La carica delle Barbie Girl

Sottoporsi ad invasivi interventi di chirurgia estetica per assomigliare a bambole di plastica non è più una novità: il desiderio di trasformarsi in Barbie Girl sembra contagioso.

La più chiacchierata rimane la giovane ucraina di origini moldave Valeria Lukyanova, conosciuta anche come “Barbie Umana”. La ragazza si definisce una “cantante esoterica” e sostiene che il suo nuovo corpo non sia altro che la genuina espressione della propria interiorità: attribuisce la radicale trasformazione al risultato di una dieta ferrea, di un percorso di perfezionamento fisico e mentale e di uno stile di vita salutista, ma anche la persona più ingenua di questo mondo stenterebbe a crederle dopo aver visto come appariva una decina di anni fa. Sembra molto più probabile che la Lukyanova sognasse di eguagliare quell’irrealistico ma affascinante ideale di bellezza rappresentato dalla bionda bambola Mattel e che, a colpi di bisturi e silicone, abbia ottenuto i tanto agognati occhi abnormi, la bocca a cuoricino, il vitino di vespa e il seno esasperato.

Dalla California si fa notare Blondie Bennett, che sbandiera senza troppo ritegno la sua ossessione per la bambola più famosa del mondo. La donna non si è limitata agli interventi di chirurgia estetica, ma si è spinta fino all’ipnoterapia per interpretare al meglio il suo ruolo e sentirsi Barbie anche dentro. Una seduta di ipnosi alla settimana le è indispensabile per incarnare lo stereotipo della bionda procace e un po’ oca. Avrà davvero bisogno di un tale “allenamento” per risultare stupida o dovrebbe solo avere più fiducia nelle proprie doti naturali?
Blondie ama avere un aspetto artificiale e trascorre la giornata tra applicazioni di spray abbronzante, iniezioni di Botox e sfrenate sessioni di shopping. Il suo mondo è depurato da ogni preoccupazione, l’unico dovere è farsi bella: a quanto pare, ha a disposizione un nutrito gruppo di ricchi e attempati spasimanti, pronti a sgomitare per farsi carico delle sue bollette.

La texana Brooke Bates sapeva già da bambina che avrebbe voluto eguagliare, in tutto e per tutto, la sua adorata Barbie. Aveva appena 12 anni quando si è sottoposta ad addominoplastica e liposuzione: è stata una delle più giovani ragazze al mondo a ricorrere alla chirurgia estetica. Nei cinque anni successivi sono arrivati anche un bendaggio gastrico e gli impianti al seno.
Brooke racconta che, prima degli interventi, si sentiva così brutta e grassa da aver pensavo al suicidio. A chi critica i suoi genitori per averle permesso di sottoporsi a tali interventi a quell’età, risponde che suo padre e sua madre stavano solo cercando di evitare che si togliesse la vita.
Essere una vera Barbie è davvero un lavoro estenuante: la Bates sottolinea di doversi sottoporre a sedute abbronzanti ogni santo giorno, decolorare i capelli una volta al mese, preoccuparsi costantemente della manicure e acquistare sempre nuovi cosmetici.

Se pensate che questo genere di vanità sia una prerogativa femminile, vi sbagliate di grosso: ve lo dimostra Justin Jedlica, un giovane newyorkese ribattezzato “Ken umano” per via del centinaio di interventi, finalizzati a raggiungere il modello di bellezza incarnato dal celebre compagno di Barbie, a cui si è sottoposto negli ultimi 10 anni. Il naso è la parte del corpo più ritoccata da Jedlica, ma sono parecchi anche gli impianti in silicone inseriti nel suo corpo per creare l’illusione di muscoli scolpiti.

Viene da chiedersi cosa impedisca a certe persone di accettare il proprio essere al punto da farsi emblema del silicone e dell’apparenza, trasformandosi in copie a grandezza naturale di bambole di plastica. La vita di questi personaggi è così facile, banale e noiosa da far sentire loro il bisogno di inseguire ideali di bellezza irrealistici e omologati, pur di affermare la propria individualità, che poi individualità non è, poiché resta confinata nell’inquietante imitazione? Oppure diceva il vero una celebre hit degli anni ’90 che recita “I’m a Barbie Girl in a Barbie world / life in plastic, it’s fantastic”?

Annalisa Sichi

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