo.

Lo scrittore premio Nobel Patrick Modiano rievoca in molti suoi romanzi un episodio della vita del padre, l’arresto subito nel 1943 in quanto ebreo e la sua liberazione grazie all’intervento di un ambiguo personaggio appartenente alla banda della rue Lauriston. Scrive Modiano in Riduzione di pena, «Ho sentito, quella sera, che avrebbe voluto trasmettermi la sua esperienza delle cose oscure e dolorose della vita, ma che per questo non c’erano parole».
È il cuore della narrativa di Modiano, un’indagine tra le ombre che avvolgono ogni esistenza, narrare quell’oscurità che il padre non aveva saputo svelare al figlio.

Della banda della rue Lauriston, criminali che, durante l’occupazione, oltre che dediti al mercato nero, prestavano alla Gestapo servizi di bassa polizia, fece parte Pierrot le Fou numero uno, al secolo Pierrot Lautrel, per poi passare, non appena cambiò il vento, nelle file della resistenza, sempre legato a filo doppio coi servizi segreti, tanto che sarà impossibile capire se fosse passato per mero interesse alla resistenza o se, al contrario, lo era già da prima un resistente, infiltrato dai servizi nelle fila della Gestapo.

Lautrel muore il 10 novembre 1946, in fuga da una rapina a un orefice di Parigi, completamente ubriaco, si spara per sbaglio un colpo di pistola mentre sta infilando l’arma nella cintura. I compagni lo seppelliscono di nascosto e la polizia, per almeno due anni, dà la caccia a un fantasma. Sul suo conto continuano ad addebitarsi i più importanti crimini de periodo fino alla comparsa sulla scena di un secondo Pierrot le Fou.

Il Pierrot n. 2, che di nome fa Pierre Carrot, aveva conosciuto e condiviso parte della sua carriera nel crimine con Lautrel. Per spavalderia ne aveva assunto il nome, approfittando della fama del predecessore; se ne pentirà quando sarà troppo tardi, vedendosi attribuiti, dopo la cattura, tutti i delitti non suoi. È la fine di una carriera tra crimini e evasioni rocambolesche, frutto di un assedio memorabile col dispiegamento di ben 500 agenti.

Insieme a lui viene arrestata la bella Katia, l’amante che, sebbene fuggiasco, non ha mai smesso di frequentare, il cui nome ha tatuato addosso, insieme alla scritta araba mektoub (“è scritto”), comune a molti malavitosi e reduci della Legione Straniera. La foto di Katia fa mostra di sé sulle pagine dei giornali, su L’Aurore il giornalista la presenta per la prima volta con il suo nome e con il suo cognome, Caterina Reynero, è italiana, una piemontese figlia di una delle tante famiglie delle regioni del nord Italia emigrate in cerca di fortuna e lavoro; non è certo fortunata la vita di Caterina, vive di prostituzione fino al riscatto parziale di diventare la donna del bandito più famoso di quei tempi.

Lautrel non sarà in pace neanche da morto – per tornare al primo Pierrot – nonostante il ritrovamento dei suoi resti nel maggio del 1949. In mancanza di una dichiarazione ufficiale, viene condannato in contumacia alla pena di morte; Pierre Carrot anima le cronache tra evasioni e successivi arresti, è un mito nell’immaginario popolare e un’ossessione per le forze dell’ordine tanto che, nonostante sia in carcere, viene visto aggirarsi in Italia, dove in Piemonte opera per qualche anno una parte della sua banda. Due destini che continueranno a intrecciarsi, connessi ad altri destini della piccola e grande storia di quel periodo, dalla bassa delinquenza ai compromessi della politica del tempo, addirittura un libro, Sputerò sulle vostre tombe di Boris Vian, un libro condannato dalla giustizia del tempo. Per irriverenza Carrot si fa fotografare mentre lo legge perché è un “libro criminale”, proprio come lui, di cui si ignora il destino finale; semplicemente sparirà dalle cronache e dai rotocalchi, come si addice al mistero che lo aveva sempre avvolto.

Pierrot le Fou, storia del bandito che leggeva Boris Vian e della sua donna, di Massimo Novelli, Oltre edizioni, 2020.