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BAMBINI ITALIANI DI FATTO MA NON DI DIRITTO

Sabrina Nieri- 06/05/2025 – Prato

Andare all’estero in gita scolastica con i compagni di classe senza fare una fila diversa in aeroporto,
partecipare a scambi culturali, manifestazioni sportive all’estero, poter accedere a una borsa di
studio o al programma Erasmus e fare uno stage in un altro paese europeo. Non perdere giorni di
scuola per dover andare in Questura a rinnovare il permesso di soggiorno e poi a 18 anni, votare,
sentirsi parte e non ospite della propria comunità.  La legge attuale nega diritti ai bambini e
bambine, adolescenti con background migratorio che vivono in Italia. Che siano nati qui, o arrivati
da piccoli con la propria famiglia, i minorenni non hanno modo di acquisire la cittadinanza italiana
e sono legati al destino e allo status dei loro genitori. Sono cittadini di serie B che vivono in un
limbo con diritti negati e una miriade di limitazioni rispetto ai loro coetanei.  Il prossimo
referendum sulla cittadinanza che potrebbe portare da 10 a 5 anni il tempo per diventare cittadini
italiani potrebbe avere conseguenze concrete e fortemente positive per i bambini, le bambine e gli
adolescenti con background migratorio.
Vivo nella città italiana con il maggior numero di cittadini immigrati; Prato ha oggi 196.000
abitanti, di questi oltre 49.000 sono immigrati, si tratta ovviamente di dati ufficiali a cui di sicuro
occorre aggiungere gli irregolari. Un pratese su quattro ha provenienza da altri paesi. I figli degli
immigrati sono una presenza ancora maggiore nelle scuole. Nelle elementari sono 3.076
su 8.672 pari al 35,5% ; nelle medie inferiori sono 2.122 su 5.909 pari al 35,9%,; alle superiori le
presenze scendono ma gli studenti stranieri sono comunque pari al 22% (raggiungendo il 32%
negli istituti professionali). Si tratta di giovani italiani a tutti gli effetti, con i pregi e i difetti di
qualsiasi altro giovane del nostro paese con valori, conoscenze e atteggiamenti simili, che li
portano spesso a dimenticare il loro paese di origine e a porsi in contrasto con i genitori, rimasti
legati a tradizioni e storie diverse. Italiani per cultura ma stranieri per provenienza. Abbiamo
bisogno di leggi che mettano fine a questa assurdità e, se il referendum può accellerare la scrittura
di nuove regole mi auguro sinceramente che si raggiunga il quorum con un esito in cui prevalgano
ragione e cuore nella speranza di poter costruire un paese ed un futuro migliore.

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