Firmata la Carta Atlantica da Roosevelt e Churchill

Il 14 agosto 1941 Winston Churchill e Franklin Roosevelt sottoscrivono la Carta Atlantica, documento con cui USA Impero britannico delineano i propri propositi e auspici per la riorganizzazione del globo in seguito alla fine della guerra.

Dopo l’approvazione da parte del Congresso del Lend-lease act, il Presidente americano Roosevelt e il Primo ministro inglese Churchill, che non si erano mai conosciuti personalmente prima, decidono di incontrarsi, nell’ambito delle trattative per l’attuazione della legge che permetteva al presidente statunitense di «vendere, affittare o prestare» ai britannici armamenti o materie prime necessarie per il sostentamento di uno stato giudicato un pilastro per la sicurezza degli Stati Uniti d’America. L’incontro avvenne il 12 e 13 agosto 1941, nel territorio britannico di Terranova, precisamente ad Argentia, nella baia di Placentia Bay, a bordo della nave da battaglia Prince of Wales. I due, dopo aver condotto i negoziati in merito all’attuazione del lend-lease act, decisero di dare carattere formale alla special relationship che li legava. Nacque in tal modo la Carta Atlantica, resa pubblica il 14 agosto. Si trattava di un accordo riservato alle due potenze anglosassoni contenente alcune enunciazioni riguardanti i principi secondo i quali i due interlocutori anticipavano la condizione futura delle relazioni internazionali. La Carta fu divisa in diversi punti. Nella prima parte si affermava che i firmatari non cercavano ingrandimenti territoriali e non desideravano alcun mutamento geopolitico contrario ai desideri ed alle aspirazioni dei popoli, questo però conteneva di per se un’incongruenza di sostanza in quanto il Regno Unito prima potenza coloniale – 37 milioni di km² su 149 milioni di km² di terre emerse (Antartide, inabitabile, compresa con i suoi 13 milioni di km²) – controllava territori e popoli in tutti e cinque i continenti e non c’era alcuna intenzione da parte britannica di rinunciarvi; d’altro canto gli USA avevano terminato la “conquista del West” già da qualche decennio e disponevano di circa 10 milioni di km².

Queste erano le otto clausole principali della carta:

  • Nessun guadagno territoriale doveva essere ricercato dagli Stati Uniti o dal Regno Unito.
  • Gli adeguamenti territoriali dovevano essere in accordo con i desideri dei popoli interessati.
  • Tutte le persone avevano diritto all’autodeterminazione.
  • Le barriere commerciali dovevano essere abbassate.
  • Ci doveva essere una cooperazione economica globale e il progresso del benessere sociale.
  • I partecipanti avrebbero dovuto lavorare per un mondo libero dal desiderio e dalla paura.
  • I partecipanti avrebbero dovuto lavorare per garantire la libertà dei mari.
  • Ci doveva essere il disarmo dei paesi aggressori e un disarmo comune dopo la guerra.

Per il nome stesso riservatole, la Carta Atlantica rappresentava una sorta di provocazione per l’URSSStalin vide nell’incontro un’indebita estromissione dell’Unione Sovietica rispetto ai problemi che andavano sorgendo nell’ambito degli equilibri internazionali. Bisogna riconoscere che i principi enunciati sarebbero stati smentiti nella Conferenza di Jalta, dove in pratica non solo le due potenze anglosassoni garantivano la parte russa del Patto Molotov-Ribbentrop, con l’annessione delle Repubbliche baltiche, della Polonia orientale (fino alla Linea Curzon, mentre il Paese veniva di fatto parzialmente traslato verso ovest), di altri territori sottratti alla Finlandia, alla Cecoslovacchia, alla Romania, ma USA e Regno Unito riconoscevano all’URSS una sorta di protettorato sulla metà della parte non russa del continente europeo (geograficamente l’Impero russo e poi l’Unione Sovietica, quest’ultima nonostante il Trattato di Brest-Litovsk, erano di gran lunga lo stato europeo più esteso, come oggi la Federazione russa).

Il riconoscimento del diritto all’autodeterminazione di tutte le persone diede inoltre speranza ai leader indipendentisti nelle colonie britanniche.

Gli americani insistevano sul fatto che la carta doveva riconoscere che la guerra veniva combattuta per garantire l’autodeterminazione. Gli inglesi furono costretti ad accettare questi obiettivi, ma in un discorso del settembre 1941, Churchill dichiarò che la carta doveva applicarsi solo agli stati sotto l’occupazione tedesca, certamente non a quelli che facevano parte dell’Impero britannico.

Churchill ha quindi rifiutato l’applicabilità universale della carta quando si trattava dell’autodeterminazione delle nazioni soggette come l’India britannica. Il Mahatma Gandhi nel 1942 scrisse a Roosevelt: “Mi azzardo a pensare che la dichiarazione degli Alleati secondo cui gli Alleati stanno combattendo per rendere il mondo sicuro per la libertà dell’individuo e per la democrazia suona vuota finché l’India e l’Africa sono sfruttate da Gran Bretagna….” L’autodeterminazione era il principio guida di Roosevelt, ma era riluttante a esercitare pressioni sugli inglesi riguardo all’India e ad altri possedimenti coloniali, poiché stavano combattendo per la propria vita in una guerra in cui il Gli Stati Uniti non partecipavano ufficialmente. Gandhi si rifiutò di aiutare in qualsiasi modo lo sforzo bellico britannico o americano contro la Germania e il Giappone, e Roosevelt scelse di sostenere Churchill. L’India aveva inoltre già contribuito in modo significativo allo sforzo bellico inviando oltre 2,5 milioni di uomini, la più grande forza di volontari al mondo, a combattere per gli Alleati, principalmente in Asia occidentale e Nord Africa.

Immagine d’apertura: Roosevelt e Churchill a bordo della Prince of Wales

Bibliografia e fonti varie

  • Ennio Di Nolfo, Storia delle Relazioni Internazionali, Bari, Laterza, 2000, ISBN 88-420-6001-1.
  • Luigi Saladino, I diritti dell’uomo : dalla Carta Atlantica alla Conferenza di Nairobi, Calabria Letteraria, 1989.