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La prima assoluta di Pinocchio

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La prima assoluta di Pinocchio

Il 7 luglio 1881 viene pubblicata la prima puntata del romanzo “Le avventure di Pinocchio” di Carlo Collodi.

Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino“, romanzo di Carlo Collodi, pseudonimo di Carlo Lorenzin, hanno come protagonista Pinocchio, un burattino di legno parlante e dalla personalità di un bambino, il quale dopo mille avventure e peripezie, diventa umano, un “bambino vero”. Pinocchio è tra i romanzi più famosi della letteratura italiana e mondiale(è stato tradotto secondo una indagine dell’UNESCO di fine anni 90′ in oltre 240 lingue), in linea col realismo in voga all’epoca presenta, nonostante sia rivolto tendenzialmente ai ragazzi, un ritratto della società duro e realistico, che gli elementi magici e fantastici non diminuiscono. Pinocchio è stato oggetto di numerose trasposizioni di vario tipo, teatrali, cinematografiche ecc. Il romanzo ha varie interpretazioni possibili: pedagogica, sociale, esoterica, cattolica.

Come per molti altri romanzi dell’epoca, anche la storia editoriale di Pinocchio vede l’autore pubblicare inizialmente l’opera a puntate. Collodi la pubblicò senza troppa convinzione e probabilmente per pagarsi dei debiti di gioco, sulla prima annata del 1881 del Giornale per i bambini diretto da Ferdinando Martini, un periodico settimanale supplemento del quotidiano Il Fanfulla, nella quale furono pubblicati i primi otto episodi. Collodi definì il suo lavoro «una bambinata» e disse al direttore del giornale: «Fanne quello che ti pare, ma, se la stampi, pagamela bene, per farmi venire voglia di seguitarla». La conclusione che Collodi pensò per la sua storia (L’intenzione dell’autore era infatti quella di concludere il racconto con il burattino che, impiccato, «stirò le gambe e, dato un gran scrollone, rimase lì come intirizzito.») non soddisfò affatto i lettori, e in seguito alle proteste ansiose e rammaricate dei piccoli lettori, il giornale convinse Collodi a continuare la storia. Il lavoro, tuttavia, non fu agevole, tanto che occorsero altri due anni per vederne la conclusione, giungendo al classico finale, in linea con l’obiettivo pedagogico dell’opera, in cui Pinocchio si trasforma non solo in un bambino in carne ed ossa, ma per dirla con le parole di Pinocchio stesso, diventa “un ragazzino perbene” perché ha capito i suoi errori e diventa educato e studioso.

Benché sia stato scritto nel 1881, il romanzo è ambientato nel passato, presumibilmente all’epoca del Granducato di Toscana o all’indomani dell’Unità d’Italia, come si può notare anche dai riferimenti ai quattrini, soldi e zecchini d’oro che vengono citati nella storia, ma con la presenza dei Reali Carabinieri, corpo armato sabaudo. Durante il periodo di Leopoldo II (1824-1859) gli zecchini d’oro corrispondevano a 80 crazie o a 400 quattrini, mentre un soldo era pari a 3 quattrini.