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Profughi, la comunità Sinti di Prato pronta ad accoglierli

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Profughi, la comunità Sinti di Prato pronta ad accoglierli

La solidarietà data da chi ti aspetteresti, sbagliando, capace soltanto di chiederla. Succede a Prato, dove il rappresentante di Sinti e Rom, Ernesto Grandini, ha rivolto un appello all’accoglienza che non manca di concretezza.
In un comunicato, diffuso da Left Lab, del cui coordinamento Grandini fa parte, si legge in breve la proposta.
«Stiamo assistendo da mesi a un dibattito drammatico sul tema dell’immigrazione – scrive il presidente della comunità Sinti e Rom di Prato e membro del coordinamento di Left Lab – Come ogni estate riemerge prepotentemente e sempre con più forza l’emergenza profughi, con le sue centinaia di morti nel mediterraneo e un sistema di accoglienza costantemente sotto la lente d’ingrandimento, travolto da scandali, speculazioni politiche di ogni tipo, inefficienze e degrado. Anche se, va sottolineato, su questo versante non mancano certo esperienze virtuose e positive».
«La comunità Rom e Sinti di Prato, come le altre diffuse su tutto il territorio nazionale, conosce bene la violenza verbale (e non solo) che alimenta odio, paura e razzismo nei confronti del diverso – continua Grandini – Abbiamo sempre reclamato maggiori diritti per le minoranze, non solo per le nostre, ci siamo sempre battuti per l’eguaglianza, per il contrasto alla xenofobia e per il diritto ad una vita dignitosa per tutti. Come cittadini italiani e pratesi (perché questo siamo), come europei e come Sinti, non possiamo continuare a guardare con indifferenza tutto quello che sta accadendo. La mia comunità è quindi disponibile ad accogliere i profughi, nella misura in cui può essere per noi sostenibile e per loro dignitosa».
«Siamo portatori incessanti di una domanda di accoglienza e tolleranza nei nostri confronti – conclude Grandini – Oggi vogliamo provare a dare invece il nostro piccolo contributo in una città come Prato, che rispetto a tante altre della Toscana sta accogliendo un gran numero di migranti. Non sarà certo un gesto risolutivo ma potrebbe cambiare la vita a qualcuno ed è nostro dovere, come cittadini italiani, dare un contributo di solidarietà ai problemi che vive il territorio in cui viviamo e una risposta diversa dalla paura».

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