Covid e non solo: economia toscana in forte crisi. Sprofonda Prato (-23,2%)

L’economia toscana è in affanno e risente degli effetti della pandemia più dell’insieme di quella nazionale. È però Prato a mostrare cifre da profondo rosso. in L’indice della produzione industriale a livello regionale segna un -14 per cento (a fronte del -11 a livello nazionale) ma Prato tocca il -23,2. Una crisi nella crisi che dura da più di 10 anni.

Lo rivela ricerca Irpet, ancora in fase di sviluppo, che verrà conclusa, secondo le previsioni, entro la fine dell’anno. I primi risultati sono però evidenti e non confortano, illustrati oggi in commissione sviluppo economico del consiglio regionale, guidata da Ilaria Bugetti. Nel report presentato, l’Istituto di programmazione economica regionale evidenzia come il 20 per cento del valore aggiunto dei servizi dipende dalla domanda di beni manifatturieri. Nei distretti industriali l’incidenza è di circa 10 punti percentuali in più rispetto alle altre aree toscane. Le primissime stime, che si teme possano essere riviste al ribasso, disegnano una crisi davvero pesante.

Prato sta vivendo da anni una grave fase di contrazione. Addirittura si è parlato di un distretto investito dalla più grande crisi recessiva dei servizi. Un vero dramma se si considera che è storicamente traino dell’economia toscana: «Attiva al suo interno poco meno di 8 miliardi di euro di valore aggiunto» e vede, a livello d’imprese, un’elevata mortalità in tutti i settori del tessile e dell’abbigliamento. Nei 14 anni presi a riferimento (dal 2004 al 2018), per fare degli esempi, la filatura registra -61 per cento, la tessitura -53 per cento, il finissaggio -40, altre industrie tessili -34.

«Indagare le cause della crisi è un bisogno necessario per programmare le politiche future e per dare risposte incisive – ha detto Bugetti – Capire le concatenazioni che si producono in tutti i nostri territori sarà la nostra base di partenza. È nostra intenzione fare un pezzo di strada per vincere le grandi sfide, ma serviranno altri stimoli e altre forze a partire da risorse nazionali e comunitarie. Siamo al passaggio di un’epoca. Qualsiasi settore può avere un’oscillazione nel sistema imprenditoriale toscano. Bene quindi sviluppare strategie comuni, ma occorre indagare a fondo su ogni filiera», ha concluso, anche riferendosi ai recenti dati registrati dal report Monitor dei Distretti della Toscana, realizzato dalla direzione studi e ricerche di Intesa Sanpaolo, che attesta un calo delle esportazioni regionali del 20,9 per cento, pari a 4miliardi e 300milioni di perdite.