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Il Texas schiavista si ribella al governo federale del Messico

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Il Texas schiavista si ribella al governo federale del Messico

Il 2 ottobre 1835 con la battaglia di Gonzales inizia ufficialmente la Rivoluzione Texana, o Guerra di indipendenza texana, in cui a causa della politica sempre più centralista del governo messicano e della abolizione della schiavitù da parte di questo, la popolazione texana composta in buona parte di schiavisti ex statunitensi immigrati si ribella al governo centrale del Messico e lotta per l’indipendenza.

1835 e 1846, in rosa le regioni con movimenti separatisti. Il Texas in alto a destra

Nel 1819 gli USA erano in un periodo di depressione economica. Un uomo d’affari americano (già cittadino spagnolo), Moses Austin, aveva perso la sua fabbrica di piombo in questa congiuntura. Dopo un viaggio in Texas, sviluppò un progetto per portare coloni americani nella regione, il che avrebbe aiutato la Spagna nel promuovere il progresso dell’area (e ciò, auspicabilmente, sarebbe anche stato un trampolino di lancio per la carriera negli affari di Austin medesimo). Nel 1820, ottenne il beneplacito spagnolo per l’insediamento di 300 famiglie “coloniche” nel Texas. Suo figlio, Stephen F. Austin, lo aiutò a ricevere finanziamenti USA per sostenere l’iniziativa. Moses Austin stesso ottenne alla fine di quell’anno la concessione dalla Spagna, ma morì nel giugno 1821. La concessione fu ereditata dal figlio Stephen, che raggiunse anche un accordo con il Governatore Martinez secondo il quale ciascun migrante avrebbe potuto ottenere le seguenti quote di terreno: 259 ettari per il capofamiglia, 129 per sua moglie, 65 per ogni figlio, 32 per ogni schiavo. Per le ristrettezze economiche che affliggevano gli States all’epoca, quando Austin pubblicò il bando a New Orleans, non ebbe alcuna difficoltà a raccogliere le adesioni di 300 famiglie. Iniziò così un rapido insediamento di immigrati statunitensi in Texas, che portò alla formazione nella regione di una popolazione culturalmente piuttosto diversa da quella messicana. Gli immigrati erano protestanti e di origini culturali anglosassoni, mentre il Messico era cattolico e composto da una popolazione di cultura latina.

Difficoltà nei rapporti tra i nuovi immigrati e il governo messicano erano dunque già presenti, ma la natura relativamente federalista dello stato messicano aveva aiutato temporaneamente a tenere la situazione sotto controllo. Fu nel 1835 che la situazione precipitò, a causa dell’approvazione delle cosiddette Sette leggi del 1835, con cui il presidente del Messico generale Antonio López de Santa Anna aveva abrogato la Costituzione messicana del 1824, sostituendola con la Costituzione messicana del 1835, di chiaro orientamento anti-federalista. Un altro motivo di scontro era l’abolizione della schiavitù, nuovamente decretata dal governo semi dittatoriale di Santa Anna, che, ispirandosi a Napoleone, cercava di modernizzare il paese in senso vagamente “illuministico“, ad esempio aprendo l’esercito al merito e le carriere pubbliche anche alle persone “non completamente bianche”; i coloni anglosassoni del Texas, provenienti per lo più dal sud degli USA, erano favorevoli alla schiavitù, spesso proprietari di schiavi e fermamente convinti della superiorità bianca. Il malcontento si diffuse presto in tutto il Messico e la guerra scoppiò così il 2 ottobre 1835 con la battaglia di Gonzales. I texani (all’epoca ancora cittadini del Messico) vinsero inizialmente a La Bahia (Goliad (Texas)) e San Antonio, ma poco dopo furono pesantemente battuti nelle medesime località. In breve prosieguo avvenne il celebre episodio di Alamo, un forte dei texani in cui tutti i difensori, salvo pochi sopravvissuti, furono travolti e massacrati da preponderanti forze messicane.

Il quadro Surrender of Santa Anna (“Resa di Santa Anna”) di William Huddle mostra l'”uomo forte” messicano nel momento in cui si arrende a Sam Houston, rimasto ferito in combattimento.

La guerra si concluse con la battaglia di San Jacinto (tenutasi il 21 aprile 1836, a una trentina di km dall’odierna Houston), in cui il generale Sam Houston sconfisse in soli 18 minuti una parte dell’esercito messicano, guidata dallo stesso Santa Anna, che fu fatto prigioniero poco dopo la battaglia. La conseguenza politica fu la nascita della Repubblica del Texas. La repubblica non ottenne mai il riconoscimento dal Messico e nella sua breve esistenza oscillò tra il collasso e l’invasione messicana. Il Texas fu annesso agli USA solo nel 1845 e la “questione texana” non poté dirsi risolta prima della Guerra messicano-statunitense.

Bandiera della Repubblica Texana nata dalla vittoria dei separatisti

Mentre il Texas proclamava la propria indipendenza, altri stati messicani decisero di fare altrettanto. Lo Yucatàn formò l’omonima Repubblica, riconosciuta dalla Gran Bretagna, e i tre stati di Coahuila, Nuevo León, e Tamaulipas, unitisi, formarono la Repubblica del Rio Grande. Molti altri stati sfociarono in aperta ribellione, tra questi San Luis Potosí, Querétaro, Durango, Guanajuato, Michoacán, Jalisco e Zacatecas. Tutti erano fortemente inaspriti per le decisioni già accennate di Santa Anna: abolizione della Costituzione del 1824, scioglimento del Congresso, riforma dello Stato (da federalista a centralista), espulsione degli spagnoli. Il Texas, però, fu il solo territorio che riuscì ad imporre il proprio distacco dal Messico.

Immagine d’apertura: dipinto del 1895 di Henry Arthur McArdle, La battaglia di San Jacinto

Bibliografia e fonti varie