Battaglia di Poitiers tra Franchi e musulmani omayyadi

Il 10 ottobre 732 ha luogo la celebre battaglia di Poitiers, combattuta tra l’esercito franco di re Carlo Martello e quello del califfato omayyade guidato da Abdul Rahman Al Ghafiqi, governatore di al-Andalus. La battaglia fu vinta dai franchi ed è ricordata, un pò esageratamente, come la prima significativa sconfitta subita dai musulmani nella loro espansione verso l’Europa.

Espansione del califfato islamico negli anni, che durante il periodo omayyade (661-750) arrivò ad estendersi dal medio oriente ai Pirenei

All’epoca il califfato omayyade si stava espandendo dalla penisola iberica sempre più verso nord e il governatore arabo era a guida dell’esercito si era spinto, attraverso l’Aquitania, verso Bordeaux e puntava in direzione della città di Tours e della sua basilica, dedicata a Martino di Tours, per depredarla. Non è escluso che, in mancanza di reazioni, la razzia si sarebbe potuta trasformare in ulteriore avanzata e in un’azione di conquista.

Eudes (Oddone), duca della marca d’Aquitania, che in precedenza aveva avuto utili intese coi musulmani e pessime invece con Carlo, tentò di arrestare il passaggio dell’esercito musulmano ma fu sconfitto nella battaglia della Garonna. Fu allora costretto a chiedere suo malgrado l’intervento del potente maggiordomo di Austrasia e Carlo si presentò con un composito esercito, essenzialmente composto da Franchi, con forti presenze di Gallo-latini e Borgognoni e con minori aliquote di Alemanni, di abitanti dell’attuale Assia e Franconia, di Bavari, di genti della Foresta Nera, di volontari Sassoni e, forse, di Gepidi e di cavalleria leggera visigota, con imprecisabili quantità di contingenti composti da altre popolazioni germaniche. Tanto poco Carlo era preoccupato che non proclamò alcuna mobilitazione generale (lantweri), limitandosi a un semplice bannum (mobilitazione parziale).

Dove ebbe luogo la battaglia di Poitiers,
chiamata anche battaglia di Tours

Secondo la ricostruzione fatta da Arborio Mella, Carlo Martello accettò di venire in soccorso di Oddone a patto che a lui spettasse il comando supremo dell’esercito coalizzato, il che venne ufficializzato con un solenne giuramento sulle reliquie dei santi conservati nella cattedrale di Reims. I dettagli della battaglia, incluso il numero di combattenti e le esatte perdite, non sono chiari dalle fonti a noi giunte. la maggior parte delle fonti concordano nell’affermare che avevano una forza militare maggiore e subirono pesanti perdite. Degno di nota il fatto che apparentemente i franchi combatterono senza cavalleria pesante. Il campo di battaglia era da qualche parte tra le città di Poitiers e Tours, in Aquitania nella Francia occidentale, presso il confine appunto tra il regno franco e l’allora indipendente marca di Aquitania di Oddone il grande.

La battaglia sul breve termine non fu determinante, in quanto i franchi, l’indomani, scoprirono che i musulmani si erano ritirati col favore delle tenebre. Anche da un punto di vista tattico, il risultato fu abbastanza contenuto, dal momento che la minaccia musulmana non era stata fermata – tant’è che un decennio dopo, gli Arabi conquisteranno le città provenzali di Avignone ed Arles (744 d.C.), anche se mai più ritorneranno tanto a nord – e i musulmani di Spagna erano in grado di armare un altro esercito in tempi assai brevi, anche se i vuoti lasciati dalle perdite furono incolmabili.

Invece, sotto un profilo strategico essa fu decisamente di grande portata, più che per aver fatto fallire il piano delle forze musulmane per aver invece fornito il destro a Carlo Martello di gettare le prime basi di un ambizioso futuro imperiale per sé e la sua casata che sarebbe stato poi portato a pieno compimento dal nipote Carlo Magno.

A giudizio dello storico belga Henri Pirenne, la battaglia di Poitiers «non ha l’importanza che le si attribuisce» perché «segna la fine di un’incursione ma in realtà non arresta nulla». I musulmani, infatti, proseguiranno le loro devastanti scorrerie negli anni immediatamente successivi. Secondo Pirenne, inoltre, «se Carlo fosse stato vinto non ne sarebbe risultato che un saccheggio più considerevole del Paese».

Il bizantinista Georges Ostrogorsky è del parere che «nella grande lotta per la difesa dell’Europa dall’avanzata araba» la vittoria «più grande» fu in realtà quella conseguita dall’Imperatore bizantino Costantino IV Pogonato, che nel 674, nell’assedio di Costantinopoli, respinse «l’offensiva più minacciosa da parte araba cui il mondo cristiano abbia mai dovuto far fronte». «Costantinopoli – scrive – era l’ultimo argine che si opponeva all’invasione. Il fatto che questo argine abbia retto significò la salvezza non solo dell’impero bizantino, ma di tutta la cultura europea»

Negli ambienti cristiani della Penisola iberica del tempo, già in buona parte occupata da Berberi e Saraceni, la battaglia fu percepita come un evento carico di un forte significato simbolico, per il quale l’Occidente cristiano ritenne di aver fermato l’espansione araba. Proprio nel descrivere questa battaglia, pochi anni dopo, il monaco lusitano Isidoro Pacensis nelle sue Cronache, usa per la prima volta l’aggettivo «europei» per attribuire un’identità collettiva ai guerrieri che, per la prima volta, avevano fermato gli invasori musulmani.

Immagine d’apertura: Carlo alla battaglia di Poitiers. Olio di Charles de Steuben, dipinto tra il 1834 e il 1837 (Musei della Reggia di Versailles, Francia).

Bibliografia e fonti varie