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Immigrazione: respinta mozione su realizzazione del Centro di permanenza per i rimpatri in Toscana

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<strong>Immigrazione: respinta mozione su realizzazione del Centro di permanenza per i rimpatri in Toscana</strong>

L’atto, presentato dalla consigliera Elisa Tozzi, chiedeva di adottare tempestivamente iniziative per una struttura regionale

di Angela Feo, 5 aprile 2023

Firenze – Respinta dall’Aula la mozione presentata dalla consigliera Elisa Tozzi che chiedeva al Presidente e alla Giunta regionale di adottare tempestivamente iniziative necessarie alla realizzazione del Centro di permanenza per i rimpatri (Cpr) in Toscana.

Uno degli obiettivi dell’atto, ha spiegato la consigliera Tozzi, “è quello di fare chiarezza sulla posizione della Giunta regionale rispetto a un tema molto sentito dai cittadini, tanto che il Comitato di Porta a Prato ha acquistato una pagina di giornale per esprimere preoccupazione per la situazione di insicurezza che affligge quell’area di Firenze degenerata anche a causa della presenza di cittadini immigrati che delinquono”. Tozzi ha ricordato come “nel dicembre 2022, la proposta di creare un Centro per rimpatri fosse stata condivisa dalla Conferenza regionale per la sicurezza, composta dai prefetti, sindaci e dal presidente della Regione, come confermato anche dall’ex prefetto Valenti. Chiedo dunque che il Consiglio si esprima con chiarezza su questa questione”.

Il presidente della commissione Sanità Enrico Sostegni ha ribadito la completa contrarietà rispetto ai Cpr. “Essi – ha affermato – non sono luoghi di detenzione per chi ha commesso reati, ma luoghi di detenzione amministrativa. Siamo di fronte all’unico caso in cui a una persona viene limitata la libertà di circolazione perché commette un’irregolarità amministrativa, ovvero quella di non essere in regola col permesso di soggiorno o di essere in attesa di identificazione”. “Inoltre – ha continuato – si tratta di luoghi in cui le persone hanno tutela inferiore rispetto agli istituti penitenziari perché non c’è una magistratura di sorveglianza competente e non sono previste misure sanitarie o di rieducazione. Le strutture sono poi affidate a soggetti privati che della loro gestione fanno un business”. Sostegni ha ricordato anche i costi “altissimi” (“la stima rispetto al periodo 2018-2020 è di 44 milioni spesi per 10 Cpr”) e le medie dei rimpatri, che è del 49 per cento, “a dimostrazione della scarsa efficacia rispetto agli obiettivi”. “Ancora – ha concluso –, scaduti i 120 giorni, le persone vengono lasciate per strada senza alcuna tutela o assistenza, generando situazioni di disagio sociale e degrado”.

Silvia Noferi ha sottolineato come “quella dei Cpr ricordi l’idea settecentesca delle grandi strutture di reclusione che portarono all’istituzione dei manicomi in cui si toglieva la libertà dei soggetti ritenuti socialmente non desiderabili”. “I Cpr non sono una soluzione – ha affermato – e fa inorridire l’idea che si possa impedire la libertà a una persona che non ha commesso reati, rinchiudendola in una struttura privata in cui non ci sono controlli dello Stato atti a garantire incolumità e regole di vita sociale. Dovremmo fare una battaglia per abolire i 9 Cpr presenti in Italia, non per costruirne altri”.

Elena Meini ha evidenziato che su questo tema si utilizzano due pesi e due misure: “Che i centri di rimpatrio siano fondamentali lo dicono i sindaci di qualsiasi colore politico, i prefetti, i presidenti di provincia toscani – ha detto – Tanti di loro hanno lanciato grida d’allarme e i prefetti hanno dichiarato che sono un aiuto nella gestione della sicurezza. Quindi è necessario trovare una soluzione in condivisione con Comuni e Regioni, magari realizzando delle strutture distanti dai centri abitati, e sono certa che il Governo la troverà”.

Marco Landi, che ha annunciato voto favorevole, ha ricordato che “il prefetto Valerio Valenti aveva parlato di una struttura da 40-50 posti da realizzare in Toscana, con l’appoggio del sindaco Nardella, che avrebbe dovuto accogliere soggetti pluripregiudicati in attesa di essere espatriati”. “Tre secondo il prefetto i punti di forza – ha aggiunto -: accelerare le procedure, risparmiare soldi e risorse umane, migliorare la sicurezza nel territorio. Se andiamo a vedere i dati, l’aumento degli immigrati ha portato più criminalità, come hanno segnalato dai sindaci stessi. È grave dire che i Cpr sono peggio degli istituti penitenziari. E la mia domanda è: qual è l’alternativa?”.