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Stati Generali Cultura: l’audizione del comparto musica dal vivo

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Stati Generali Cultura: l’audizione del comparto musica dal vivo

La commissione ha ascoltato le realtà del settore. La presidente Cristina Giachi: “Stiamo valutando la proposta dell’istituzione di una Music Commission e l’estensione della nozione di residenza anche alle residenze musicali. Concreta anche la proposta di istituire percorsi di formazione professionale per dee-jay”

La commissione Istruzione e cultura presieduta da Cristina Giachi (Pd) prosegue il suo lavoro sugli Stati Generali. Un importante lavoro di ascolto che, dopo il primo incontro a Livorno, è tornato a concentrarsi sul comparto della musica dal vivo. Tante le realtà, dai promoter toscani, ai rappresentati del mondo dei live club e dei Festival italiani, a quello dee-jay che hanno partecipato alle audizioni.

“Si cominciano a configurare le proposte concrete di aggiornamento e modifica della legge quadro sulla cultura. – ha spiegato Cristina Giachi – Oggi abbiamo parlato di musica dal vivo, festival, dj. La commissione sta valutando la proposta dell’istituzione di una Music Commission e l’estensione della nozione di residenza anche alle residenze musicali. Concreta anche la proposta di istituire percorsi di formazione professionale per dee-jay. La partecipazione all’audizione degli assessorati alla cultura e alla formazione con la discussione delle proposte avvenuta oggi è il primo passo verso la redazione di nuove regole e la previsione di nuovi strumenti di governo di questo affascinante e produttivo settore. Si tratta di valorizzare e sostenere soggetti che producono offerta culturale capace di coesione sociale, ma anche sviluppo economico capace di creare occupazione giovanile”.

Luca Zannotti del coordinamento informale della rete dei promoter della Toscana ha sottolineato le difficoltà di un settore “dove serpeggia un senso di gravosa rassegnazione, dove festival storici rischiano di chiudere e dove spariscono nel silenzio i live club”. Zannotti ha ribadito la necessità di un sostegno certo ai lavoratori, che anche per colpa della mancanza di ristori, sono stati costretti a cambiare mestiere. Tra le proposte di Zannotti: “Agevolazioni e incentivi per nuovi live club, tutele elementari per i lavoratori, la certezza nella partecipazione ai bandi e la creazione di una Music Commission che possa guidare la filiera, ma anche la creazione di un albo e un’offerta formativa specializzata”.

Gianni Pini dell’Associazione Music Poll ha parlato di un confronto proficuo “per dare una struttura a un mondo falcidiato dalla pandemia” e si è detto d’accordo sulla creazione di una Music Commission, ha sottolineato la necessità di trovare interlocutori di settore e chiesto il massimo impegno per riuscire a intercettare le risorse dei fondi europei per la formazione. “I club – ha proseguito sono completamente ignorati dalla filiera. Mentre un dialogo importante è nato con il centro di produzione musicale. È anche importante chiarire, il limite della definizione di musica colta per la partecipazione al bando sulla musica e includere anche la musica nel progetto delle Residenze”.

Ad animare il dibattito tra gli addetti ai lavori anche Francesco Fantauzzi di una cooperativa di Prato che ha sottolineato come i problemi più urgenti siano l’aumento dei costi e la mancanza di professionalità. “Non ci sentiamo subalterni alla musica colta e ogni euro investito nel nostro settore ne genera almeno due di indotto. Il ministero dovrebbe riconoscere i live club e la musica popolare e contemporanea”.

Alessio Biancucci di KeepOn Live, associazione di categoria di live club e festival italiani, ha chiesto alle istituzioni di fare presto “perché si sta perdendo un patrimonio culturale e artistico. Le risorse per i festival per il 2022 che non superavano i 25mila euro sono inadeguate, anche perché si tratta dell’unico settore che avvicina i giovani agli spettacoli dal vivo. La politica sulle giornate di lavoro va poi ampiamente rivista non rispondendo alle esigenze di un lavoro saltuario”.

Alessandro Cecchi e Andrea Pelati hanno messo a fuoco il tema della formazione, evidenziando come non ci siano scuole per produttori musicali e dee-jay, e come anche nella scuola tradizionale la formazione abbia bisogno di adeguarsi ai tempi, magari proponendo esperienze nuove come la lettura di uno spartito. È stata anche evidenziata la necessità di un’agenzia formativa per partecipare all’erogazione dei fondi. Una necessità ribadita nel loro intervento dagli uffici dell’assessorato regionale che hanno dato anche ampia disponibilità ad aggiungere nuove figure professionali per intercettare i fondi messi a disposizione per la formazione dall’Unione europea.

Durante i lavori sono intervenute la vicepresidente Luciana Bartolini (Lega), e le consigliere Silvia Noferi (Movimento 5 Stelle) ed Elena Rosignoli (Pd). La prima ha sottolineato come “prima si inizia a studiare la musica a scuola e meglio è, introducendo lo studio di nuovi strumenti più legati ai nostri tempi”. Per Silvia Noferi “l’approccio legislativo deve favorire i soggetti ibridi, la formazione è importante e può incidere sulle scelte dei nostri giovani. E soprattutto va alzato il livello della musica italiana”. “È incredibile – ha concluso – come la storia della musica italiana sia completamente ignorata nei percorsi scolastici”. Elena Rosignoli, da parte sua, ha aggiunto che “l’intento deve essere quello di cercare di cambiare la normativa e creare formazione professionale. È necessario anche rivedere gli Istituti professionali, prevedendo indirizzi legati a questi mestieri. Lavori che non si improvvisano”.