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Vincenzo Peruggia ruba la Gioconda

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Vincenzo Peruggia ruba la Gioconda

La notte tra il 20 e il 21 agosto 1911 la Gioconda viene rubata da un ex-impiegato del museo del LouvreVincenzo Peruggia, originario di Dumenza, paesino nei pressi di Luino in Lombardia, Italia.

Della sottrazione, avvenuta prima di un giorno di chiusura del museo, si accorse il martedì 22 agosto un copista, Louis Béroud, che aveva avuto il permesso per riprodurre l’opera a porte chiuse. La notizia del furto fu ufficializzata solo il giorno dopo, anche perché all’epoca non era infrequente che le opere venissero temporaneamente rimosse per essere fotografate.

Era la prima volta che un dipinto veniva rubato dal Louvre, e a lungo la polizia brancolò nel buio. Fu sospettato il poeta francese Guillaume Apollinaire che venne arrestato dopo aver dichiarato di voler distruggere i capolavori di tutti i musei per far posto all’arte nuova e condotto in prigione il 7 settembre 1911; il suo arresto si basava su una calunnia, causata da una ripicca, da parte dell’amante Honoré Géri Pieret, che era stato accusato di aver ricettato alcune statuette antiche rubate dal museo. Anche Pablo Picasso venne interrogato in merito, ma, come Apollinaire, fu in seguito rilasciato. Sospetti caddero anche sull’Impero tedesco, rivale politico della Francia, ipotizzando un furto di Stato. Mentre crescevano sospetti e polemiche poiché si scoprì che le uniche misure di sicurezza adottate dal museo consistevano nell’aver addestrato al judo un gruppo di guardie, si iniziò a ritenere il capolavoro perso per sempre. Franz Kafka vide una cornice vuota, e dopo un po’ il posto lasciato dalla Gioconda sulla parete fu preso dal Ritratto di Baldassarre Castiglione di Raffaello.

In effetti era stato Vincenzo Peruggia, come accennato sopra, a rubare il dipinto. Egli infatti, convinto che la Gioconda fosse un’opera appartenente all’Italia e che fosse stata sottratta al nosto paese da Napoleone, lo aveva rubato, rinchiudendosi nottetempo in uno sgabuzzino e, trascorsavi la notte, staccando il dipinto di prima mattina e uscendo dal museo con il ritratto sotto il cappotto; egli stesso ne aveva montato la teca in vetro, quindi sapeva come smontarla per sottrarlo. Uscì in tutta calma; chiese anche a un idraulico un aiuto per uscire dal museo, essendo sparita la maniglia del portone d’ingresso, e all’uscita sbagliò tram, optando poi per un più comodo taxi. Messa l’opera in una valigia, posta sotto il letto di una pensione di Parigila custodì per ventotto mesi e successivamente la portò nel suo paese d’origine, a Luino, con l’intenzione di “regalarlo all’Italia”, dopo aver ottenuto da qualcuno la garanzia che il dipinto sarebbe rimasto nel suo paese. Ingenuamente tuttavia, Peruggia nel 1913 si recò a Firenze per rivendere l’opera. Si rivolse all’antiquario fiorentino Alfredo Geri, che ricevette una lettera firmata “Leonardo” in cui era scritto che «Il quadro è nelle mie mani, appartiene all’Italia perché Leonardo è italiano» con una proposta di restituzione a fronte di un riscatto di 500 000 lire «per le spese». Incuriosito, l’11 dicembre 1913, l’antiquario fissò un appuntamento nella stanza 20 al terzo piano dell’Hotel Tripoli, in via de’ Cerretani (albergo che poi cambiò il nome proprio in Hotel Gioconda), accompagnato dall’allora direttore degli Uffizi Giovanni Poggi. I due si accorsero che l’opera non era uno dei tanti falsi in circolazione, ma l’originale e se la fecero consegnare per “verificarne l’autenticità”. Nell’attesa il Peruggia se ne andò a spasso per la città, ma venne rintracciato e arrestato. Il ladro, processato, venne definito “mentalmente minorato” e condannato a una pena di un anno e quindici giorni di prigione, poi ridotti a sette mesi e quindici giorni. La sua difesa si basò tutta sul patriottismo e suscitò qualche simpatia (si parlò di “peruggismo“). Egli stesso dichiarò di aver passato due anni “romantici” con la Gioconda appesa sul suo tavolo di cucina.

Attualmente ci sono due teorie predominanti riguardo al furto della Gioconda. Peruggia disse di averlo fatto per un motivo appunto patriottico: voleva riportare il dipinto in mostra in Italia “dopo che era stato rubato da Napoleone” (quando Peruggia lavorava al Louvre, seppe di come Napoleone depredasse molte opere italiane di arte durante le guerre napoleoniche).

Alcuni esperti hanno messo in dubbio il movente del ‘patriottismo’ sulla base del fatto che se il ‘patriottismo’ fosse il vero movente Peruggia avrebbe donato il dipinto a un museo italiano, piuttosto che aver tentato di trarre profitto dalla sua vendita. La questione del denaro è confermata anche dalle lettere che Peruggia ha inviato al padre dopo il furto. Il 22 dicembre 1911, quattro mesi dopo il furto, scrisse che Parigi era il luogo in cui “farò la mia fortuna e che la sua (fortuna) arriverà in un colpo solo“. L’anno successivo (1912), scrisse: ” Ti faccio voto di vivere a lungo e goderti il ​​premio che tuo figlio sta per realizzare per te e per tutta la nostra famiglia“.

Messo sotto processo, la corte ha convenuto, in una certa misura, che Peruggia ha commesso il suo crimine per motivi patriottici e gli ha dato una sentenza clemente. Come menzionato sopra, fu mandato in prigione per un anno e 15 giorni, ma fu salutato come un grande patriota in Italia e scontò solo sette mesi di carcere.

Peruggia fu scarcerato dopo poco tempo e prestò servizio nell’esercito italiano durante la prima guerra mondiale. Durante la guerra fu catturato dall’Austria-Ungheria e tenuto prigioniero per due anni fino alla fine della guerra e fu rilasciato. In seguito si sposò, ebbe una figlia, Celestina, tornò in Francia e continuò a lavorare come pittore decoratore usando il suo nome di nascita Pietro Peruggia. Morì l’8 ottobre 1925 (il suo 44esimo compleanno) nella città di Saint-Maur-des-Fossés, in Francia. Fu sepolto nel cimitero di Condé a Saint-Maur-des-Fossés, in Francia. Negli anni ’50, i resti di Peruggia furono riesumati e ricollocati nel deposito delle ossa del cimitero.

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La Gioconda restituita al Louvre

Immagine d’apertura: la Gioconda, dipinto di Leonardo da Vinci

Bibliografia e fonti varie

  • Extrait du Proces-Verbal de la confrontation de M. Vingoolle avec Peruggia, 20 Dec.. 1913, Archives Nationales, Paris
  • Peruggia mugshot, 25 January 1909, Archives Nationales, Paris
  • Mona Lisa Is Missing, 2013, Virgil Films, dir. Joe Medeiros
  • Chua-Eoan, Howar (1 March 2007). “STEALING THE MONA LISA, 1911”The Top 25 Crimes of the Century. Time Magazine. Archived from the original on 15 January 2010.
  • “The Theft That Made The ‘Mona Lisa’ A Masterpiece”NPR.org. Retrieved 6 November 2017.
  • Peruggia Lettera 22 Dicembre 1911, Archivio di Stato, Firenze
  • Mio padre, il ladro della Gioconda Archived 17 September 2012 at archive.today
  • “The Theft of the Mona Lisa: On Stealing the Worlds Most Famous Painting” (2011, ARCA Publications), a monography by Noah Charney
  • Mona Lisa Is Missing (formerly The Missing Piece), a 2012 documentary by Joe Medeiros