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Troppe gravidanze ad alto rischio, nasce la rete clinica regionale

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Troppe gravidanze ad alto rischio, nasce la rete clinica regionale

Cresce il numero di gravidanze ad alto rischio in Toscana; tante da richiedere un approccio particolare da parte dell’intero sistema sanitario. Durante la gravidanza con sempre maggiore frequenza insorgono elementi critici, complici diversi fattori come gli stili di vita sbagliati ma anche come i positivi progressi della medicina rispetto alle malattie croniche delle quali possono soffrire le festanti. Molti fattori, insomma, hanno determinato un aumento del numero di gravidanze ad alto rischio, al punto che negli ultimi mesi la Regione Toscana ha adottato diversi provvedimenti dedicati alla salute materno-infantile.
Nasce ora la rete clinica regionale per la gestione delle gravidanze ad alto rischio materno e fetale che coinvolge le Asl e che fa perno sulle competenze e i mezzi dell’Ospedale pediatrico Meyer e della Aziende ospedaliero universitarie di Firenze, Pisa e Siena.
Lo ha fatto con una delibera presentata in giunta dall’assessore al diritto alla salute Stefania Saccardi e approvata nel corso di una delle ultime sedute.

Negli ultimi decenni i cambiamenti dello stile di vita, il controllo della riproduzione, l’aumento della sopravvivenza e della fertilità delle donne con gravi malattie croniche, il riconoscimento di fattori di rischio ereditari e acquisiti, non letali e/o curabili, e le tecniche di riproduzione assistita, hanno incrementato il numero di gravidanze ad alto rischio.
Secondo le elaborazioni dell’Ars, Agenzia Regionale di Sanità, i dati relativi a gravidanza e parto in Toscana confermano la tendenza alla diminuzione della natalità avviatasi dall’inizio della crisi economica del 2008, che interessa tutte le regioni del Paese. In Toscana si passa dai 9,3 nati vivi per 1.000 abitanti del 2008 a 6,9 nati vivi del 2018 (da 9,8 a 7,4 in Italia). Le donne in età fertile (15-49 anni) sono il 20,2% della popolazione e si mantiene elevata l’età al parto (32,1 anni in Toscana; 31,9 in Italia), seppure stabile negli ultimi anni. Il 36,2% delle donne al parto ha 35 anni o più, mentre il 9,8% ha 40 anni o più.
Il 24,6% delle donne è in condizione di sovrappeso o obesità prima della gravidanza e il 7,9% fuma durante la gravidanza (lo 0,9% fuma più di dieci sigarette al giorno). I parti delle coppie che fanno ricorso a tecniche di procreazione medicalmente assistita (PMA) sono in aumento nel tempo: da poco più dell’1% nel 2011 al 3,7 del 2018. All’aumentare dell’età della donna aumenta il ricorso alla PMA, in particolare sopra i 43 anni.
Secondo i dati del Registro Toscano Difetti Congeniti, in Toscana la prevalenza dei casi con anomalia congenita è pari a 1,9 per 100 nati residenti in regione nel 2008 e a 2,3 per 100 nati nel 2017, con una prevalenza media nel periodo 2008-2017 pari a 2,2 per 100 nati.

«Negli ultimi mesi abbiamo messo in atto azioni e percorsi a favore della gravidanza e della nascita – ricorda l’assessore Stefania Saccardi – Il nuovo protocollo per la gravidanza fisiologica, il nuovo percorso di accesso alla diagnosi prenatale, la nuova applicazione mobile al percorso nascita hAPPyMamma. Abbiamo aggiornato i livelli organizzativi per la rete dei punti nascita e le raccomandazioni per il trasporto protetto neonatale e il trasporto assistito materno. Con questa nuova delibera abbiamo voluto assicurare un percorso coordinato per le gravidanze ad alto rischio, perché le mamme e i nascituri abbiano i servizi e le competenze migliori».

La rete clinica istituita con la delibera vuole adeguare l’offerta di risposte ai migliori standard qualitativi nazionali e internazionali. Prevede un Comitato strategico regionale, tre sotto reti di Area vasta, che ricomprendono la relativa Unit di medicina materno fetale e le articolazioni territoriali e ospedaliere per le gravidanze a rischio. Viene inoltre previsto un Centro di ccordinamento regionale per la patologia fetale: è necessario infatti concentrare i casi in pochi centri specializzati, per consentire equità di accesso a tutte le gestanti che ne abbiano la necessità, e che potranno così ricevere la migliore assistenza possibile; permettere agli operatori di mantenere la necessaria competenza e, al tempo stesso, garantire il massimo allineamento dei comportamenti tecnico-professionali.