Toscana: flash mob contro la legge “ammazza cinghiali”

Ieri, domenica 17 gennaio, è stato organizzato un flash mob in piazza della Repubblica a Firenze, ad opera del gruppo animalista “Toscana rosso sangue” . Lo scopo del raduno è stato quello di interrompere gli abbattimenti prestabiliti di cinghiali, disposti dalla Regione per limitare l’elevato numero di questi animali, accusati di danneggiare foreste e coltivazioni.

In molti hanno partecipato alla manifestazione indossando maschere a forma di cinghiale o portando cartelli, non solo animalisti ma anche gruppi di fungaioli, ciclisti e semplici camminatori, che vedono in pericolo la loro libertà di continuare a frequentare le campagne del territorio.

Il rischio della legge Remaschi, un piano triennale che prevede l’abbattimento di circa 250 mila fra cinghiali caprioli, cervi, daini, è che la campagna toscana diventi una sorta di campo di battaglia a disposizione dei cacciatori. La legge prevede inoltre di creare una nuova rete alimentare per portare nei supermercati il prodotto di questa “strage” col marchio della Regione e, pur non essendo ancora stata approvata, a San Miniato (PI) è comunque stato inaugurato un macello ad hoc. Quella che doveva essere la soluzione ad un pericolo per persone e ambiente, sembra aver già assunto un familiare risvolto economico.

Numerosi artisti, scienziati e intellettuali si sono mobilitati per opporsi all’approvazione della “legge ammazzacinghiali”, facendo sentire la propria voce. Marco Vichi, noto scrittore fiorentino, durante una conferenza stampa ha affermato: “È assurdo affidare la soluzione del problema a chi lo ha creato. Fino agli anni Sessanta i cinghiali erano solo in Maremma, sono stati i cacciatori a importare animali più grossi e prolifici dall’est. Con questa legge non potremmo più passeggiare tranquilli ma dovremmo fare attenzione a schivare proiettili di lunga gittata, grandi come una mano.” Oltre che la questione animalista entra in gioco anche la sicurezza di chi frequenta abitualmente i boschi toscani, poiché è indubbio che il pericolo di pallottole vaganti sia maggiore di quello di cinghiali vaganti. Solo quest’anno la caccia ha provocato ben 13 vittime umane, oltre a cani e altri animali domestici, numero che crescerebbe sensibilmente se si autorizzassero squadre di cacciatori per periodi ben più lunghi di quelli attuali.

Tra i firmatari più in vista della petizione anche Franco Battiato, Sandro Veronesi, Giorgio Panariello e il biologo Gianni Tamino, che ha commentato la sua adesione chiarendo che “chiunque crede di poter risolvere il problema della sovrappopolazione con la caccia, o non conosce l’ecologia o è un cacciatore”.

“Non sono in assoluto contro la caccia – ha detto Folco Terzani, tentando una sua soluzione al problema – ma cosa c’è di più bello della natura selvaggia? Se c’è un problema ungulati, la strada migliore è ristabilire l’equilibrio naturale, per esempio reintroducendo predatori e vietando assolutamente il foraggiamento. La Regione sta scegliendo una modalità retrograda, invece di cercare soluzioni che guardino al futuro”.

“Ogni scusa è buona per fare strage di animali selvatici”, e se lo dice Dacia Maraini forse dovremmo fermarci qualche momento a riflettere.

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