Battaglia di Zama

Il 19 ottobre 202 a.C. avviene la battaglia di Zama, in cui l’esercito della Repubblica romana guidato da Scipione l’Africano sconfigge definitivamente le forze cartaginesi guidate da Annibale.

Il generale romano Publio Cornelio Scipione sbarcò in Africa nel 204 a.C., nel pieno della seconda guerra unica tra Roma e Cartagine mentre Annibale Barca era ancora in Italia. Una volta sbarcato, Scipione iniziò subito la campagna per costringere i Cartaginesi ad arrendersi. Affrontò in diverse battaglie i generali nemici sconfiggendoli tutti e perfezionando la tattica d’accerchiamento che ora riusciva a fare anche senza cavalleria. Il romano era riuscito a portare dalla sua parte anche un principe numida in esilio, Massinissa, appoggiandolo nella sua campagna per conquistare il trono, tenuto da Siface, alleato di Cartagine. Il giovane principe ricambiò il romano offrendo la sua preziosa cavalleria, che tanto aveva aiutato Annibale.

Dopo una serie di pesanti sconfitte, il governo della repubblica cartaginese decise di richiamare Annibale dall’Italia. Il Barcide toccò il suolo africano, dopo 33 anni, ad Hadrumetum (oggi Susa), 80 km più a sud nella Byzacena, dove la sua famiglia aveva dei possedimenti. Era il 203 a.C. Appena sbarcato con i suoi 15.000 veterani, si diede a risistemare l’esercito, ricevendo reclute da Cartagine e i mercenari di Asdrubale Giscone e Magone Barca, per prepararsi a combattere una battaglia che sapeva essere decisiva.

I Punici, sicuri della vittoria, rifiutarono il trattato di pace offerto da Scipione, che immediatamente si diede a devastare i territori dell’interno della Tunisia, mentre richiamava Massinissa e la sua cavalleria, impegnati a pacificare alcune zone del regno numida in rivolta.

Annibale, sollecitato ad agire dai suoi concittadini e per evitare che i due si incontrassero, marciò a tappe forzate verso l’interno senza però riuscire nel suo intento. Dopo aver cercato ancora una soluzione pacifica perché conscio dei limiti dei suoi uomini, fu costretto a combattere.

Schema della battaglia

All’inizio della battaglia i romani avevano circa 29 000 uomini, 5 500 cavalieri, 600 berberi. I cartaginesi disponevano di circa 36 000 uomini, 3 000 cavalieri, 80 elefanti. Per quanto riguarda la formazione, l’esercito romano aveva posto:

  • al centro le legioni, con in prima linea gli astati, dopo di questi i principi e infine i triari. Sia Livio che Polibio mettono però in evidenza il fatto che i manipoli non fossero schierati a scacchiera, come erano soliti fare i romani, ma che ogni manipolo di principi e triari fosse allineato perfettamente al corrispondente degli astati sul fronte dell’esercito, per permettere il passaggio degli elefanti senza troppi danni negli ampi spazi così liberati
  • a sinistra la cavalleria italica guidata da Gaio Lelio e probabilmente anche i cavalieri berberi di Damacas.
  • a destra la cavalleria e fanteria numidica guidata da Massinissa

Per quanto concerne la formazione disposta dall’esercito di Annibale invece:

  • davanti a tutti si trovavano gli 80 o più elefanti, dietro questi la prima linea di fanteria formata dai mercenari; in seconda linea si trovavano i libici e i cartaginesi. Stando a Livio anche forze inviate dalla Macedonia in aiuto dei punici guidate da Soprato; infine in terza linea, distanziati di uno stadio cioè circa 200 metri, i veterani della campagna italica di Annibale.
  • a sinistra la cavalleria numidica
  • a destra la cavalleria cartaginese

Nella battaglia, un delicato equilibrio di forze e soprattutto di tempi, ad avere la meglio furono infine i romani, i quali vinsero così la guerra, ma Annibale riuscì a fuggire.

Immagine d’apertura: Particolare del piatto risalente al III secolo a.C. rinvenuto nella Tomba 233 (IV) della necropoli delle Macchie. Il piatto è stato probabilmente creato in occasione del trionfo di Curio Dentato su Pirro, re dell’Epiro, nel 275 a.C. e raffigura un elefante da guerra seguito da un elefantino.

Bibliografia e fonti varie