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Nasce Philip K Dick

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Nasce Philip K Dick

Il 15 dicembre 1982 nasce Philip K Dick, celebre scrittore di fantascienza dalle cui opere sono stati in seguito tratti film di fama mondiale come Blade Runner.

Nato a Chicago nel 1928, di parto prematuro, con la sorella gemella Jane Charlotte, in una famiglia dai legami burrascosi (la madre, da lui descritta come nevrotica, divorziò dal padre pochi anni dopo la nascita dei gemelli), Philip Dick trascorse un’infanzia e un’adolescenza solitarie e tormentate: la sorellina morì a poche settimane dalla nascita, forse a causa di un’intolleranza al latte materno. Con lei, per tutta la vita, Dick mantenne un profondo legame alimentando, nei suoi confronti, un mai sopito senso di colpa unitamente a un forte senso di incompletezza; per sua espressa volontà fu sepolto accanto a lei, in una tomba doppia). Dopo il divorzio, la madre si trasferì a Berkeley portandolo con sé. Philip era un bambino tranquillo che amava leggere e ascoltare musica classica, incoraggiato dalla madre. In California trascorse gran parte della vita.

Philip K Dick nel 1962

In California frequentò l’Università di Berkeley senza concludere gli studi a causa della sua militanza nel movimento contro la guerra di Corea e del suo pacifismo; per continuare gli studi universitari avrebbe dovuto sostenere un corso di addestramento – ROTC – come ufficiale della riserva, all’epoca obbligatorio, avendo problemi a causa del maccartismo di quegli anni. Incominciò a lavorare in un negozio di dischi dove conobbe la prima moglie, Jeanette Marlin (il matrimonio durò da maggio a novembre ’48).

L’incontro con la fantascienza probabilmente avvenne per caso nel 1949 (anche se il suo primo racconto, Stability, pubblicato postumo, fu scritto nel 1947), quando invece di una rivista di divulgazione scientifica acquistò per sbaglio una di fantascienza. Esordì nel 1952 sulla rivista Planet Stories. Lasciata la prima moglie, si risposò con Kleo Apostolides (dal 14 giugno 1950 al 1959), militante comunista di origini greche. Al negozio conobbe un editore di gialli e fantascienza ed incoraggiato da Kleo pubblicò i primi romanzi e racconti. Di giorno girava per casa e di notte scriveva, leggeva e studiava il latino. Ebbe un paio di fugaci relazioni con ragazze dai lunghi capelli neri, perché da bambino aveva un’amica immaginaria, prima bimba poi ragazza, che immaginava così, figura idealizzata della perduta sorella Jane. Nel 1955 pubblicò il suo primo romanzo, Solar lottery. Quando Dick si trasferì nella zona rurale di Point Reyes, a nord di San Francisco, in quella Marin County che fu l’ambientazione di diverse opere (tra tutte Cronache del dopobomba), il suo matrimonio con Kleo andò in crisi.

Copertina di “The Man in the High Castle” di Philip K Dick, in italiano il titolo è “La Svastica sul Sole”

È qui che conobbe Anne Williams Rubinstein, la terza moglie (rimasero sposati dal 1º aprile 1959 all’ottobre 1965). Anne era una donna colta e di forte personalità, vedova e madre di tre figlie, che gli diede una figlia: Laura Archer (25 febbraio 1960). Dick si trasferì a casa di Anne, e per mantenere la famiglia e il tenore di vita della moglie abbandonò la fantascienza, poco remunerativa e per niente prestigiosa, per tentare di occuparsi di narrativa mainstream, ma vivendo ciò come una sconfitta, di cui considerò responsabile la moglie. Nel 1962 pubblicò il romanzo distopico La svastica sul sole, uno dei suoi capolavori, che l’anno dopo gli valse il prestigioso Premio Hugo. Il matrimonio comunque andò a pezzi, sia per la scarsa considerazione della moglie, sia perché Dick si convinse che la moglie avesse assassinato il precedente marito e che avrebbe fatto lo stesso con lui. Divorziarono nel 1965 e Dick si trasferì a San Francisco.

Nel 1972 riprese a scrivere. Tra il febbraio e il marzo del 1974 Dick incominciò a sentire voci e avere visioni in sogno e da sveglio. Convinto di vivere un’esperienza mistica e di essere in comunicazione con un’entità superiore, prese a scrivere, dal 1974 al 1982, l’Esegesi, una sterminata raccolta di appunti a carattere teologico-filosofico che alla fine conterà più di 8000 pagine, un milione di parole, a partire dai quali trasse una trilogia, Trilogia di Valis (dove Valis è l’acronimo di Vast active living intelligence system). A Valis pubblicato nel 1980, seguì Divina invasione dell’anno successivo, mentre il terzo e conclusivo romanzo, The Owl in Daylight, restò un abbozzo, punto d’arrivo della sua visione gnostica del divino.

Nel 1977 Tess, stanca della sua follia, lo lasciò. Dick tentò il suicidio tagliandosi le vene in garage, ingerendo barbiturici a bordo della sua Fiat. Ma vomitò parte dei farmaci, le ferite erano ridicole e il motore dell’auto si spense, impedendogli di morire. Il giorno dopo telefonò allo psicoterapeuta, che lo fece immediatamente ricoverare. Nei lunghi giorni di degenza Dick giunse alla conclusione che la presenza che lo aveva sempre accompagnato nella sua travagliata esistenza era Jane, la sorella mai morta.

Prima copertina di “Do Androids Dream Electric Sheep?” di Philip K Dick, reso in italiano come “Il cacciatore di androidi”

Nella notte del 17 febbraio 1982, dopo aver rilasciato un’intervista, ebbe un primo infarto, seguito da altri nei giorni successivi. Si spense il 2 marzo a Santa Ana in California, proprio quando i diritti delle sue opere cominciavano finalmente a dargli una certa sicurezza economica e a poche settimane dall’uscita del film Blade Runner, diretto da Ridley Scott, liberamente ispirato al suo Il cacciatore di androidi (Do Androids Dream of Electric Sheep?). Dick non poté vedere il film completato, anche se riuscì a visitarne il set. Il padre Edgar portò la salma del figlio al Riverside Cemetery di Fort Morgan, in Colorado, inumandolo accanto a quella sorella gemella che per tutta la vita lo aveva ossessionato.

A partire dalla sua morte, avvenuta per infarto cardiaco, Dick ha influito profondamente con la sua opera non solo sulla fantascienza, ma sulla narrativa nordamericana in generale; la fama al di fuori della fantascienza arrivò tuttavia solo dopo che i diversi adattamenti cinematografici delle sue opere lo fecero conoscere a un pubblico più vasto (in particolare Blade Runner di Ridley Scott). I suoi lavori sono ora tra i più popolari della fantascienza e della letteratura postmoderna in generale (Ursula K. Le Guin lo definì “il nostro Borges“), e si può affermare che da morto Dick abbia ottenuto sia la fama sia il rispetto da parte dei critici; ciò che in vita aveva a un tempo desiderato e temuto.

Scartando la visione ottimistica e semplicistica della fantascienza dell’età dell’oro, Dick esplorò con continuità i temi della natura della realtà e dell’umanità nei suoi romanzi popolati di persone comuni, piuttosto che da élite galattiche. Dedicò grande attenzione all’impatto dei mass media sulla società e la politica. S’interrogò su questioni importanti della storia e della cultura degli Stati Uniti. Fu parte integrante dell’ondata postmoderna.

Anticipando il genere cyberpunk, Dick esplorò l’anomia della California settentrionale in molti suoi lavori. Il suo acclamato romanzo La svastica sul Sole (o L’uomo nell’alto castello), vincitore del Premio Hugo, è un lavoro pionieristico che unisce i generi dell’ucronia e della fantascienza. Ha scritto anche moltissimi racconti brevi, pubblicati in massima parte su riviste pulp. Le sue opere sono caratterizzate da un senso della realtà costantemente eroso, con protagonisti che spesso scoprono che i loro cari (o anche loro stessi) sono segretamente robot, alieni, esseri soprannaturali, sottoposti a lavaggio del cervello, spie, morti o una combinazione di queste possibilità.

Immagine d’apertura: Philip k Dick negli ultimi anni di vita

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