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Poche cure palliative e troppo dolore in attesa della morte

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Poche cure palliative e troppo dolore in attesa della morte

Fine vita, soltanto un paziente su tre usufruisce delle cure palliative. È quanto è emerso dall’indagine condotta dall’Agenzia regionale di Sanità della Toscana. I numeri sono stati resi noti durante un convegno promosso dalla Fondazione File.

L’attivazione delle cure palliative avviene in pochi casi, con ampia variabilità tra zone di residenza e con un andamento pressoché stabile tra il 2015 e il 2017. L’11% dei pazienti ha attivato un percorso domiciliare con i servizi territoriali, il 20% si è rivolto all’hospice e una piccola quota (3%) ha usufruito sia dell’hospice che delle cure domiciliari. 

La nostra regione è ancora concentrata sulle cure ospedaliere e ad alto livello di intensità e invasività. Oltre il 70% dei pazienti viene ricoverato in ospedale almeno una volta nell’ultimo mese di vita. Più della metà dei malati cronici muore in ospedale, mentre per i malati di tumore questo avviene nel 40% dei casi, con un trend in aumento nei tre anni esaminati. 

«Il convegno di File ha proprio l’intenzione di diffondere tra la popolazione e tra gli operatori sanitari e i medici di Medicina Generale la conoscenza del ruolo che le cure palliative possono avere per migliorare la qualità della vita delle persone nella fase avanzata della patologia – ha detto Donatella Carmi, presidente di File – Occorre contrastare l’idea che le cure palliative e la degenza in Hospice siano rivolte solo agli ultimi giorni di vita».

Nel corso del convegno, l’attrice Daniela Morozzi ha riletto in forma teatrale le conversazioni telefoniche che avvengono tra le persone malate e i centralinisti di File che rispondono alle loro esigenze e ai loro bisogni. Al convegno è intervenuto anche Sandro Spinsanti, direttore Istituto Giano e membro del comitato scientifico di File, che ha sottolineato: «Per curare, le pillole non bastano. Servono le parole».