Prostitute e clienti in hotel di lusso per paura del contagio. Arrestata l’organizzatrice

Ha continuato a reclutare giovani prostitute cinesi e a metterle in contatto con i clienti, garantendo a questi ultimi incontri in stanze d’hotel di lusso per ridurre i rischi di contagio. E quando le frontiere aeree con la Cina sono state chiuse per il coronavirus, ha fatto arrivare le ragazze in altri Paesi europei per poi trasferirle a Prato.
Protagonista di un giro di prostituzione di lusso, è una cinese di 40 anni, arrestata oggi dalla Squadra mobile di pratese, dietro un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa del Gip. La donna era già stata arrestata per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione di diverse giovani connazionali nel luglio scorso.

L’operazione, denominata Notti d’oriente, ha seguito lo stesso filone investigativo dello scorso anno. La 40enne era già stata destinataria di una misura restrittiva in carcere in estate, come detto, per aver portato avanti il giro di prostituzione con altri 7 connazionali, ritenuti responsabili a vario titolo, oltre che di sfruttamento della prostituzione, anche di estorsione aggravata e rissa. Tutti delitti maturati all’interno di gruppi criminali composti da cittadini cinesi per il controllo del racket della prostituzione di lusso a vantaggi dei connazionali più facoltosi.

Le indagini avevano altresì portato, a dicembre, all’emissione di ulteriori tre misure cautelari in carcere a carico di altrettanti cittadini cinesi, tra cui un noto pregiudicato 40enne, arrestato una settimana prima di Natale per estorsione aggravata, in concorso con altri due connazionali, ai danni della stessa donna finita in carcere oggi.

Le ulteriori indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Prato e condotte dalla Squadra mobile a partire da gennaio, hanno permesso di acquisire chiare fonti di prova a carico della 40enne, mostrando come la donna, uscita dal carcere e sottoposta all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, avesse nuovamente posto in essere l’attività di reclutamento e sfruttamento di ragazze cinesi, fatte giungere in Italia con visti turistici dietro la promessa di lauti guadagni.
La stessa, a seguito delle misure di contenimento del coronavirus che prevedevano la chiusura delle frontiere e degli aeroporti, si è adoperata per far giungere le giovani escort in altri paesi europei che non avevano ancora bloccato i voli provenienti dalla Cina.
Dalle indagini, è inoltre emerso che nel periodo di gennaio e febbraio i clienti cinesi, preoccupati per il contagio, hanno chiesto sovente all’indagata di poter incontrare le giovani prostitute all’interno delle stanze degli alberghi di lusso, anziché dei consueti affittacamere a basso prezzo, in quanto li ritenevano più puliti e sicuri.