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Sanità: confermare le risorse per le Case di Comunità, passa la mozione Pd

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Sanità: confermare le risorse per le Case di Comunità, passa la mozione Pd

L’atto è stato approvato a maggioranza (primo firmatario Sostegni). Il dibattito in Aula

di Angela Feo

Firenze – “Attivarsi presso il Governo, avanzando la questione preliminarmente nella Conferenza delle Regioni, affinché sia data quanto prima conferma delle risorse necessarie alla realizzazione degli obiettivi contenuti nel Pnrr relativi alle Case di Comunità, e più in generale allo sviluppo dell’assistenza territoriale”. È quanto chiede la mozione presentata dal Pd (primo firmatario Enrico Sostegni) approvata a maggioranza dall’Aula del Consiglio regionale con 23 voti favorevoli del Pd, di Italia Viva e del Movimento 5 Stelle. Dieci i voti contrari della Lega e di Fratelli d’Italia.

Nella mozione si ricorda come nella relazione sullo stato di attuazione del Pnrr inviata dal Governo al Parlamento, evidenzia come gli obiettivi di realizzare 1350 Case di Comunità e di rafforzare l’assistenza sanitaria intermedia e le relative strutture “starebbero subendo importanti ritardi che necessitano un intervento del Governo finalizzato a confermare le risorse e il rispetto delle tempistiche contenute nel Pnrr”.

Intervenuto il consigliere Andrea Ulmi (Lega) che ha anticipato come da fine settembre “sia stata calendarizzata una nostra interrogazione all’assessore competente in merito all’organizzazione per la dotazione organica assegnata alle Case di comunità attive nella nostra regione. Non ci basta ipotizzare che i lavori siano in linea col cronoprogramma di Agenas, ma vorremmo che ci venissero chiariti altri aspetti, vogliamo sapere ad esempio quali saranno i giorni e gli orari di funzionamento e quale la dotazione organica. A noi interessa che le strutture funzionino e che non diventino dei casermoni deserti”.

Silvia Noferi (Movimento Cinque Stelle) ha evidenziato che “i problemi della sanità toscana si risolvono se si affrontano tutti insieme e globalmente”. “E’ inutile pensare alle case di comunità – ha detto – se i medici fuggono dai nostri pronto soccorso. Il rafforzamento della medicina e dei servizi territoriali si fa in modo globale, non solo costruendo case di comunità. E’ necessario motivare il personale medico e sanitario, dare loro contratti stabili e retribuzioni adeguate”.

“Questa mozione – ha spiegato Enrico Sostegni – nasce dalla preoccupazione di capire se l’attenzione del Governo rispetto agli obiettivi del Pnrr sulla riorganizzazione del sistema territoriale è ancora all’ordine del giorno o se c’è un’idea diversa. Qui non stiamo parlando solo dei muri. Nel progetto che il Governo aveva presentato c’era un’idea precisa dell’organizzazione del territorio in cui si definisce anche cosa deve stare dentro ai muri e quali sono i servizi che si devono dare ai cittadini. In realtà abbiamo visto che delle 1350 case di comunità previste in Italia ne verranno finanziate e realizzate solo 936 in Italia. La Toscana ha da poco assolto agli adempimenti sulla progettazione e sui contratti e non abbiamo avuto nessuna comunicazione sul fatto che le nostre case di comunità non siano più finanziate. Sarebbe bene sapere quali sono le case di comunità che verranno fatte e capire soprattutto se il Governo considera quel modello utopistico o troppo costoso troppo e se crede che le farmacie possano sostituire le case di comunità sul territorio. Noi pensiamo che le farmacie, che nella Toscana prestano tanti servizi da decenni, sono un modello che si deve integrare a quello delle case comunità”.

“I fatti sono chiari – ha affermato il consigliere Marco Niccolai (Pd) – il governo ha annunciato alle regioni che avrebbe presentato alla Commissione europea la proposta del taglio netto del 30 per cento dei progetti per le Case e gli ospedali della Comunità, gettando nel caos tutti, a partire dai sindaci che non sanno se questi tagli riguardano il proprio progetto già approvato. Una cosa irresponsabile. Ed è vergognoso dire che saranno recuperati con l’art. 20, cioè con i fondi per l’edilizia ospedaliera, dove le risorse sono quelle che sono e vengono previsti tempi molto più lunghi rispetto al Pnrr. Quindi, oltre alla riduzione del fondo sanitario nazionale, vengono tagliate anche le risorse per l’edilizia ospedaliera con questo taglio del 30 per cento agli interventi Pnrr. La Regione, in questo scenario, non può che continuare a fare la sua parte, anche perché ad oggi non ci sono atti ufficiali”. “Voi pensate – ha concluso Niccolai – che le Case di Comunità siano casermoni vuoti, noi continuiamo a credere con convinzione che esse costituiscono la base della sanità del futuro”.

Intervenuta anche la consigliera Elisa Tozzi (Lega). “Ci sono difficoltà oggettive, ben note, anche per il fatto che nel momento in cui abbiamo licenziato il Pnrr c’è stato messo di tutto e questo non può essere sostenuto – ha detto – . Ciò non vuol dire voler smantellare la sanità territoriale”. “Sulla questione delle Case di Comunità – ha aggiunto – nessuno parla di cattedrali nel deserto o di scatole vuole, ma il tema del personale esiste. Il governo ha messo risorse sui precari, sulle borse di specializzazione, sulla stabilizzazione del personale. Denunciamo da tempo invece la mancanza di un reale coordinamento per la gestione delle risorse. La Regione Toscana qualcosa di più avrebbe potuto farlo e questo avrebbe consentito di avere oggi un quadro più chiaro perché è mancato un ruolo di coordinamento all’ente regionale”

 Diego Petrucci (FdI) ha evidenziato chiaramente come dal suo punto di vista “il progetto del Governo precedente sulle Case di Comunità era sbagliato in partenza”. “Lo scrivete voi nella vostra mozione dove si dice che è prevista una casa di comunità ogni 15mila abitanti – ha detto – E’ evidente che 15mila abitanti ricopre un’area geografica in certi casi enorme. Pensare di fare una Casa di Comunità ogni 15mila abitanti vuol dire non risolvere i problemi della aree interne”. “Dovreste avere l’onestà intellettuale di dire che quelle Case di Comunità devono essere riempite di medici e infermieri, vanno riscaldate, vanno fatte le pulizie – ha aggiunto – Se moltiplichiamo progetti di questo genere è probabile che rischino di essere vuote. Il progetto del Governo è quello delle farmacie sociali europee che sono le stesse che facevano i tamponi, che hanno il centro Cup e sono l’embrione intorno a cui poter costruire qualcosa di molto simile alle Case di Comunità”

Francesco Gazzetti (Pd) ha sottolineato come il lavoro che la Regione Toscana sta portando avanti è giudicato un modello di avanguardia non solo a livello nazionale ma anche europeo: “Ne sono prova – ha detto – le comunicazioni e gli interventi che si sono svolti in sede di Commissione Europea e in Conferenza delle Regioni Periferiche e Marittime. Tra le criticità che sono state evidenziate sulle Case di Comunità c’è la situazione di attesa delle indicazioni che arriveranno dal Governo: questo non è un bene nei confronti di coloro che dovranno realizzare queste opere e di coloro che dovranno utilizzarle”

Intervenuto anche Mario Puppa (Pd) che ha ricordato la sua lunga esperienza “nell’amministrare paesi dispersi per la montagna della Garfagnana”. “Capisco le preoccupazioni di Petrucci, ma sottolineo che il tema vero è l’organizzazione del servizio socio sanitario, non come questo si rapporti al numero degli abitanti. Quello che noi proponiamo è un modello, quello delle Case di Comunità, che si prefigge di risolvere criticità di carattere organizzativo e di fornire ai cittadini in un ambito territoriale preciso un’organizzazione migliore, punti di accesso di diagnostica, alla medicina di base e fornire un primo approccio che liberi un accesso improprio ai pronto soccorso. Abbiamo la preoccupazione che un disegno condiviso che vedeva un determinato numero di Case di Comunità sul territorio toscano, seppure secondo Petrucci insufficiente, oggi è messo in allarme con un taglio dei fondi del Pnrr”.

Maurizio Sguanci (Italia Viva) ha affermato “di essere favorevole all’impiego delle Case di Comunità”. “Ritengo però – ha aggiunto – che nelle zone dove c’è un ampio territorio con poca concentrazione abitativa, a fronte di un servizio della guardia medica che si appresta a venire meno, ci debba essere una distribuzione più capillare soprattutto per assicurare un servizio a quelle persone che hanno difficoltà a muoversi. Creare lunghi tragitti tra abitazioni e il servizio sanitario crea un disagio vero”.