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Riunione congiunta delle commissioni Istruzione e Aree Interne della Toscana. Auditi l’assessore regionale Nardini, l’Ufficio scolastico regionale e i sindacati di categoria

di Emmanuel Milano

Firenze – Riunione congiunta lunedì 13 novembre per la commissione Istruzione e cultura presieduta da Cristina Giachi (Pd) e la commissione per il sostegno e la valorizzazione della Aree interne della Toscana presieduta da Marco Niccolai (Pd). All’ordine del giorno le audizioni sul piano di dimensionamento scolastico e di accorpamento degli istituti, con particolare riferimento alle aree interne.

Un’approfondita riflessione, fatta insieme all’assessore regionale all’Istruzione e formazione Alessandra Nardini e ai rappresentanti dell’Ufficio scolastico regionale e dei sindacati di categoria, apprezzata dalla presidente della commissione Istruzione e cultura Cristina Giachi: “Oggi abbiamo fatto un’importante commissione congiunta per affrontare il tema del dimensionamento scolastico, dell’accorpamento degli istituti comprensivi che deriverebbe sul nostro territorio dalla norma nazionale che innalza il numero di studenti necessari per formare un istituto comprensivo. Coralmente con i sindacati, l’Ufficio scolastico regionale e l’assessorato abbiamo condiviso come si tratti di un tema delicatissimo e cruciale quando incrocia il futuro delle scuole collocate nelle aree interne e nelle periferie estreme del nostro territorio. Lì la scuola rappresenta un presidio di cittadinanza, ed è funzionale al mantenimento di un livello di popolazione adeguato dei territori”.

Il presidente della commissione Aree interne Marco Niccolai che ha ringraziato la Giunta e l’assessore Nardini per la decisione e la tempestività, ha sottolineato come “l’intervento sia stato chiesto dal Consiglio regionale con una mozione approvata nel febbraio del 2023 rispetto ai contenuti della legge di bilancio 2023. Le audizioni di questa giornata confermano e rafforzano tutti gli elementi di criticità. Si potrebbe pensare che l’intervento del Governo riguardi solo il dirigente scolastico, ma le audizioni ci hanno detto non c’è solo il tema della loro riduzione, ma a cascata ci sono una serie di altre conseguenze, sulla riduzione degli organici, dei collaboratori amministrativi, che hanno una funzione silenziosa e preziosa, e che in ultima analisi va a ripercuotersi sull’esistenza dei plessi”.

“Questo legame – ha proseguito – aumenta ancora di più la nostra preoccupazione, perché nelle aree interne agli effetti dell’inverno demografico e dello spopolamento, si andrebbe ad aggiungere la riduzione degli organici di questi istituti comprensivi. L’altro elemento è che avere istituti comprensivi che diventeranno nei territori delle aree interne, al netto di alcune deroghe, ancora più estesi, creerà un ulteriore meccanismo di allentamento dei rapporti tra l’istituzione scolastica e l’amministrazione comunale del territorio.  Il mio augurio è che il prossimo 21 novembre la Corte Costituzionale, con la sua valutazione sulla legittimità, intervenga fermando un provvedimento che nella sostanza è un ulteriore duro colpo per le aree interne, figlio di una cultura in cui la scuola è una spesa e non un investimento. Noi pensiamo che formazione e scuola siano un investimento per la nostra società. Rafforzare la presenza delle istituzioni scolastiche sul territorio serve anche a limitare i fenomeni di disgregazione sociale nei territori”.

Ad aprire le audizioni è stato l’assessore all’Istruzione e formazione. Alessandra Nardini ha fatto il punto sul ricorso della Toscana, che insieme ad altre regioni, ha posto la questione di legittimità di fronte alla Corte Costituzionale sulla parte della legge di bilancio 2023 che riguarda il dimensionamento scolastico. L’udienza è prevista per il 21 novembre e l’assessore ha ribadito “la netta contrarietà a quanto proposto dal Governo, si tratta di una nuova modalità di dimensionamento che non garantirà maggiore flessibilità, ma rappresenta la volontà di tagliare e razionalizzare, con ricadute didattiche sia per l’occupazione sia per chi lavora nelle nostre scuole. Una battaglia che facciamo con Emilia Romagna, Abruzzo, Sardegna, Campania e Puglia che è doverosa e non ha colore politico”.

“Per la parte che riguarda la Toscana – ha spiegato – si tratterebbe di 15 accorpamenti, ma il decreto attuativo si occupa di tre anni e porterà ad un’ulteriore riduzione dell’autonomia scolastica. Un dimensionamento che la nostra Regione ha già fatto negli ultimi anni come è il caso del territorio livornese”. L’assessore ha poi difeso la politica della Giunta regionale di confronto con gli attori del mondo della scuola e dei responsabili delle amministrazioni locali.

“In attesa della sentenza della Corte Costituzionale – ha concluso – stiamo comunque portando avanti gli incontri sui criteri da stabilire per eventuali accorpamenti, nella speranza di non doverli poi applicare, cercando di limitare quello che sarebbe un danno inevitabile per il nostro sistema scolastico”.

I dirigenti Ornella Riccio e Giacomo Tizzanini sono intervenuti ribadendo come “l’Ufficio scolastico regionale non abbia competenze specifiche sul dimensionamento, che è competenza esclusiva dell’ente regionale”. E aggiungendo di augurarsi che “la Corte Costituzionale decida velocemente per non pregiudicare il corretto avvio delle procedure per l’avvio del prossimo anno scolastico, con le iscrizioni che partono da gennaio del 2024. Non verranno ridotte le fonti di erogazione e nei processi di transizione come Ufficio scolastico regionale abbiamo sempre cercato di tutelare i livelli occupazionali”.

Per i sindacati di categoria Pasquale Cuomo della Federazione lavoratori della conoscenza CGIL ha spiegato come si sia di fronte “a un taglio lineare assolutamente non tollerabile, e di una resa rispetto all’inverno demografico. Un crollo del sistema scolastico che colpirebbe prima di tutto le aree interne”. Vittorio Aliberti rappresentante di Cisl Scuola ha sottolineato come “Il problema vero sia quello delle soglie di funzionalità. C’è bisogno di collaboratori scolastici e amministrativi ed è questa la vera nota dolente per le scuole, che hanno segreterie in grande sofferenza”. Carlo Romanelli segretario di Uil Scuola ha voluto mettere in evidenza un altro aspetto: “Nelle zone marginali della Toscana se si chiude una scuola si chiude tutto e nelle in zone di montagna gli istituti sono difficilmente accorpabili.”

Al termine delle audizioni il consigliere regionale di Fratelli d’Italia Gabriele Veneri ha difeso la riforma della scuola del Governo e del ministro dell’Istruzione e del merito Giuseppe Valditara aggiungendo “sembra che il problema della scuola nasca oggi, con i provvedimenti del Governo Meloni, ma è evidente che vada fatta una lettura seria degli ultimi decenni”. “Siamo di fronte a un’emergenza grave – ha aggiunto – che riguarda la natalità, si parla di abbandono delle aree interne e rurali, ma chiediamoci perché mancano i servizi, la realtà è che la Regione per troppo tempo è stata governata male. Sono fiducioso nelle misure messe in campo da questo Governo e per rimediare ai danni fatti, le scelte possono essere coraggiose e impopolari. Ci vogliono creatività, coraggio e determinazione per risolvere i problemi”.

Dal Partito democratico la consigliera regionale Donatella Spadi: ha replicato rispondendo che “riorganizzazione e creatività sono parole che mi fanno un po’ paura, anche perché la Toscana da anni fa la sua parte. Il ridimensionamento noi l’abbiamo già fatto. E se levi direzioni e segreterie diminuisci inevitabilmente la qualità del servizio. Nelle aree interne il ridimensionamento provoca l’abbandono e il trasferimento di figli e famiglie”.

Per la collega di partito Elena Rosignoli “ora si parla razionalizzazioni nella scuola, quando pochi anni fa durante la pandemia si parlava di fare investimenti, e invece si è presa la direzione sbagliata. È necessario fare una profonda riflessione che vada oltre l’appartenenza politica e avere di fronte il quadro reale di cosa comporti questa razionalizzazione. Nelle aree interne ci può volere più di un’ora per raggiungere la propria scuola superiore”.

La vicepresidente della commissione Istruzione e cultura, la leghista Luciana Bartolini, ha difeso l’operato del Governo aggiungendo che “se la Regione Toscana ha fatto una commissione sulle Aree interne è perché si tratta di un problema che viene da lontano”.

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