Falso vino Igt toscano, 3 arresti e 11.000 bottiglie sequestrate (aggiornamento)

Figlio in carcere, madre e un terzo uomo agli arresti domiciliari per aver spacciato vino di qualità mediocre per Tignanello Igt Toscana. Ben 11.000 bottiglie contraffate, piene di vino proveniente da località diverse dall’Igt riferita in etichetta, sono state sequestrate dai Nas. Le stesse persone sono accusate di aver anche contraffatto il marchio della casa vinicola fiorentina Marchesi Antinori.
I tre arresti, disposti dal gip di Parma su richiesta della Procura della città emiliana, sono stati eseguiti dai carabinieri dei Nas di Firenze e di Cremona. In carcere è finito un mantovano di 31 anni, la cui madre, 58 anni, è agli arresti domiciliari, così come un uomo di 55 anni originario di Napoli e residente a Cremona.
Le bottiglie erano destinate al mercato nazionale e internazionale, in particolare al Belgio e alla Germania, come dimostrato dall’attiva collaborazione all’indagine della polizia criminale di Colonia, dove era già stata arrestata una quarta persona.

I tre arrestati sono accusati di essersi dotati, attraverso società di comodo impegnate nella vendita online di attrezzature sportive o ignare del traffico illecito, dei prodotti necessari alla contraffazione come bottiglie di vetro, etichette, tappi in sughero e capsule di metallo, con il fine di produrre bottiglie di vino Igt Toscana riempite con vini di qualità inferiore e acquistati altrove.
I materiali necessari alla contraffazione venivano ottenuti attraverso aziende, stavolta vere e spesso ignare della frode, Lazio, Puglia, Emilia Romagna, Piemonte e Sardegna, dove sono stati acquistati 3.000 sugheri.

In tutto sono 9 le persone indagate, per un’inchiesta nata nel 2017 dalla scoperta da parte dei Nas di Firenze di un ordine a una tipografia di Pistoia per la stampa di 4.500 etichette Tignanello.

Il marchio Igt, il cui acronimo sta per Indicazione geografica tipica, serve a indicare vini prodotti in aree generalmente ampie che comunque rispettano dei requisiti specificati dalla legge. Dal 2010, come avvenuto per Docg e Doc, confluiti nella denominazione Dop, la classificazione Igt è stata ricompresa nella categoria comunitaria Igp, Indicazione geografica protetta. Il marchio Igt indica sostanzialmente un vino tipico riconosciuto
dall’Unione europea. Per poter ottenere questo riconoscimento, un vino deve essere prodotto nella rispettiva indicazione geografica, e le uve impiegate devono provenire per una quota minima pari all’85% da tale zona geografica, in questo caso sarebbero dovute provenire dalla Toscana.
La categoria raggruppa vini prodotti in determinate regioni o aree geografiche, autorizzate a termini di legge, dalle aziende che sono obbligate a rispettare il disciplinare di produzione – spiegano i Nas – Sull’etichetta, oltre all’indicazione del colore, è consentito segnalare anche il vitigno impiegato o i vitigni utilizzati e l’annata di raccolta delle uve.

Come detto, l’indagine nasce nel 2017, a febbraio, su iniziativa del Nas di Firenze, a seguito della segnalazione relativa ad un ordine di riproduzione e stampa di 4500 etichette di vino Tignanello, ricevuto da una tipografia di Pistoia da parte di un soggetto che si presentava come “signor Rossi” e che dichiarava di agire in nome e per conto di una società di comunicazione rivelatasi del tutto all’oscuro del meccanismo illecito.
Il committente aveva fatto seguire all’ordine l’invio di fotografie delle etichette da riprodurre e di una bozza contenente le specifiche per la stampa (in formato pdf e file di Adobe Illustrator). 
L’esame delle bozze da parte degli inquirenti ha fatto emergere una certa professionalità nella contraffazione, ad eccezione di un errore nell’etichetta anteriore (altidudine in luogo di altitudine).
Una traccia pesante, una sorta di firma che contraddistinguerà le bottiglie messe in circolazione. lnvero etichette di tal genere sono state trovate sia in occasione di una perquisizione domiciliare effettuata a carico di uno degli arrestati sia su bottiglie di vino commercializzate in Germania, a testimonianza della sostanziale identità della fonte.

Le indagini hnno consentito di acquisire altri elementi; in particolare, sui tentativi del sedicente Paolo Rossi e del suo entourage di reperire in ogni caso una tipografia dove poter stampare le etichette. L’attenzione dei carabinieri si è così spostata sulla provincia di Parma, dove sarebbero state contattatediverse tipografie. Una prima tipografia si è però attivata attivava sia presso la Antinori che presso la società indicata quale mandataria per la produzione delle etichette, ricevendo risposta negativa sulla riconducibilità della richiesta di etichette ad un circuito lecito.
Peraltro, il telefono utilizzato per i contatti con queste aziende è risultato essere stato utilizzato per contattare altre ditte impegnate nella produzione di etichette, bottiglie, tappi in sughero e capsule in laminato. Tra queste, una ditta di Parma, esperta in fotoincisioni, cui il fantomatico Paolo Rossi si era rivolto con successo per ottenere la realizzazione di clichè per stampa a caldo su sughero riproducenti il marchio Tignanello. Anche in tal caso aveva usato come schermo l’ignara società di comunicazione, per la quale ha di volta in volta indicato una diversa sede sociale: Milano, Bologna, Parma.

Il procedimento penale, coordinato in un primo tempo dalla Procura della Repubblica di Pistoia, è stato trasmesso alla Procura di Parma in quanto proprio in questo territorio –
ricostruzione condivisa dal Gip, che ha dovuto preliminarmente affrontare il profilo della competenza territoriale – è stato portato a termine il primo episodio di contraffazione del marchio. In particolare, presso la società di Parma specializzata in fotoincisioni (non indagata perché inconsapevole dei meccanismi illeciti sottostanti) è stato predisposto il cliche per stampa su sughero del marchio Tignanello.

Le indagini si sono sviluppate attraverso accertamenti in aziende produttrici di vino e di packaging e presso servizi di corriere e di autonoleggio e con intercettazioni telefoniche ed acquisizione di tabulati.

Allo stato attuale delle indagini, i carabinieri del Nas ritengono che il 31enne di Mantova, con l’auto della madre intestataria di molte delle ditte utilizzate per il reperimento e per la ricezione della merce ordinata per la realizzazione del vino contraffatto, sia il primo responsabile del traffico, con l’aiuto del 55enne napoletano che lo ha accompagnato anche in Germania per distribuire il vino contraffatto.

Quanto alle etichette, dalle indagini è emerso che le stesse sarebbero state riprodotte nella Repubblica Popolare Cinese, dalla quale arrivavano anche altri elementi di packaging. Quanto alle bottiglie in vetro, queste ultime sarebbero state invece reperite mediante frode presso produttori nazionali, ignari della destinazione, ovvero della loro utilizzazione per contenere vino frutto di contraffazione di marchio.

A prescindere dall’accertata commercializzazione delle circa 11.000 bottiglie di Tignanello, le indagini sono tese a verificare eventuali ulteriori canali di distribuzione (soprattutto verso altri Paesi europei in cui potrebbe essere avvenuta la distribuzione) ed alla individuazione di eventuali ulteriori scorte di vino probabilmente esistenti ma non ancora reperite.

Tra gli indagati figurano anche i tre titolari dell’azienda che ha stampato cartoni contraffatti per contenere falso vino Antonori e tre persone coinvolte nella commercializzazione illecita del vino.