La bussola smarrita

Non si era accorta di quel salto Goccy e, in un battibaleno, fu giù… splash!

Era sola, piccola goccia, caduta dall’alto, da quel batuffolo sospeso, quasi timido, dall’aria innocente. Viaggiava con spensieratezza dentro quella nuvola bianca che si lasciava trasportare da un soffio leggero, cambiando continuamente forma.

Ora si allungava, simile a panna montata, come morbido cuscino; ora prendeva sembianze di orsetto, ora di pecorella. Con fantasia infinita era qualunque cosa, persino un viso umano, un angelo o un cuore.

Improvvisamente quella creatura leggiadra e rassicurante si trasformò. Cominciò a gonfiarsi e, in men che non si dica, iniziò a sbuffare diventando nera e minacciosa, prepotente e brontolonae, in un impeto d’ira, l’aveva buttata giù, povera goccia, piccola inconsapevole goccia, in un mondo che non conosceva.

-Ahi! – non fece in tempo a lamentarsi Goccy che, dieci, cento, mille altre sorelle, goccioline come lei, l’avevano raggiunta.

-Scrosc, scrosc, scrosc… e in un attimo non fu più sola!

Si guardarono in giro, si fecero coraggio, si strinsero forte e si consolarono l’un l’altra.

“In compagnia si sta meglio, ci si dà una mano, si acquista forza!”- pensarono.

Non fecero in tempo a riprendersi dal primo momento di sgomento e di paura, che si trovarono in una discesa piuttosto impegnativa ma, per niente impaurite, adesso che stavano cominciando ad ambientarsi, anzi divertite, via giù a rotolare, cantando, spruzzandosi l’un l’altra, perpetuando quei giochi innocenti, sempre uguali, ignare dei pericoli, quando tutto è nuovo e ogni cosa è una scoperta.

Di quel tempo in cui non si guarda dove né si pensa quando e neppure perché. Quando tutto ciò che ti basta è nelle tue mani, in quella purezza, in quell’innocenza, in quella beata e spensierata incoscienza della prima età!

Angela Badalucco

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