Patetici e contenti

Poche cose sono patetiche come i comportamenti di chi si occupa a vario titolo di politica e, avendo doppiato largamente il mezzo secolo, perde completamente il rispetto della propria storia personale, cioè di se stesso. Ho in mente tre esempi che mi suggerisce la cronaca: Erasmo D’Angelis, ex del Manifesto, che ora dirige la fotocopia de l’Unità, Vladimiro Frulletti, suo condirettore, già giovane corrispondente da Massa dell’Unità, quella vera, e Sergio Staino (Bobo), vignettista storico della sinistra italiana, che fa le vignette sull’Unità in fotocopia dei giorni nostri. Questi tre ora suonano il piffero per Matteo Renzi, convinti di stare dalla parte della verità. Chi si contenta gode!
Addirittura, Staino (lo ricordo a una manifestazione nazionale della Cgil, agli inizi degli anni Ottanta, alla ricerca di qualcosa da mangiare, perché, svagato come il suo Bobo, non si era portato nulla) ha attaccato duramente Gianni Cuperlo, esponente di punta della sinistra del Pd, critico sulle scelte di Renzi e del suo governo, trattandolo da cane, con l’affermazione che sarebbe tenuto al guinzaglio da D’Alema. Secondo Staino, Renzi deve essere difeso, perché l’alternativa al suo governo sarebbe solo quella di Salvini (o di Grillo), dunque il Rignanese rappresenta il male minore.
Mi viene in mente un verso di Francesco Guccini: “Mi spiace non mi lego a questa schiera, morrò pecora nera”. Cosa si dovrebbe difendere del governo Renzi? L’aver nuovamente estromesso la Costituzione dalle fabbriche, tagliando i diritti dei lavoratori? La promessa di tagliare la tassa sulle case, regalando cinquanta euro ai meno abbienti e da cinquecento euro in su ai benestanti, alla faccia della giustizia sociale? L’aver avviato un processo di distruzione della scuola pubblica a favore di quella privata? L’aver lottizzato la Rai? L’incapponirsi a portare avanti una riforma costituzionale che disegna una repubblica autoritaria?
Sono arrabbiato anch’io con Gianni Cuperlo, con Alfredo d’Attorre, con Pierluigi Bersani e altri, perché mi chiedo cosa stiano a fare ancora nel partito di Renzi, a farsi prendere in giro, anziché uscirne e contribuire a fondare una formazione di sinistra, di ispirazione liberalsocialista. L’argomento che usano tutti i commentatori italiani contro questa ipotesi è quello che così facendo si perde: che dovevano fare i cittadini di Gerusalemme duemila anni fa, schierarsi tutti con Barabba per essere certi di vincere? Ma ci facciano il piacere!
Quando Gramsci e gli altri, nel 1921 a Livorno, fondarono il Pcd’i, sapevano che intruppandosi con il massimalismo socialista avrebbero vinto il congresso, provocando la scissione lo avrebbero perso; ma in politica non si vince quando si prendono più voti, bensì quando si riesce a realizzare il proprio programma. Sinceramente mi appaiono patetici quegli elettori che votano Renzi perché con lui si vince: infatti si sta realizzando papale papale tutto quello che non riuscì a fare Berlusconi. Altro che vittorie di Pirro: qui al trionfo di Tafazzi! Caro Bobo non ti perdono e faccio l’unica cosa che posso per danneggiarti: non leggo il tuo giornale e non guardo le tue vignette. Così impari!
Giuseppe Gregori

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