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Il 23 marzo, le donne e l’Italia che non vuole tornare indietro

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Il 23 marzo, le donne e l’Italia che non vuole tornare indietro

Tempi bui quelli in cui la politica si arroga il diritto di cancellare con un colpo di spugna sentimenti e vite faticosamente ma serenamente protagoniste di cambiamenti epocali come quelli introdotti dalle vecchie e nuove famiglie. Tempi bui quelli in cui la politica si veste di burattinai in divisa pronti a calpestare principi importanti come quelli legati alle libertà individuali, in primis quelli delle donne e dei bambini.

Eppure, in questo buio che sembra avvolgere un paese tristemente schiacciato in una crisi di futuro, di prospettive, apparentemente incapace di reagire, il 23 marzo a Verona un popolo festoso ha detto che indietro non si torna; semmai occorrono norme e tutele nuove che recepiscano quello che nella società civile, da sempre più avanti dei propri governanti, c’è già.

Con il famigerato decreto Pillon hanno proposto quanto di più arcaico e ingiusto si potesse proporre in merito al Diritto di famiglia. La genitorialità nelle separazioni non può diventare un modo per trattare un bambino come se fosse un pacco postale “equamente” diviso in tutto: due case, due vacanze, magari due scuole se necessario; comunque una vita spezzata, dove non contano i suoi desideri, le sue aspirazioni, il suo vissuto precedente . L’assegno di mantenimento che secondo il decreto dovrebbe scomparire lascerebbe le donne statisticamente più svantaggiate sul piano economico, in balia di situazioni difficili e dolorose.

L’Italia non vuole tornare indietro; ai gadget ripugnanti di chi si professa nuovo inquisitore si è risposto serenamente di NO, tutte le famiglie, diversamente composte per genere e per etnia chiedono nuove tutele e opportunità: servono asili, servono posti di lavoro, servono investimenti nell’istruzione, servono azioni positive per percorsi di vita che offrano pari opportunità e libertà di scelta .

Le donne sono ancora una volta protagoniste e insieme a loro i giovani e le ragazze quelle che stanno manifestando in tutta Europa per chiedere che si fermi l’orologio della distruzione del pianeta.

“Sulle nostre vite, sui nostri cuori, sul nostro piacere decidiamo noi” hanno scritto sui loro striscioni e ancora “No alla violenza, riprendiamoci le strade” e poi ancora “ Giù le mani dai nostri desideri”. Ancora una volta, tutte insieme, non una di meno, vecchie nonne, signore di mezza età, mamme e zie, ragazzine adolescenti e giovani donne, hanno alzato la voce, un fiume di volti e di speranze per un paese che si è scoperto migliore.

Sabrina Nieri