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StoriAscoltando: “I Vow to Thee, my country”

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StoriAscoltando: “I Vow to Thee, my country”

“I Vow to Thee, my country” è un inno patriottico inglese realizzato nel 1921, quando al tono musicale del compositore Gustave Theodore Holst fu aggiunto il testo del diplomatico Sir Cecil Spring Rice e ha come tema l’amore che il cristiano ha per due patrie, il proprio paese e il Regno dei Cieli. Forse il più noto inno patriottico inglese del ventesimo secolo, è stato usato in molte occasioni solenni, quali i funerali di Winston Churchill e di Margaret Thatcher, il matrimonio e il funerale della principessa del Galles, Diana.

La musica è nata come una melodia senza parole del compositore inglese Gustave Theodore Holst ed è tratta dal movimento “Jupiter” della sua suite del 1917 chiamata I pianeti. Holst chiamò ins eguito il tono della melodia “Thaxted “.

Il testo dell’inno origina da una poesia del diplomatico Sir Cecil Spring Rice, scritta nel 1908 o 1912, intitolata “Urbs Dei” (“La città di Dio”) o “Le due patrie”. La poesia descriveva come un cristiano deve la sua lealtà sia alla sua patria che al regno celeste.

Nel 1908, Spring Rice fu assegnata all’ambasciata britannica a Stoccolma. Nel 1912 fu nominato ambasciatore negli Stati Uniti d’America, dove influenzò l’amministrazione di Woodrow Wilson ad abbandonare la neutralità e unirsi alla Gran Bretagna nella guerra contro la Germania. Dopo che gli Stati Uniti entrarono in guerra, fu richiamato in Gran Bretagna. Poco prima della sua partenza dagli Stati Uniti nel gennaio 1918, riscrisse e ribattezzò “Urbs Dei”, alterando in modo significativo il primo verso per concentrarsi sui temi dell’amore e del sacrificio piuttosto che “il rumore della battaglia” e “il tuono delle armi”, creando un tono più malinconico in vista della terribile perdita di vite umane subita nella Grande Guerra.

Qui di seguito il testo originale inglese con traduzione italiana a fianco:

I vow to thee, my country, all earthly things above,
Entire and whole and perfect, the service of my love;
The love that asks no questions, the love that stands the test,
That lays upon the altar the dearest and the best;
The love that never falters, the love that pays the price,
The love that makes undaunted the final sacrifice.

And there’s another country, I’ve heard of long ago,
Most dear to them that love her, most great to them that know;
We may not count her armies, we may not see her King;
Her fortress is a faithful heart, her pride is suffering;
And soul by soul and silently her shining bounds increase,
And her ways are ways of gentleness, and all her paths are peace.

Io voto a te, oh mio paese, tutte le cose terrene al di sopra, Intero, pieno e perfetto, il servizio del mio amore; L’amore che non fa domande, l’amore che supera la prova; Che depone sull’altare il più caro e il migliore; L’amore che non cede mai, l’amore che paga il prezzo, L’amore che impavido fa il sacrificio finale.

E c’è un altro paese, di cui ho sentito molto tempo fa, Il più caro a coloro che lo amano, il più grande a coloro che lo conoscono; Potremo non contarne gli eserciti, potremo non vederne il Re; La sua fortezza è un cuore fedele, il suo orgoglio è sofferenza; E anima per anima e silenziosamente i suoi luminosi legami crescono, E i suoi modi sono modi di gentilezza, e tutte le sue strade sono pace.

Il video dell’inno è dal canale youtube Ingen, che si occupa di musiche e canzoni storiche e nazionali varie.

Testo da Hymnary.org

Info sul testo dalla wiki inglese