TELESCOPE | racconti da lontano #173

    EDITORIALE Nel 1491 a Venezia, Marin Sanudo il giovane, uno storico con interessi in campo alchemico, miniava la prima copia di un mazzo di tarocchi, o triumphi come si chiamavano all’epoca: questo mazzo di carte, oggi noto come il Sola Brusca, fa parte dal 2009 della collezione della Pinacoteca di Brera ed è il più antico mazzo completo di tarocchi italiani esistente al mondo.Il gioco dei tarocchi è documentato in Italia a partire dal 1450 soprattutto in area ferrarese, anche se sono lombardi gli esempi più antichi e meglio conservati che abbiamo, come nel caso dell’esemplare conservato a Brera; erano carte destinate a un gioco di corte raffinato, di tipo intellettuale, che solo molto più tardi acquisì l’aspetto divinatorio che conosciamo. La cosa particolare del Sola Brusca però è il fatto che alle raffigurazioni tradizionali – la sequenza dei cosiddetti Arcani Maggiori che va dal Bagatto (1) al Matto (22) – sono sostituite le figure di guerrieri dell’antichità romana, uomini illustri, exempla da imitare che incarnavano l’anelito all’immortalità di tanti signori delle corti italiane.Le carte sono disseminate anche di simboli alchemici – nel 10 di Coppe del mazzo Sola Busca troviamo addirittura il ritratto di Ermete Trismegisto, padre dell’alchimia medievale – che sottolineano gli interessi ermetici degli umanisti italiani, come conferma anche il possibile ideatore del progetto iconografico, l’umanista marchigiano Lodovico Lazzarelli, tra i massimi esponenti dell’ermetismo cristiano che mirava a raggiungere una conoscenza superiore fondendo fonti classiche, ermetiche e cristiane.Anche le raffigurazioni, profondamente influenzate dalla pittura veneta e ferrarese, realizzate dal pittore anconetano Nicola di maestro Antonio, ci raccontano un mondo colto, umanista, affascinato dall’epoca classica. Questi tarocchi, anche se non sono stati pensati per interpretare la vita e il futuro, erano uno straordinario strumento di elevazione, un gioco che attraverso suggestioni letterarie, storiche, religiose, alchemiche voleva portare chi lo giocava a perfezionarsi interiormente, a diventare un uomo divino capace di partecipare alla creazione del mondo. Meglio essere divini, che divinatori! In questa centosettantatreesima edizione di TELESCOPE, la nostra newsletter settimanale dedicata alle istituzioni e ai progetti culturali di cui siamo portavoce, tra i RACCONTI trovate una testimonianza dedicata al Festivaletteratura di Mantova, oggi alla sua ultima giornata di apertura, dalla giornalista, scrittrice e opinionista televisiva Annarita Briganti; una poesia di Suzanne Jackson, artista protagonista della mostra Somethings in the World, organizzata da Fondazione Furla per la quinta edizione di Furla Series; il testo introduttivo a Museo delle Opacità. Documentare la complessità del passato coloniale / Ricercarla nel presente / Condividerla per il futuro nuovo allestimento delle collezioni del Museo delle Civiltà di Roma, redatto dai curatori Gaia Delpino, Rosa Anna Di Lella, Matteo Lucchetti con la supervisione generale di Andrea Viliani.Tra i VIDEO vi proponiamo il discorso inaugurale della Scuola di Diplomazie Interspecie e Studi Licantropiciperformance tenuta a Centrale Fies da Mali Weil – esposto al Museo Nazionale della Montagna “Duca Degli Abruzzi” – CAI Torino nella mostra The Mountain Of Advanced Dreams, e il trailer dedicato alla mostra mutating bodies, imploding stars – mutanti, sotto un cielo che implode appena inaugurata alle OGR Torino.Tra gli EXTRA vi segnaliamo la mostra Lorenzo Mattotti. Storie, Ritmi, Movimenti presentata da Fondazione Brescia Musei al Museo di Santa Giulia a Brescia; ONIRICA 2023, installazione audiovisiva di fuse* nella navata dell’ex chiesa di Sant’Agnese di Padova realizzata dalla Fondazione Alberto Peruzzo; e la presentazione del volume Strata: arte italiana dal 2000. Le parole degli artisti, a cura di Vincenzo de Bellis e Alessandro Rabottini, che si terrà alla Fondazione Arnaldo Pomodoro di Milano. Buona lettura!Lo staff di Lara Facco P&C#TeamLara Vi ricordiamo che l’archivio di tutte le edizioni di TELESCOPE è disponibile su www.larafacco.com TELESCOPE. Racconti da lontanoIdeato e diretto da Lara FaccoEditoriale e testi a cura di Annalisa InzanaRicerca ed editing Camilla Capponi, Alberto Fabbiano, Martina Fornasaro, Marianita Santarossa, Claudia Santrolli, Denise Solenghi, Alessandro Ulleri, Carlotta Verrone, con la collaborazione di Margherita Animelli, Michela Colombo, Nicolò Fiammetti, Andrea Gardenghi, Margherita Villani, Victoria Weston e Marta Zanichelli. domenica 10 settembre 2023RACCONTI   Essere felici al Festivaletteratura di Mantova, di Annarita Briganti Ho scelto la felicità in questa XXVII edizione della “madre di tutti i Festival”, e sempre.“La felicità per me è avere la possibilità di contemplarla” racconta Niccolò Agliardi durante il suo incontro al Teatro Bibiena. “Non mi considero un buonista né un buono, ma un generoso osservatore” aggiunge il cantautore e scrittore, che ha cantato alcuni suoi brani voce e pianoforte e ha parlato di un tema fondamentale come l’affido.“Ho un figlio e mezzo” spiega Agliardi: uno dei suoi due figli ora vive con la madre biologica e l’altro figlio sta prendendo il suo cognome, in questa storia di paternità conquistata sul campo. “C’è un Ministero che tiene tutto in piedi” conclude l’artista. “Come direbbe il mio maestro, Francesco De Gregori, è il Ministero della Speranza”.Un altruismo intelligente che caratterizza anche il Maestro Michelangelo Pistoletto, in dialogo a Mantova con l’Arcivescovo di Bologna, presidente della CEI, Cardinale Matteo Maria Zuppi. Nel rogo che ha distrutto la sua Venere degli stracci a Napoli Pistoletto si è schierato dalla parte dell’uomo accusato dell’incendio, una persona senza fissa dimora senza precedenti penali e senza lavoro. L’arte, la fede sono fonte di benessere.E poi, una tiktoker di diciannove anni che mi ha fatto un’intervista in uno scambio tra generazioni che per me è fondamentale; una coppia – una ragazza e un ragazzo – venuti da Parma per un giorno, scegliendo un incontro di economia perché la letteratura è realtà, e il Festivaletteratura, luogo per eccellenza del dibattito pubblico, accoglie tutti i temi, a partire dai libri; un DJ set di notte davanti alla sala stampa, ballando con Raffaella Carrà; e discutere fino alle due di notte sulla necessità o meno delle carceri, dopo la conversazione di Luigi Manconi con Zerocalcare.Ci sono i Nobel e i Pulitzer e si fa scouting, caratteristica del Festivaletteratura, che anticipa i massimi riconoscimenti letterari. Il modo più divertente, più felice di vivere questa manifestazione che ti rigenera, che ti fa stare bene è crearsi un festival nel festival, cogliendo gli stimoli meno scontati. Nel mio caso, oltre alle arti, ho puntato sul verde e sul digitale, che possono e devono convivere. E per la prima volta, dopo avere fatto la volontaria qui e tanti scoop da giornalista, ho presentato a Mantova i miei libri, con un fuoriprogramma, necessario: all’inizio della mia lectio sulle Vite di donne eccezionali ho invocato uno sciopero generale in Italia contro la violenza contro le donne. E piazza Sordello, alle 15.00 del giovedì, all’inizio della rassegna, ha risposto, era pienissima, non si è girata dall’altra parte.La felicità è fare del bene alle donne, alla società, aspettando la XXVIII edizione di Festivaletteratura a Mantova nel 2024. Crediti: © Festivaletteratura Animal (1978)* I watched the mountains swell I become filled with the greenoverflowing emergency of it all What else could I do but love you? Susan Jackson *Questa poesia è tratta da Animal (1978), uno dei libri d’artista di Suzanne Jackson protagonista dal 15 settembre al 17 dicembre 2023 della mostra Somethings in the World, a cura di Bruna Roccasalva, quinta edizione per programma Furla Series, promossa da Fondazione Furla e GAM – Galleria d’Arte Moderna, Milano. Crediti: Suzanne Jackson, somethings in the world (detail), 2011. Acrylic and rolled, folded and layered bogus paper. 85 x 84 x 6 1/2 inches (215.9 x 213.4 x 16.5 cm). Courtesy of the artist and Ortuzar Projects, New York | Suzanne Jackson, Something New, 1971. Acrylic wash on canvas. 12 x 16 inches (30.5 x 40.6 cm). Courtesy of the artist and Ortuzar Projects, New York | Suzanne Jackson. Ph Timothy Doyon, 2021 | Suzanne Jackson, Singin’, in Sweetcake’s Storm (detail), 2017. Acrylic, canvas, produce bad netting, graphite, string, nylon curtain mesh, garnet medium, pistachio shells. 80 x 36 x 14 inches variable (203.2 x 91.4 x 35.6 cm). Courtesy of the artist and Ortuzar Projects, New York. Suzanne Jackson, Leaf and Aura, 1982-83. Acrylic on canvas. 20 x 24 inches (50.8 x 70 cm). Courtesy of the artist and Ortuzar Projects, New York Museo delle Opacità. Documentare la complessità del passato coloniale / Ricercarla nel presente / Condividerla per il futuro, a cura di Gaia Delpino, Rosa Anna Di Lella, Matteo Lucchetti. Supervisione generale di Andrea Viliani. * Come relazionarsi alle opere e ai documenti delle collezioni dell’ex Museo Coloniale di Roma, testimonianza della quasi secolare storia coloniale italiana in Africa (1882-1960)? Come riallestire materiali originariamente musealizzati per raccontare una storia di propaganda che servì da supporto alla sistematica occupazione dei territori colonizzati e alla costruzione degli immaginari coloniali? Le possibili risposte a queste domande sono oggetto di una ricerca in corso che il Museo delle Civiltà sta condividendo con molteplici soggetti: ricercatrici/tori, artiste/i, curatrici/tori, attiviste/i, cittadine/i, testimoni, collettivi e comunità, sia locali che internazionali, nel tentativo di approfondire possibili processi di de-colonizzazione del patrimonio coloniale italiano. Nel farlo si affrontano innanzitutto le molteplici responsabilità di un Museo che conserva circa 12.000 oggetti – tra reperti archeologici, opere d’arte, manufatti artigianali, merci, sementi, strumenti scientifici e tecnologici, carte geografiche e dispositivi allestitivi – che hanno passato oltre 50 anni in deposito (dal 1971, anno di chiusura della sede del Museo Coloniale), testimoniando così un fenomeno di rimozione collettiva della storia coloniale italiana e la conseguente deresponsabilizzazione verso questa stessa storia e i fenomeni sociali che la nostra contemporaneità ha ereditato da essa. Il nuovo allestimento rappresenta un’espansione delle metodologie di ricerca – adottate a partire da ottobre 2022 negli ingressi dei due palazzi in cui Museo delle Civiltà ha sede – che posizionano la revisione degli allestimenti e delle narrazioni delle collezioni museali.Sotto il titolo di Museo delle Opacità, questo nuovo capitolo è dedicato appunto alle collezioni dell’ex Museo Coloniale di Roma, entrate a far parte delle collezioni del Museo delle Civiltà nel 2017 e in corso di ri-catalogazione. Il termine “opacità” assume qui un duplice significato: da un lato fa riferimento, in modo letterale, al velo opaco dell’amnesia caduto sull’epoca coloniale della storia nazionale, che ne rende sconosciuti gli avvenimenti, le cifre, i nomi dei protagonisti. Dall’altro lato l’opacità è quella rivendicata come diritto di ogni individuo dal poeta e saggista Édouard Glissant (Sainte-Marie, Martinica, 1928-Parigi, Francia, 2011), i cui scritti sono stati fondamentali per lo sviluppo del pensiero post-coloniale e de-coloniale. Nel 1959 Glissant aveva partecipato al 2º Congresso Mondiale degli Scrittori e Artisti Neri organizzato presso l’Istituto Italiano per l’Africa di Roma, ovvero l’ente a cui nel 1956, in seguito alla soppressione del Ministero per l’Africa Italiana, furono affidate le collezioni del Museo Coloniale di Roma[1]. L’opacità, per Glissant, è il diritto, valido per tutte/i noi, di non assoggettare la propria identità alla comprensione degli altri, alla trasparenza che classifica in modo unilaterale, all’accettazione che riduce alle categorie già esistenti. Nel gesto di “comprendere”, ricorda Glissant, c’è infatti il “movimento delle mani che prendono ciò che le circonda e lo riportano a sé”: quindi un “gesto di chiusura, se non di appropriazione”, al quale l’autore contrappone quello del “condividere”, che conduce invece ad accettare l’impossibilità di ridurre l’altro ad una verità che questi non abbia generato da sé, autonomamente. Questa dinamica è quindi per l’autore l’unico vero antidoto alle barbarie, passate e future. [1] All’evento parteciparono 150 delegati, tra cui figure chiave come Frantz Fanon, Aimé Césaire e Léopold Sédar Senghor, a pochi mesi dal 1960, anno simbolo delle prime indipendenze africane. Il congresso si svolse però nell’indifferenza generalizzata delle istituzioni e dell’opinione pubblica, prese dal boom economico e forse desiderose di dimenticare i rapporti coloniali con l’Africa. * testo introduttivo a Museo delle Opacità nuovo capitolo dedicato al riallestimento delle collezioni e delle narrazioni museali del Museo delle Civiltà di Roma che dal 6 giugno presenta un nucleo di opere e documenti dell’ex Museo Coloniale di Roma, entrato in collezione nel 2017. Crediti: Museo delle Opacità Installation view at Museo delle Civiltà di Roma Foto © Giorgio BenniVIDEO  Studiare i licantropi Fino al 17 settembre 2023, il Museo Nazionale della Montagna di Torino ospita la mostra della piattaforma Mali Weil, The Mountain Of Advanced Dreams, a cura di Andrea Lerda, progetto vincitore della X edizione di Italian Council, programma di promozione internazionale dell’arte italiana della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura. Una ricerca che si concentra criticamente sul concetto di diplomazie interspecie, ovvero sulle possibilità che abbiamo di immaginare interazioni diverse tra esseri viventi. In questo video il discorso di Holda K. Rebane per l’inaugurazione della Scuola di Diplomazie Interspecie e Studi Licantropici, avvenuta a Centrale Fies a dicembre 2022, ideato come public program del progetto, ma che prosegue parallelamente alla produzione visiva. La prossima apertura congiunta della mostra e della Scuola sarà il 28 settembre a Schloss Thun in Svizzera, in collaborazione con Art+Chateau. GUARDA  Crediti: Mali Weil © 2023Riscrivere i corpi La mostra collettiva mutating bodies, imploding stars, a cura di Samuele Piazza, in corso a OGR Torino fino al 17 settembre mette in dialogo le opere di quattro artisti – dalla pittura alla performance, dalla scultura alla video installazione – che creano accostamenti tra umano e geologico, in una collisione tra tempo astronomico e biologico. Una mostra che riflette sulla mutazione dell’essere umano all’interno di ecologie complesse, a partire da concetti cari all’eco-femminismo e alla teoria degli affetti, che considera desiderio e vulnerabilità fattori centrali nelle relazioni, e incarna alcune ricerche che indagano la simbiosi e l’evoluzione interdipendente come fondamenti di nuove soggettività e di riscrittura dei corpi. A completare la mostra Us Swerve, la performance di Alex Baczyński-Jenkins visibile venerdì 15 dalle 18 alle 20 e sabato 16 e domenica 17 settembre dalle 15 alle 17 negli spazi del Binario 1 di OGR Torino in cui performer sui pattini orbitano l’uno intorno all’altro mentre recitano, remixano e riformulano frammenti di poesia che meditano sul tema del desiderio. GUARDA  Crediti Immagine: Installation view of mutating bodies, imploding starsat OGR Torino, 2023. Ph. Andrea Rossetti/Héctor Chico per OGR Torino. Courtesy OGR Torino Crediti video: mutating bodies, imploding stars. Courtesy OGR TorinoEXTRA Musica, cinema e danza Dal 14 settembre Comune di Brescia e Fondazione Brescia Musei presentano Lorenzo Mattotti. Storie, ritmi, movimenti, una grande mostra a cura di Melania Gazzotti dedicata all’illustratore, fumettista, artista e regista nato a Brescia nel 1954. Dalle illustrazioni nel libro di Lou Reed The Raven (2011) ai disegni per la messa in scena dell’Hänsel und Gretel (2009) di Engelbert Humperdinck all’Opera di Parigi, agli interludi per i tre episodi del film Eros di Michelangelo Antonioni, Steven Soderbergh e Wong Kar-wai, in questa mostra per la prima volta viene raccontato il rapporto con i tre mondi che hanno maggiormente influenzato il lavoro dell’artista: la musica, il cinema e la danza, esplorando e approfondendo la produzione di Mattotti da nuove prospettive, mettendo in luce il suo stile inconfondibile e la sua capacità di infrangere i confini tra generi e linguaggi, tra tecniche e stili.  Crediti: Lorenzo Mattotti, Manifesto per 75. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, 2018. Matite e pastelli su carta 35×50 cm. Collezione dell’artista.Sognare dentro una chiesa Dal 15 settembre nella ex Chiesa di Sant’Agnese a Padova, oggi sede della Fondazione Alberto Peruzzo, che ha provveduto al suo restauro e alla sua restituzione come spazio culturale alla città, un’installazione audiovisiva realizzata dallo studio artistico multidisciplinare fuse* rielabora in suono e immagini le testimonianze oniriche provenienti dalle Banche dei Sogni delle Università di Bologna e Santa Cruz California: è ONIRICA (), opera audiovisiva site specific che interpreta la capacità creativa della mente umana durante il sonno. L’installazione abiterà l’intera navata dell’ex chiesa con un sistema di proiezioni e audio diffusi per un’esperienza immersiva e polifonica che, grazie all’utilizzo di algoritmi di apprendimento automatico che traducono in immagini contenuti testuali, genera un flusso continuo di immagini in movimento, con l’indirizzo e la regia di fuse*, stimolando riflessioni inedite sul rapporto tra essere umano e macchina, strumento e creatore. Crediti: Frame da Onirica () dello Studio fuse*. Fondazione Alberto PeruzzoUn libro di incontri, amicizie e relazioni Strata: arte italiana dal 2000. Le parole degli artisti, a cura di Vincenzo de Bellis e Alessandro Rabottini, è il racconto personale di incontri, amicizie e relazioni professionali che gli autori hanno coltivato negli ultimi vent’anni. Da Francesco Vezzoli a Paola Pivi, da Lara Favaretto a Patrizio di Massimo, da Rossella Biscotti a Giuseppe Gabellone e ancora Alessandro Sciarroni, Marinella Senatore, Formafantasma, Martino Gamper, Masbedo e molti altri, le conversazioni contenute nel libro affrontano momenti salienti della carriera di 37 artisti, indagando le istanze concettuali e formali, la filosofia e la politica alla base del loro lavoro. Ogni conversazione si apre con un’introduzione a cura di Micola Clara Brambilla, Federico Florian, Bianca Stoppani. Concepito in due edizioni – italiana e inglese – co-pubblicato da Lenz e Les Presses du réel, il progetto editoriale, vincitore della X edizione dell’Italian Council, programma di promozione internazionale dell’arte italiana della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, e realizzato con il contributo di Fondazione In Between Art Film, sarà presentato presso le sedi dei quattro partner culturali (Camden Art Centre – Londra, Fondazione Arnaldo Pomodoro – Milano, Fridericianum – Kassel e Kunstmuseum Liechtenstein – Vaduz), cominciando dalla Fondazione Arnaldo Pomodoro il 15 settembre alle ore 18:30, alla presenza degli autori. Crediti: Giacomo BiancoSei un giornalista, un critico, un curatore?Vuoi contribuire con un tuo scritto a una delle prossime edizioni di TELESCOPE?Scrivici su telescope@larafacco.com Se vuoi ricevere TELESCOPE anche tu, scrivi a telescope@larafacco.com L’archivio completo di TELESCOPE è disponibile sul sito www.larafacco.com