Niege Boren

1944… inferno di Birkenau

«Wieviele Stücke?»

Quanti pezzi? Urlavano le SS, prima di caricarci sui loro camion. E da quell’istante non eravamo più esseri umani, ma pezzi. Solo è soltanto pezzi da gettare tra le fiamme dell’inferno.

E il mio inferno aveva un nome: Birkenau, gli inferi degli innocenti. Un luogo fatto di sofferenza, dove scontare la pena per una colpa mai commessa.

Prima di diventare un dannato numero tatuato sul braccio ero stata infermiera. Così fui assegnata al Ka-Be, abbreviazione di Krankenbau, infermeria. Dovevo lavare catini sporchi all’inverosimile, pulire dove, fino a qualche minuto prima, c’era il cadavere di quel che restava di un essere umano. Al Ka-be ho visto uomini senza anima, senza un barlume di luce negli occhi, privati del più infimo strascico di umanità. Ho visto nello sguardo di alcuni la bramosia per un trapasso ed essere così alleviati finalmente da una sofferenza ingiusta e che nessuno dovrebbe mai patire.

Francesco Sciananrella

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