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Siena, i sindacati rompono con il Monte dei Paschi

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Siena, i sindacati rompono con il Monte dei Paschi

Rottura fra sindacati e Monte dei Paschi di Siena, a poche ore dall’assemblea degli azionisti convocata per domani a Siena per il rinnovo del consiglio di amministrazione e delle cariche di presidente e di amministratore delegato. La banca senese è l’unica azienda creditizia italiana che annovera lo Stato come azionista di riferimento. Un dato che acuisce di fatto la tensione, con i rappresentanti dei lavoratori che sottolineano come il Monte dei Paschi di Siena abbia «bisogno di una gestione delle risorse umane diversa e più competente». Lo si legge nel volantino nel quale i sindacati confederali e autonomi aziendali della banca accusano l’azienda di non «non conoscere quello di cui si parla».

Il motivo scatenante è la decisione unilaterale dell’azienda di abolire il lavoro agile nella rete filiali a partire da domani. «Il lavoro agile verrebbe indiscriminatamente sostituito dai permessi retribuiti», a carico dell’ammortizzatore sociale di settore, rifinanziato dai decreti del premier Giuseppe Conte.
«Il lavoro agile ha consentito a migliaia di colleghe e colleghi di ridurre al minimo il rischio contagio – spiega Eleonora Miniati della Fisac Cgil di Prato – e di gestire, anche se con grande fatica, problemi familiari derivanti dalla chiusura delle scuole ma anche delle dimissioni di badanti e baby sitter. Lo stesso lavoro agile ha consentito ai dipendenti di lavorare alle migliaia di richieste di privati e aziende di sospensione di mutui, anticipazioni di cassa Integrazione, finanziamenti previsti dai decreti. Un lavoro che sarebbe stato e sarà impossibile svolgere in filiale da lunedì, con la clientela davanti».

«I dipendenti del Monte dei Paschi rappresentano una parte importate della popolazione bancaria del nostro territorio – racconta Diego Viti, segretario generale Fisac Cgil Prato – In provincia di Prato sono quasi 200 le lavoratrici e i lavoratori di Mps, e tantissimi sono i genitori con figli minori di 14 anni che con questa decisione si ritrovano nell’impossibilità di svolgere la loro attività. Abbiamo già ricevuto diverse segnalazioni, questa decisione non giova a nessuno. Le famiglie dovranno accedere ai congedi Inps, che nel migliore dei casi e per un numero di giorni limitati coprono solo la metà della retribuzione».

La situazione che potrebbe crearsi nelle filiali della banca senese avrà ripercussioni su tutto il Paese e, per restare in Toscana, ma a Prato, c’è forte preoccupazione. «La banca non sarà in grado di dare risposte al Paese tramite l’erogazione di tutte le misure previste dai decreti – osserva Daniela Boschi, segretaria della Camera del lavoro pratese – A Prato non ce lo possiamo permettere. Il tessuto sociale e quello manifatturiero e industriale hanno subito un durissimo colpo. Lo dimostrano i dati in nostro possesso che divulgheremo in occasione della conferenza stampa convocata per martedì dalla segreteria della Camera del lavoro. Famiglie e imprese non possono accollarsi anche le conseguenze delle sciagurate decisioni di una delle maggiori banche del territorio. La situazione è ancora più paradossale perché lo Stato è il primo azionista di Mps. Lo stesso Stato che indica le misure emergenziali per l’uscita dalla crisi economica derivata dalla crisi sanitaria, lo stesso Stato che detta le misure di contenimento del virus e che indica lo smart working come una delle misure principali».